La Nuova Sardegna

«Trattato come un imbroglione ma io non sono un falso cieco»

di Piero Mannironi
«Trattato come un imbroglione ma io non sono un falso cieco»

L’ex camionista 80enne di Gonnoscodina Salvatore Pilloni è stato accusato di simulare l’invalidità: cancellata la pensione. Ma dopo un anno la perizia medica ha confermato: è davvero un non vedente

03 agosto 2013
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INVIATO A GONNOSCODINA. È l’incolpevole e innocente crudeltà dell’informazione: si rispetta il dovere giuridico e morale del racconto di una notizia nel suo incipit, nel suo divenire storia umana di interesse collettivo, ma poi spesso ci si dimentica di dire come la storia va a finire. In questa asimmetria di tempi e di piani di realtà, si nasconde l’incoerenza del sistema della comunicazione sociale. Alla fine la realtà rischia di essere così ridotta alla sola percezione di un fatto. Perché, dopo la rappresentazione iniziale, si inabissa e si evolve come un fiume carsico, nascosto alla vista e alla conoscenza di tutti. Chi finisce nel feroce “tritacarne” di un’accusa o di un’inchiesta, rischia perciò di restare, nell’immaginario collettivo, sempre un colpevole. Prigioniero cioè della notizia iniziale, condannato al giudizio che di lui è stato dato nel momento dell’accusa.

 Per raccontare la storia di Salvatore Pilloni, pensionato di 80 anni di Gonnoscodina, è dunque giusto partire dalla fine. Per ristabilire subito la verità dei fatti e capire meglio l’inferno che è stato costretto ad attraversare. Dunque, “in nome del popolo italiano”, Salvatore Pilloni non è un finto cieco. Un giudice ha stabilito che non ha ingannato nessuno e, tanto meno, non ha truffato lo Stato, incamerando una pensione frutto di un trucco odioso. Anzi, se si vuole anticipare con un giudizio di merito il racconto della sua storia, si può dire tranquillamente che Pilloni è stato vittima di una superficialità e un’approssimazione che lo ha esposto a una umiliante gogna mediatica e soprattutto lo ha privato per un anno delle due pensioni che percepiva legittimamente.

L’incidente e la mutilazione.  Salvatore Pilloni è stato per anni un camionista, trasporti internazionali. Una vita faticosa e difficile. Fatta di tante rinunce e di poche soddisfazioni. Fino al giorno in cui in un terribile incidente perse una gamba. La sua vita cambiò radicalmente con il doloroso ingresso nel mondo della disabilità. Per quella mutilazione l'Inail gli riconobbe una pensione.

Ma per Pilloni non era finita. I suoi occhi cominciarono a indebolirsi e fu un lento precipitare nel buio. Una decina di anni fa viveva già in un mondo di ombre. Il suo hobby, la sua passione che è anche un talento, cioè la scultura, diventò piano piano un difficile esercizio del tatto.

Poi, la luce si spense. Inutili tutti i suoi pellegrinaggi negli ospedali di mezza Italia, aggrappato a una speranza: ovunque la stessa diagnosi che lo condannava. Ma Salvatore Pilloni è sempre stato un uomo coraggioso. Un'anima forte, si dice in alcune zone della Sardegna. E così cominciò una lunga fase di adattamento alla sua nuova condizione. Fissò nella sua testa nuovi codici per orientarsi nei suoi piccoli universi conosciuti. Come la casa. All'inizio fu la luce fioca di una finestra, poi il numero di passi per fissare la distanza tra una stanza e l'altra o per stabilire la lunghezza del giardino di casa. Poi ancora, la posizione di un mobile o di una sedia per mantenere le coordinate nel suo piccolo mondo.

Il telefono diventò un prezioso ponte con il mondo. Il mezzo per continuare a coltivare la sua grande rete di amicizie e conoscenze. L'ordine dei tasti sulla tastiera era facile da ricordare. Poi, piano piano imparò a memorizzare anche i numeri. La sua rubrica personale è infatti nella sua memoria prodigiosa dove conserva centinaia di contatti. Dopo visite e accertamenti, valutazioni di commissioni, l'Inps gli riconobbe una pensione.

