La Nuova Sardegna

Internet, con i “dati aperti” nuove chance di sviluppo

di Stefano Ambu
Internet, con i “dati aperti” nuove chance di sviluppo

Aiuti per le emergenze, moderne opportunità di occupazione. In sala il neo presidente della giunta regionale Pigliaru

23 febbraio 2014
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CAGLIARI. Migliaia di informazioni che circolano su smartphone o sui tablet. E che possono trasformarsi in oro: aiuti per le emergenze, com’è successo lo scorso novembre, quando l'alluvione ha messo in ginocchio l'isola, causato danni per 650 milioni e provocato 19 morti. Ma quelle notizie in Rete possono produrre anche posti di lavoro. Non è un caso che il neoeletto presidente della Regione Francesco Pigliaru fosse lì. Forse interessato all'aspetto "trasparenza". Ma, con ogni probabilità, pure alle implicazioni legate all'impresa e all'occupazione.

In questo caso le pepite si chiamano "Open data", dati aperti, cioè liberamente accessibili a tutti, senza restrizioni di copyright, brevetti o altre forme di controllo che ne limitino la riproduzione. E ieri durante la seconda edizione di "Cagliari open data day", a Sa Illetta, è successo qualcosa che può sintetizzare in che modo i dati messi a disposizione di tutti possano fare anche comodo all'impresa. Francesca Murtas è una ragazza che si è occupata di Sardsos, mappa di dati liberi che in un poche ore è diventata una piattaforma di informazioni qualificate per gestire l'emergenza alluvione. Lei è un'interaction designer: come dire, una sorta di progettista-creatrice delle interazioni. Ha raccontato il progetto Sardsos e ha spiegato che cosa si può fare di più e di meglio con gli open data. In sala c'era Renato Soru, in versione imprenditore. E quando a fine mattinata il patron di Tiscali è intervenuto, l'ha detto chiaro: “Vorrei sapere che lavoro fa quella ragazza che ha parlato prima - ha spiegato - noi stiamo lavorando anche con Indoona a progetti di questo tipo: mi mandi il suo curriculum, per cortesia”.

Gli open data, insomma, come materiale per creare conoscenza, solidarietà. Ma anche impresa. Non solo nuova energia per quelle già esistenti. Ma vera e propria spinta propulsiva per le start up, le mini aziende che nascono quasi dal nulla da idee e progetti basati sulle nuove tecnologie.

Altro esempio pratico sui risvolti "tangibili" degli open data lo ha fornito Carlo Zucca, presentando il “Mapping degli areali delle Dop”. Tutto molto più semplice di quello che sembra: i dati aperti possono individuare una mappa, per il settore agroalimentare, che indica chiaramente quali sono le zone di produzione Dop, ad esempio dello zafferano o dell'olio. Con tre vantaggi, sintetizzano le slide: la mappa fa conoscere le certificazioni, migliora la trasparenza verso il cittadino, promuove il territorio e le relative produzioni.

“I dati aperti - ha spiegato Giovanni Battista Gallus, avvocato esperto di diritto della Rete e presidente del Circolo dei giuristi telematici - hanno consentito di creare servizi particolarmente utili: ad esempio, ciò che il Comune di Cagliari ha fatto durante le ultime elezioni, mettendo a disposizione in tempo reale in modalità open data e open service i dati dello spoglio elettorale. Ma ci sono ancora criticità e lacune, anche nell'ambito della trasparenza: sotto questo profilo, i cittadini possono utilizzare il nuovo strumento (gratuito) dell'accesso civico, per "costringere" le amministrazioni più riottose (o semplicemente distratte) a rilasciare i dati oggetto di pubblicazione obbligatoria".

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