La Nuova Sardegna

Abbanoa senza progetti: a rischio 135 milioni

di Luigi Soriga
Abbanoa senza progetti: a rischio 135 milioni

Sono i finanziamenti messi a disposizione dal Cipe nel Piano nazionale per il Sud I ritardi accumulati dal settore tecnico della società potrebbero penalizzare l’isola

17 ottobre 2013
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SASSARI. Il calendario squaderna i giorni velocemente, e al 31 dicembre ci sono in ballo una vagonata di milioni messi a disposizione dal Cipe. Si tratta dei fondi del “Piano nazionale per il Sud” che Abbanoa potrebbe spendere per risistemare da una lato la rete idrica e gli impianti di potabilizzazione, e dall’altro il sistema fognario e gli impianti di depurazione. Per il primo versante il Comitato per la programmazione economica ha stanziato 89 milioni di euro. Per il settore fognario la Sardegna potrebbe contare su altri 46 milioni. Unica condizione: avere i progetti pronti, mandarli in gara e aggiudicarli entro la fine dell’anno. Problema: il settore progettazione di Abbanoa va decisamente a rilento e nonostante si tratti di interventi deliberati già dal 2011, ancora buona parte della documentazione non è completa e molte opere non sono pronte ad andare in gara. Quindi una parte dei finanziamenti è a rischio o addirittura potrebbe già essere persa.

Comparto idrico. Per quanto riguarda gli 89 milioni di euro la delibera di stanziamento del Cipe risale all’agosto del 2011. Gli interventi si concentrano in varie parti dell’isola (Vedi tabella) ma i cantieri sono lontanissimi dal partire. Infatti Abbanoa nei prossimi giorni chiederà una proroga per l’utilizzo delle risorse, sperando di poter conservare in freezer gli 89 milioni sino al 2015. Innanzitutto non è scontato che il Cipe accordi il salto temporale, ma a parte questo sembra paradossale congelare per altri anni un finanziamento di tale portata che potrebbe imprimere una scossa all’economia e far tirare il fiato alle imprese. Inoltre si tratta di lavori che lo stesso Cipe individua “di rilevanza strategica, finalizzati al superamento di particolari emergenze infrastrutturali”. Significa che senza questi 6 “interventi prioritari”, la rete idrica colabrodo non potrà mai essere davvero efficiente.

Comparto fognario. In questo caso in ballo ci sono 46milioni, suddivisi in 15 interventi. Le gare d’appalto dovrebbero essere aggiudicate entro il 31 dicembre e finora nel sito di Abbanoa, alla sezione Bandi e Gare, c’è traccia solo di otto gare aperte: Is Arenas, San Teodoro, Lago Omodeo, Sorso, Tortolì e Bosa 1 e Bosa 2. Mancano ancora all’appello, per esempio, l’intervento consistente di Quartu Sant’Elena per un importo di 8milioni e mezzo di euro, oppure quello di Molentargius (4 milioni). E visto il calendario, non sarà facile mandarli in gara e quei soldi potrebbero volatilizzarsi.

Appalti last minute. Ma mettiamo che gli ingegneri di Abbanoa facciano i miracoli e i progetti vadano in gara. Si tratta di applati integrati, dove cioè le ditte concorrenti partono da un progetto preliminare e devono presentare il definitivo e successivamente l’esecutivo. Hanno due mesi di tempo per mettere in busta chiusa i propri elaborati, una parentesi spesso troppo striminzita per approfondire progetti che non conoscono, spesso complessi e da svariati milioni di euro. Ma ancora più in difficoltà si troveranno i commissari di gara che dovranno decidere quale sia la migliore proposta progettuale. Hanno pochi giorni di tempo per decidere, magari all’interno di un ventaglio di 4 o 5 offerte diverse. Hanno il conto alla rovescia inserito e saranno sotto pressione, perché se l’appalto non verrà assegnato in un amen, i finanziamenti verranno persi. Quindi potrebbero turarsi il naso e accontentarsi del meno peggio, sorvolando su qualche sottolineatura tecnica.

Un film già visto. Le conseguenze di tanta fretta si vedono cammin facendo. L’esperienza insegna: nel 2010 si era presentata la stessa situazione, con molte gare in scadenza e gli uffici di progettazione che arrancavano inseguendo il calendario. Risultato: dopo 3 anni è stata portata a termine una esigua percentuale dei lavori, sono partiti meno della metà dei cantieri e il resto delle opere è ferma al palo, allo stadio di progettazione. Questo perché sono state approvate progettazioni definitive che, per problemi tecnici e autorizzativi (soprintendenze, tutele, espropri ecc.) non sono mai diventate esecutive.

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