Il 5 marzo dello scorso anno sente bussare alla porta di casa. E cambia tutto. «Carabinieri» dice una voce decisa all'esterno. Salvatore Pilloni è solo in casa. Arriva fino all'ingresso e apre. «Erano in cinque – dice -. Con loro c'era anche un colonnello. Ero stupito, non capivo il perché di quella visita. La prima cosa che mi chiesero fu: “Pilloni, ma lei possiede armi?”. Mai avuto un'arma e mai ne vorrò una. “Certo che no” risposi. Ero disorientato, cercavo di capire».

E Pilloni capì tutto nei giorni successivi quando gli fu comunicato che era l'obiettivo di un'operazione che i carabinieri con un'enfasi crudele avevano battezzato: “Mosca cieca”. Erano i mesi del governo Monti nei quali era partita la caccia agli evasori fiscali con le spettacolari operazioni della Finanza e la caccia ai falsi invalidi. Una sorta di campagna, anche mediatica, di moralizzazione che alimentava implicitamente un clima di sospetto. Bastava una semplice “confidenza” alle forze dell'ordine e si diventava obiettivo di accertamenti se non addirittura di indagini.

E infatti proprio una confidenza aveva messo in moto i carabinieri di Mogoro. Si legge infatti nei documenti della procura di Oristano: «I carabinieri hanno svolto accertamenti sul conto dell'odierno indagato Pilloni Salvatore, residente in Gonnoscodina, perché, secondo fonte confidenziale, lo stesso risultava percepire da anni una pensione di invalidità civile dell'Inps di Oristano e segnatamente, a partire dall'agosto 2005, per cecità parziale, e dall'aprile 2007, per cecità totale, senza trovarsi realmente in dette condizioni».

La disperazione. «Un decreto – ricorda Pilloni – bloccò le mie pensioni e venne disposto il pignoramento dei miei beni come garanzia per la restituzione di 75mila euro che io avrei truffato allo Stato. Ero semplicemente disperato perché mi venivano tolte le risorse per vivere. Anche la pensione dell'Inail per la perdita della gamba».

Pilloni saprà poi che i carabinieri lo avevano spiato, e perfino filmato, mentre si muoveva nel suo giardino seppur «leggermente claudicante». Tra le carte dei militari, anche la testimonianza di un'impiegata che aveva riferito che Pilloni firmava i documenti e digitava il codice pin del bancomat. Insomma, veniva tratteggiato il profilo del truffatore. Di più: la documentazione previdenziale dell'ex camionista viene controllata, analizzata, verificate le sue pensioni al centesimo e perfino acquisiti i verbali degli accertamenti sanitari.

C'è però un “ma” in questa storia: nessuno sembra prendersi la briga di accertare preventivamente se quella documentazione sequestrata sia veritiera. Cioè si sequestra tutto prima ancora di verificare se Pilloni sia davvero cieco o no. Quasi una sanzione preventiva prima dell'accertamento della verità. Incomprensibile, poi, il blocco della pensione Inail: una gamba amputata non si può certo nascondere.

Fine dell’incubo L'avvocato di Pilloni, Rinaldo Saiu di Oristano, presenta una prima istanza di dissequestro, che viene però rigettata. Come ha poca fortuna la relazione del consulente tecnico di Pilloni, Carlo Pittaluga. A ristabilire la verità dei fatti è il perito nominato dal tribunale, Luigi Floris: l’ex camionista non ha truffato nessuno, è proprio un “non vedente”. A questo punto, il giudice delle indagini preliminari archivia tutto e dispone la restituzione delle somme sequestrate e il ripristino delle pensioni Inps e Inail. Per Salvatore Pilloni è la fine di un incubo, ma soprattutto per lui arriva la certificazione giuridica che non è un truffatore, che non ha mai ingannato nessuno.

La burocrazia, si sa, non ha cuore, ma in questo caso è anche cieca. E così, se per “tagliare” un diritto a Pilloni c’erano voluti pochi minuti, per restituirgli quanto dovuto tutto diventa maledettamente complicato. I tempi inspiegabilmente si allungano. Tanto che il Gip, il 6 giugno scorso, invia all’Inps un sollecito per l’esecuzione del decreto di dissequestro usando toni molto duri: «Ulteriori ritardi potrebbero integrare fattispecie penali». L’istituto di previdenza magicamente dipana la matassa burocratica e restituisce la pensione. L’Inail, invece, non ha ancora ottemperato al decreto del gip Annie Cécile Pinello.

«Grazie anche alla sensibilità del giudice – dice l’avvocato Saiu – questa storia si è risolta in un anno, ma io mi chiedo: chi ripagherà i danni a Pilloni per quello che ha subito?».

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