La Nuova Sardegna

Lo storico Sechi: «Soldi riciclati con complicità negli enti locali»

Lo storico Sechi: «Soldi riciclati con complicità negli enti locali»

Parla il professore consulente della commissione parlamentare che ha appena finito i suoi lavori «Soprattutto in Gallura esistono connivenze al momento del rilascio delle autorizzazioni»

07 marzo 2013
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SASSARI.

Salvatore Sechi, come consulente della commissione parlamentare che idea si è fatta delle infiltrazioni mafiose nell’isola?

«C’è un'evoluzione: non solo in Sardegna ma su scala ormai nazionale famiglie e clan hanno imparato a fare gli affari più importanti anche in settori nuovi».

A che cosa si riferisce?

«Un motore importante dell'accumulazione e degli investimenti è il riciclaggio del denaro che proviene ancora molto spesso da droga, estorsioni, usura, prostituzione».

Con quali differenze rispetto al passato?

«Il reimpiego dei soldi avviene in strutture industriali legate al turismo, alla grande distribuzione, al divertimento. E come ha sottolineato con bella sintesi l'ex governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nel nostro caso si può certo parlare di una contaminazione tra lecito e illecito del denaro di origine mafiosa».

In quali settori, per ciò che riguarda l’isola?

«Il fenomeno è in rapido sviluppo: tocca la gestione delle energie rinnovabili, il trasporto e lo smaltimento di rifiuti, ma anche alcuni massicci investimenti immobiliari».

Nell'area di Olbia?

«Precisamente, ma con uno snodo più allargato: in tutta la Gallura oggi transitano sensibili risorse per realizzare strutture residenziali ed esiste il fondato sospetto che questi investimenti siano resi possibili dai frutti delle cosche».

Con che genere di complicità locali?

«L'argomento costituisce un dossier aperto. Posso solo dire che il buon lavoro della direzione distrettuale antimafia di Cagliari, delle cui analisi mi sono servito, ha manifestato apertamente un sospetto. E più precisamente, cito in modo testuale, il "sospetto ...che le risorse provengano dal crimine organizzato e che l'investimento sia stato facilitato dal rapporto di connivenza con gli enti territoriali competenti al rilascio delle relative autorizzazioni"».

Verso quali destinazioni si orientano i capitali sporchi?

«Verso gli interstizi dell'industria turistica, nell'edilizia e nel riciclo dei rifiuti e verso i traffici di stupefacenti. Con operazioni di riciclaggio o di altro genere».

In quali ambiti operano i boss russi?

«Oltreché nel riciclaggio, nell'immigrazione clandestina e nella tratta di esseri umani: la prostituzione è diventata un fenomeno in grande crescita. Non dimenticherei poi, ancora, il traffico degli stupefacenti e il contrabbando di tabacchi esteri lavorati».

E le gang georgiane sono realmente tanto pericolose?

«In tutta Italia, Sardegna compresa, la loro presenza rispetto al 2010 ha avuto un incremento superiore al 20 per cento. Moldavi e ucraini sono più numerosi. Però i georgiani nel nostro Paese sono oggi circa 7mila, 2mila solo a Bari. Dispongono di armi e appoggi logistici. Sono esperti in furti, estorsioni, rapine. Nessuno meglio di loro è capace di falsificare documenti e forzare serrature di porte bilindate. Per i loro traffici comunicano tra loro con schede cellulari che cambiano con grande frequenza».

A chi fanno invece riferimento le bande sarde che interagiscono con questi giri?

«In particolare alla ’ndrangheta. Mi pare appena il caso di ricordare che le fonti di approvvigionamento della droga sono i canali interni della Campania a della Calabria, collegati con le “drine” che operano in Lombardia».

Esiste sempre un flusso di stupefacenti che proviene da Belgio e Olanda?

«Sì, ed è molto importante: anche perché ci sono emigrati sardi coinvolti nelle forniture di eroina e cocaina».

In quale misura sono coinvolti Marocco e Senegal?

«Da quei Paesi arrivano persone che agiscono come vettori dell'approvvigionamento, del trasporto, della distribuzione di cocaina e hashisc. Sono in collegamento con la Spagna, con i loro connazionali in Campania e in Lombardia, con colombiani inseriti nei sodalizi criminali iberici e in quelli costituiti in Sardegna».

Per il traffico di hascisc si è parlato più in particolare dell'operatività nel Nord Sardegna di un'organizzazione legata a un clan di marocchini.

«È così: secondo la direzione nazionale antimafia, è risultata allineata a un'associazione di senegalesi che per l'eroina avevano stretti contatti con grandi fornitori italiani e stranieri in Campania e in Lombardia o collegati ai cartelli latino-americani».

Come avviene oggi l'introduzione della droga in Sardegna?

«Per via aerea, a bordo di auto imbarcate sui traghetti di linea, per mezzo di corrieri che trasportano gli ovuli con gli stupefacenti nell’intestino».

In quali luoghi sono state condotte le principali operazioni per stroncare questi traffici?

«Direi principalmente a Porto Torres e negli scali di Olbia, Alghero e Cagliari: da sempre le vie d'accesso preferenziali per far giungere narcotici in Sardegna. Sono traffici molto remunerativi. E anche l'impunità risulta decisamente elevata».

Come si svolge in questa fase lo spaccio nell’isola? Ancora con i pusher che distribuiscono al minuto la merce nel mercato clandestino?

«Per la criminalità il limite grave di questo metodo era la necessità di dover ricorrere ai contatti telefonici, e quindi di potere essere intercettati dal monitoraggio delle forze dell'ordine. Perciò oggi le bande preferiscono in enclaves urbane poste sotto il controllo degli stessi gruppi mafiosi».

A che cosa si riferisce esattamente?

«Penso ancora una volta ai quartieri cagliaritani di Is Mirrionis e di Sant’Elia. Dove soprattutto in passato il traffico avveniva in strutture abitative popolari, con omogeneità sociale, e dove per la criminalità il controllo del territorio è stato spesso molto agevole. Ma le forze di polizia col tempo sono riuscire a "bonificare" queste enclaves».

Quali allora, in definitiva, i protagonisti di questo fiorente commercio di droga tra la penisola, altri Paesi e la Sardegna?

«Sono state individuate almeno due grandi organizzazioni dedite al traffico degli stupefacenti. Entrambe fanno capo alla criminalità barbaricina. Queste stesse associazioni hanno compiuto anche rapine in serie a portavalori, uffici postali, istituti di credito sardi».

Oltre al business degli stupefacenti, quali altri traffici sono cresciuti negli ultimissimi anni?

«Le mani della malavita si sono allungate su rifiuti e ambiente. Con operazioni mirate nelle bonifiche e nell'eolico».

E poi?

«Ovviamente, la criminalità non ha mai smesso d’investire nell'edilizia, e in maniera più specifica lungo le coste. Nell'area a mare che si trova nel territorio comunale di Golfo Aranci, per esempio, sono in corso accertamenti su possibili infiltrazioni di soggetti mafiosi in appalti pubblici». (pgp)

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