La Nuova Sardegna

In attesa del Galsi, l’isola avrà due rigassificatori

di Pier Giorgio Pinna
In attesa del Galsi, l’isola avrà due rigassificatori

Basi a Porto Torres e Sarroch, 800 milioni di metri cubi all’anno, tubature lungo le stesse dorsali per il gasdotto algerino

18 novembre 2013
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PORTO TORRES. In fondo l’idea è semplice: prima dell’avvio del Galsi - da anni in stallo e tutto sommato ancora in forse - costruire due rigassificatori e metterli subito in produzione. Uno a Porto Torres, l’altro a Sarroch. Obiettivo? Nelle intenzioni dell’assessore regionale all’Industria, Antonio Angelo Liori, dare risposte tempestive al fabbisogno dell’isola. «E permettere con il metano notevolissimi risparmi che un domani potrebbero portare addirittura al dimezzamento delle spese per le imprese e le famiglie sarde», rimarca l’amministratore. Il quale, come tanti altri in questo periodo, sarà pure in campagna elettorale per le Regionali, ma non dimentica come i ritardi accumulati nel piano per far arrivare il gasdotto dall’Algeria siano ormai tanto preoccupanti da apparire colpevoli: e a ogni modo, di fronte ai costi per l’energia in costante crescita, così gravi da imporre alternative immediate.

Il progetto punto per punto. Ma che cosa prevede nel dettaglio il programma d’interventi ipotizzato a Cagliari? Alcuni particolari sono scaturiti da recenti incontri con i sindacati del comparto gas. Altri da analisi specialistiche attualmente al vaglio di esperti nel capoluogo di regione. Perché, come chiarisce il capo di gabinetto dell’assessore, Massimo Temussi, «uno degli snodi centrali all’esame tecnico è come permettere l’esecuzione dei lavori per la posa delle condotte ai concessionari lungo le dorsali di collegamento già individuate per il gasdotto Algeria-Sardegna-Penisola italiana e le loro ramificazioni verso tutti i centri dell’isola». «La base di partenza è infatti quella di far andare avanti l’opera realizzando queste infrastrutture», precisa l’assessore. Come dire: non sappiamo se il Galsi vedrà mai la luce oppure no, nel frattempo prefiguriamo un Piano B che consenta agli appaltatori prima e ai gestori poi di poter comunque contare sull’arrivo del metano.

Trasporti via mare. Nell’ultima ipotesi, che precederà o sostituirà del tutto il gasdotto in caso di stop definitivi a questo progetto internazionale, il metano arriverebbe nell’isola con le gasiere. Nell’ordine di 70 milioni di metri cubi al mese, grosso modo 800 milioni all’anno, con la possibilità di arrivare nel tempo a un miliardo. Sul piano operativo esistono diverse variabili. Per il momento si parla di due gassificatori. Ma alla fine potrebbe essere soltanto uno. «Dipende da una serie di diversi fattori in fase di valutazione», dicono alla Regione.

Costi e produzione. Come funzionerebbe il nuovo sistema è presto detto. Periodicamente, le metaniere scaricano il gas nei poli a terra: sono escluse, nel progetto di fattibilità regionale, possibili piattaforme off shore. E da quel momento negli impianti ha inizio il lavoro per ritrasformare il metano da liquido a gas. Una procedura che fa abbassare in maniera molto considerevole le temperature nei macchinari. Con la conseguenza che l’acqua usata per l’operazione, una volta scaricata in mare, puo provocare gravi ripercussioni ambientali, sempre che le cose non siano fatte seguendo tutte le regole. Vari problemi in questo senso sono stati infatti segnalati da tempo nei siti nazionali in attività e in altri depositi all’estero.

Rendimenti-sviluppi. «La nostra finalità ultima è abbattere i prezzi che oggi devono sostenere aziende e famiglie», spiega in definitiva l’assessore. «L’importante è capire che l’isola non può stare ferma e sotto il profilo energeticoo va riportata sulla strada maestra: da questo punto di vista m’impegno in prima persona a realizzare un percorso virtuoso, dato che una parte del nostro futuro sta di sicuro nel gas», conclude Liori. Il suo staff tecnico, fra l’altro, si dice convinto che le installazioni non produrranno effetti negativi di carattere ecologico. E che la catena-criogenica sarà utilizzata soprattutto per il raffreddamento dei macchinari.

Le prospettive. In sostanza, le linee per i rigassificatori sardi verranno definite al di là di quale sarà il destino del Galsi. Del resto, la joint venture Italia-Algeria costituita nel 2005, anche con 600 milioni di euro stanziati dalla Regione, segna il passo. E nessuno nell’isola vorrebbe comunque restare del tutto a bocca asciutta. Da qui i nuovi contatti avviati dall’assessorato con gli operatori di categoria e con le Unioni di Comuni interessati a creare la rete interna del gas. Una programmazione che, specifica Simona Murroni, responsabile del Servizio energia della Regione, «si basa su un’approfondita analisi dei bisogni del domani». «Sebbene non ci sia ancora una stima del costo complessivo – puntualizza la dirigente – tutti gli indicatori lasciano intendere come i grandissimi risparmi previsti per il futuro permetteranno alla fine di recuperare l’investimento e ottenere evidenti guadagni».

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