La Nuova Sardegna

I sindacati: «Insufficienti i fondi per lo sviluppo»

di Alfredo Franchini

Cgil, Cisl e Uil chiedono di completare il programma delle opere cantierabili «Ci aspettiamo uno scatto di reni per dare una svolta alla politica del lavoro»

13 novembre 2013
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CAGLIARI. Una Finanziaria «low cost» che non piace ai sindacati. Non piace perché la legge decisiva per l’andamento del sistema economico nel 2014 destina solo un centinaio di milioni per lo sviluppo. Ma nel primo incontro tra la giunta e i sindacati, ieri a Villa Devoto, il governo della Regione ha preso l’impegno di rivedere la manovra. «Dalla giunta ci aspettiamo uno scatto di reni per dare una svolta positiva alle politiche del lavoro», afferma Oriana Putzolu, segretaria generale della Cisl sarda. Certo il bilancio è esiguo: su 6,4 miliardi di euro due terzi vanno a coprire le spese della sanità; poi ci sono le uscite obbligatorie e resta una massa spendibile davvero esigua. «Puntiamo a completare il programma delle opere cantierabili, gli interventi straordinari delle politiche per il lavoro, la riqualificazione delle principali infrastrutture e i trasferimenti per fronteggiare le emergenze sociali e sanitarie», assicurano il presidente Ugo Cappellacci e l’assessore alla Programmazione, Alessandra Zedda. «Abbiamo già previsto politiche per lo sviluppo, con la creazione di un fondo da 60 milioni e un altro per la coesione sociale da 45 milioni. Inoltre, confermiamo la riduzione dell’Irap e azioni di riduzione del carico tributario, come le compensazioni Irap, Imu e accise e revisioni di aliquota Iva», è la tesi della giunta. Quanto ai lavoratori dei centri servizi per il lavoro (Csl e Cesil), «sono in corso le interlocuzioni fra le diverse amministrazioni e l’Agenzia del lavoro e per i contratti in scadenza il 31 dicembre si prevede di adottare una delibera di giunta per una proroga di un anno, trovando le risorse in finanziaria». Se la giunta si impegna a elaborare il piano del lavoro, per Cgil-Cisl e Uil l’incontro di ieri non può che essere «interlocutorio». Nella legge sono disponibili, ma solo teoricamente, a giudizio del sindacato, poco più di 100 milioni; 45 hanno un’utilizzazione duplice: potrebbero finire in politiche attive destinate a creare lavoro o essere utilizzati come assegni per ammortizzatori sociali nel caso in cui il governo ritardasse il trasferimento delle risorse alla Sardegna». «Il rischio», dice Putzolu, «è che norme procedurali e lacci burocratici paralizzino la spendita anche dei 100 milioni disponibili».

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