La Nuova Sardegna

“Jorge s’amigu nostru”

di Luciano Piras
“Jorge s’amigu nostru”

Libri per ragazzi, in sardo il racconto della vita di papa Francesco

10 gennaio 2014
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«Devides abbaidare cun sos ogros de su coro e in cue ais a bìdere a Gesùs. In cue amus a agatare a Gesùs». Ora c’è anche papa Francesco a parlare in sardo. «Ca Gesùs non cheret abbaidadu comente cando andamus a tzìnema o bidimus una sèrie televisiva. Gesùs non b’est pro l’abbaidare. Craru est? Ma pro l’agatare». È con queste parole in limba sarda comuna che Jorge Mario Bergoglio saluta i lettori della nuova traduzione di un bestseller che sta facendo il giro del mondo: Jorge, s’amigu nostru, dall’originale Il nostro amico Jorge, appunto, sottotitolo in sardo: “Contos de sa vida de Papa Frantziscu”.

Bestseller. La prima biografia ufficiale illustrata per ragazzi di papa Francesco, edizioni San Paolo, in Italia, uscita in occasione del settantasettesimo compleanno di Bergoglio, il primo da papa, il 17 dicembre scorso. Un libro balzato immediatamente in vetta alla classifica dei più venduti su Amazon. Un albo cartonato di grande formato, scritto da Jeanne Perego, con disegni di Giovanni Manna, 48 pagine in tutto, diventato subito un caso internazionale, pubblicato in edizione inglese (Our friend Pope Francis), messicana (Nuestro amigo Jorge), brasiliana (O meu amigo Jorge), tedesca (Der Junge, der Paps Franziskus wurde), slovena (Naš prijatelj Jurij), portoghese (O meu amigo Jorge) e norvegese (Var venn Jorge), tanto per citare le prime versioni uscite negli ultimi tempi.

In Argentina. Al lungo elenco si aggiunge adesso anche l’edizione sarda, tra qualche giorno in libreria, proposta e curata dalla casa editrice nuorese Papiros, una vivace realtà culturale che «dae semper at crèidu a s’unidade iscrita de sa limba sarda» spiega Diego Corraine, l’anima e il factotum della cooperativa barbaricina, lui che ha tradotto-bortadu questo Jorge, s’amigu nostru. Opera dell’italianissima Jeanne Perego, che a dispetto del nome francese vive in Baviera, a Landshut, già autrice di altri due libri per ragazzi, Joseph e Chico. Un gatto racconta la vita di Papa Benedetto XVI e Max e Benedetto. Un passero solitario racconta la giornata del Papa.

A illustrare Il nostro amico Jorge, invece, ci ha pensato Giovanni Manna, fiorentino che vive a Bologna, premio Andersen nel 2003.

Un binomio, Perego-Manna, che ha saputo raccontare con un linguaggio divertente quanto originale l’affascinante storia del piccolo Jorgito, dallo sbarco dei nonni piemontesi migranti in Argentina al suo arrivo in San Pietro. La vita semplice e straordinaria di un papa che ha scelto per sé il nome del poverello di Assisi e che ha conquistato fedeli e non fin dal primo momento. Un papa che non è certamente un esperto poliglotta come lo era Wojtyla, ma che è comunque sempre pronto a provarci e a mettersi in gioco.

In Vaticano. L’ha fatto, per esempio, quando ha incontrato in Vaticano il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-Moon: «This is for you», le uniche parole pronunciate in inglese quando ha consegnato un dono all’ospite lo scorso aprile. Il giorno prima, invece, durante l’udienza che ha concesso a Nikolaus Schneider, leader della Chiesa evangelica in Germania, le uniche parole di Francesco, che pure ha studiato in Germania e conosce il tedesco, erano state due soltanto: «Vielen dank». Del resto, sin dall’inizio del suo ministero, il 266° vescovo di Roma ha palesato una certa ritrosia a utilizzare le lingue straniere, studiate e utilizzate da giovane ma con scarso profitto, sia per quanto riguarda il francese sia per il tedesco, anche se «l’unica lingua che mi causa grossi problemi è l’inglese, per via della sua pronuncia», ha “confessato” Bergoglio nel libro intervista di Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti, Papa Francesco (Salani). Eppure, quando è sbarcato a Cagliari, lo scorso settembre, Jorge s’amigu nostru arrivato dai confini del mondo non ci ha pensato due volte a chiudere la visita pastorale con un beneaugurante «Nostra Segnora ’e Bonaria bos acumpantzet semper in sa vida». Una frase, una sola frase, tanto è bastato per dare un segnale forte alla terra dei nuraghi e per ridare senso e dignità a una lingua cosiddetta minoritaria.

Nella valigia. Papa Frantziscu, poi, era ripartito verso la Santa sede con in valigia, tra gli altri doni-simbolo dell’isola, una copia di Martin Fierro, il celebre poema di José Hernandez sui gauchos della pampa tradotto in sardo da Antonio Vargiu per le edizioni Domus de Janas.Ora, invece, è proprio la sua vita, la sua storia, la vicenda di questo popolare pontefice a parlare in limba. «Una limba moderna chi podet parare fronte a cale si siat limba internatzionale» assicura orgoglioso Diego Corraine. Una lingua, il sardo, che può reggere il confronto con tutte le altre lingue internazionali, una lingua moderna e niente affatto retrograda e destinata a morire.

Tante lingue. Lo dimostra Jorge, s’amigu nostru edizioni Papiros, ormai accanto all’inglese CTS, alla messicana Buena Prensa, alla brasiliana Edições DLL, la tedesca Butzon & Bercker, la slovena Salve, la portoghese Principia e la norvegese St.Olav Vorlag. Una finestra sul mondo alla quale si affaccia anche sa limba. Dando voce addirittura al Papa: «Tando, apo a faeddare a forte, ca non deves pèrdere nudda de su chi t’apo a contare: deo so che a sa giòvia, semper in mesu» va avanti il racconto per interposta persona. «A Jorge lu connosco dae cando, galu piseddu, passaiat inoghe cun sa mama e cun su babbu pro andare a visitare carchi famìlia de amigos». «A pustis chi s’est fatu preìderu, su 13 de nadale de su 1969, nche l’ant imbiadu a fàghere a professore in àteras tzitades, finas in Tzile. Sa passione sua pro s’istùdiu l’aiat animadu, difatis, a intrare in s’Òrdine de sos Gesuitas... ».

Pagine di libri. Poche pennellate per presentare ai ragazzi un grande personaggio come Jorge Mario Bergoglio alias papa Francesco, o meglio: papa Frantziscu. Un uomo che «a s’ispissu apo intesu narende chi Jorge fiat professore de gabbale, mescamente de literadura. No nde so ispantadu: belle semper, cando lu bidia moende, teniat sos ogros mirende sas pàginas de unu libru. Fiat semper leghende, leghende... A bias finas in latinu!». Adesso, invece, al Papa, che parla spagnolo e italiano ma proprio poliglotta non è, lo vedranno leggere in sardo. In limba sarda comuna.

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