La Nuova Sardegna

MUSICA E SOLIDARIETà

Vecchioni: «Lotterò con voi sardi»

di Luciano Piras
Vecchioni: «Lotterò con voi sardi»

Il cantautore chiude la stagione di concerti con gli Istentales

20 ottobre 2012
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NUORO. «La fabbrica è una cosa, gli uomini sono ben altra cosa». Ha un nodo alla gola, Roberto Vecchioni. Un magone che non riesce proprio a mandare giù. «La Sardegna – dice – è un’isola straordinaria, ma è sottovalutata, incompresa». «È fondamentale che questa terra abbia ben altra voce a Roma e nel resto d’Italia» sottolinea lui che per tutta l’estate la voce l’ha prestata interamente ai pastori e agli operai sardi. Tanto da non riuscire, ora, a staccarsi dalla terra dei nuraghi. Dopo dodici concerti con gli Istentales, il mal di Sardegna non gli dà tregua.

«Tornerò – ripete –, devo tornare». E promette: «Lotterò con voi sardi, per il lavoro e la dignità degli uomini. E se necessario scenderò in piazza al vostro fianco, come ho già fatto alla fine degli anni Settanta quando in Lombardia rischiava di chiudere lo stabilimento di Arese dell'Alfa Romeo». Allora era Samarcanda che risuonava in tutto il Belpaese, l’album del 1977 che ha fatto conoscere il cantautore milanese al grande pubblico. Oggi è l’Isola ribelle il cavallo di battaglia dell’insolito sodalizio canoro Vecchioni-Istentales. Un matrimonio celebrato a Orosei alle Voci di Maggio targate 2012. Ma con fidanzamento che risale all’anno scorso, all’ultima edizione nuorese delle stesse Voci di Maggio. Così è nato il tour tutto sardo di Roberto Vecchioni con Gigi Sanna e il resto della combriccola Istentales. Con l’ovile di Badde Manna che è diventato il quartier generale del paroliere e scrittore. «È qui che è nato l'inno di protesta dell’isola che non si dà per vinta» spiega il pastore barbudo capo band. Come fosse, la canzone Isola ribelle, la nuova versione della mitica Procurad'e moderare, il canto del “patriotu sardu a sos feudatarios”. «Non è soltanto l’isola che prende coscienza, ma è tutta l'Italia che si ribella al sistema, al padrone che ci mette la fune al collo» allarga l'orizzonte Vecchioni.

«Gli operai sardi sono stati fregati, letteralmente fottuti» rincara la dose. «Se l’industria non andava più bene – aggiunge –, l’Alcoa, la Carbosulcis o l’Eurallumina, la Keller o Vinyls piuttosto che Ottana o qualsiasi altra realtà in crisi, dovevano dirglielo prima, cinque o sei anni fa, a questi poveri Cristi». «Certo, è chiaro che queste fabbriche vanno ridimensionate, riviste, la crisi c’è e non si può far finta di nulla, ma prima di tutto vengono le persone, le famiglie».

Parole che il vincitore di Sanremo 2011 aveva già pronunciato a Masainas, lo scorso 2 ottobre, davanti a cinquemila spettatori. Mentre il ticchettio dei caschi degli operai saliti sul palco faceva da intro alla colonna sonora dei lavoratori. «Siamo tutti pastori, tutti operai» aveva detto in quell’occasione Antonello Pirotto, l'operaio dell’Euralluminia che ha mandato a quel paese, in diretta tv, l’ex ministro Castelli. «Operai, pastori, commercianti e artigiani, noi sardi, con tanta voglia di vivere, non di sopravvivere» ha chiuso Gigi Sanna, salutando tra gli applausi. Pronto a riaprire “su pinnetu” della fattoria Istentales, appena Vecchioni rimetterà piede nell’isola ribelle. Magari per poi realizzare un sogno: portare gli operai sardi sul palco del 1° maggio a Roma con la canzone nata e cresciuta questa estate con la band agropastorale al gran completo: Gigi Sanna, voce e chitarra; Luca Floris, batteria; Sandro Canova, basso; Daniele Barbato, pianoforte; Davide Guiso, chitarra elettrica; Sandro Savarese, tastiere; Tonino Litterio, vocalist.

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