La Nuova Sardegna

Spiagge in vendita? Scoppia la rivolta

di Silvia Sanna
Spiagge in vendita? Scoppia la rivolta

Ambientalisti sul piede di guerra, contrari anche i sindaci: «Con i Pul tuteleremo le coste». A favore solo gli addetti ai lavori

11 novembre 2013
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SASSARI. Gli unici favorevoli sono i lavoratori del settore: secondo i balneari è giusto che le porzioni di spiagge in cui hanno investito soldi e fatica diventino di loro proprietà. Che vengano cioè sdemanializzate e poi vendute ai privati: questo propone l’emendamento alla legge di Stabilità presentato dal Pdl, anche se il primo a tirare fuori l’idea è stato Pier Paolo Baretta, sottosegretario Pd all’Economia. Una nefandezza, secondo le associazioni ambientaliste. Una proposta folle, aggiunge la Conservatoria delle Coste, il cui direttore Alessio Satta ha invitato la Regione a prendere subito una posizione netta (e ovviamente contraria) sull’argomento. L’isola è in pericolo? Forse no, perché molto meno rispetto ad altre regioni ha permesso al cemento, sotto forma di stabilimenti balneari, di conquistare spazio di fronte al mare. «Ma è necessario tenersi pronti – dice Satta – nel caso la sciagurata proposta dovesse passare». E i sindaci? Molti di loro sono alle prese con i Pul, i Piani di utilizzo dei litorali. E la possibilità di dover cedere una fetta delle loro spiagge non li convince per niente.

I Comuni non ci stanno. Sorso, a pochi chilometri da Sassari, tra una settimana vivrà un momento quasi storico: lunedì 18 è prevista l’approvazione del Pul, il piano che stabilisce le regole per l’utilizzo della fascia costiera. Il sindaco Giuseppe Morghen (centrodestra) sulla questione privatizzazione storce il naso: «Non credo sia una buona soluzione, il litorale deve rimanere demaniale, a disposizione di tutti. Ma è importante anche garantire servizi, per questo il Pul elenca le aree in cui è possibile autorizzare la sistemazione di chioschi, fornitura sdraio e ombrelloni o attività di ristorazione». E oltre al numero (1 o al massimo 2 per discesa) il Pul stabilisce che caratteristiche debbano avere le strutture: «Quasi sempre in legno, poco impattanti, a una certa distanza dalla battigia per rispettare l’area dunale», spiega Morghen. Il Pul è stato redatto in collaborazione con la Soprintendenza, il Savi e la Conservatoria delle Coste. Il comune di Sorso è stato inserito nel progetto Camp del ministero dell’Ambiente che si pone come obiettivo quello di arretrare i servizi sull’arenile, così da preservare l’ecosistema e la rigenerazione naturale della sabbia. Per iniziare, il Pul di Sorso prevede che gli attuali concessionari (la scadenza sarà nel 2020) si adeguino alle regole uniformando le strutture al dettato dello strumento urbanistico. Poi, dal 2020 in poi, chioschi e stabilimenti dovranno essere realizzati in posizioni differenti così da risultare meno impattanti.

Legambiente. No alla svendita del demanio e del paesaggio, che deve rimanere unico e inalienabile. Legambiente si rivolge ai ministri Orlando (Ambiente) e Bray (Beni culturali), ai quali chiede «di sventare questa assurda prospettiva che rischia di danneggiare irrimediabilmente il patrimonio paesaggistico e ambientale del nostro paese». E in Sardegna? «La proposta di privatizzazione provocherebbe un immane disastro ambientale». Non solo, sarebbe una beffa per i Comuni (come Sorso) che con l’elaborazione dei Pul vogliono fare prevalere il bene pubblico».

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