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Il fallimento

San Martino: 16 milioni di passivo, salvi gli stipendi dei 22 lavoratori

San Martino: 16 milioni di passivo, salvi gli stipendi dei 22 lavoratori

Giovedì 16 l’udienza davanti al giudice fallimentare Giovanna Maria Mossa

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Sassari Va avanti la procedura fallimentare della San Martino. Nell’udienza di ieri, presieduta dal giudice delegato Giovanna Maria Mossa, è stato definito lo stato passivo relativo alle “domande tempestive”, con l’ammissione di circa 16 milioni di euro.

Tra queste, figurano anche le retribuzioni arretrate dei 22 dipendenti, che non percepiscono lo stipendio da marzo. L’udienza è stata aggiornata all’8 ottobre per l’esame delle “domande tardive”, che riguardano principalmente il Tfr e le indennità per mancato preavviso. Queste somme potranno essere effettivamente rivendicate solo dopo il licenziamento collettivo, previsto per l’inizio di agosto.

Il rinvio, considerato breve per i tempi della giustizia fallimentare, conferma la volontà dell’autorità giudiziaria di procedere con celerità alla chiusura della procedura. Un’accelerazione emersa chiaramente anche durante l’udienza.

I principali creditori della San Martino restano la Città Metropolitana di Sassari – proprietaria delle fonti, dei terreni e degli immobili – a cui l’azienda non ha versato canoni per circa 3,7 milioni di euro; la Banca Progetto Spa, con un credito di 2,7 milioni; e l’Agenzia delle Entrate, che vanta crediti superiori ai 6 milioni.

La procedura si sgancia completamente dal futuro dello stabilimento, tornato nelle mani della Città Metropolitana dopo la risoluzione, comunicata lo scorso 18 giugno, del contratto di affitto siglato nel 1991 con l’allora Provincia.

Il contratto, che prevedeva rinnovi automatici, è stato sciolto dal curatore fallimentare Giovanni Franco Sotgiu, su autorizzazione del comitato dei creditori, nell’ambito della procedura aperta a fine marzo. Il futuro, tuttavia, appare ora meno incerto.

I 22 lavoratori, dopo il licenziamento collettivo (che potrebbe essere anticipato rispetto al 3 agosto), potranno finalmente accedere alla Naspi. Ma, soprattutto, da settembre saranno inseriti in un progetto occupazionale della durata di otto mesi. Il piano, elaborato dall’Assessorato regionale del Lavoro in collaborazione con la Città Metropolitana e Aspal, sarà attuato tramite la società in house Multiss.

I lavoratori saranno impegnati in mansioni di guardiania e manutenzione all’interno dello stabilimento sull’altopiano del Coros. Il progetto è stato presentato a Cagliari dall’assessora regionale al Lavoro Desirè Manca, insieme all’amministratore straordinario della Città Metropolitana Gavino Arru, al direttore generale di Aspal Luca Mereu e ai rappresentanti sindacali. L’iniziativa approderà a breve in Giunta.

Gli otto mesi serviranno anche per predisporre la nuova gara d’appalto per la gestione dello stabilimento, che potrebbe partire già in autunno ed essere aggiudicata entro l’inizio del 2026. L’obiettivo, dichiarato, è tutelare i posti di lavoro e mantenere pubblica la proprietà delle fonti e degli impianti. Dopo mesi di incertezza e sacrifici, finalmente arrivano anche le concrete prospettive. Soprattutto per 22 lavoratori che vedono riaprirsi una speranza concreta di reddito e stabilità occupazionale.

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