La Nuova Sardegna

«E alle feste patronali più sobrietà»

«E alle feste patronali più sobrietà»

La comunità dei fedeli sollecitata a praticare ogni giorno uno spirito di maggiore povertà evangelica

19 marzo 2014
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CAGLIARI. «Chiesa sarda mostra quello che sai veramente fare». I vescovi non si esprimono esattamente in questo modo, ma il senso della seconda parte della Lettera pastorale "Un cammino di speranza per la Chiesa sarda" è il seguente: i fedeli cristiani, i cattolici impegnati e non, assumano impegni precisi. I presuli nel documento - preparato inizialmente da monsignor Pietro Meloni (vescovo emerito di Nuoro), integrato successivamente da monsignor Giovanni Paolo Zedda ( Iglesias) e da monsignor Arrigo Miglio (Cagliari), arricchito dal contributo di altri collaboratori, tra cui don Giulio Madeddu nuovo responsabile regionale dell'ufficio dei problemi sociali - ne indicano 13. Il primo impegno di carattere formativo: studio della "Dottrina sociale della Chiesa”, obbligatorio per quanti vogliono lanciarsi in politica. Secondo: praticare una solidarietà operosa e animazione delle Caritas locali e diocesane. Chiese parrocchiali e cattedrali all'insegna della sobrietà. Singoli, famiglie e comunità invitate a praticare uno spirito di maggiore povertà evangelica, "da testimoniare nella conduzione della vita economica quotidiana, ma anche nelle scelte riguardanti le modalità di celebrazione delle feste patronali e dei sacramenti". In altre parole: in occasione delle grandi feste paesane, meno cantanti e più opere di bene.

Il "cammino di speranza" abbraccia diversi settori della società sarda. Per la prima volta in un documento pubblico i vescovi mostrano grande preoccupazioni per la tenuta della famiglia: cresce il numero delle separazioni (dal 7,4% del 1999 al 14, 2 del 2010), dei divorzi (dal 3,6% del 1999 all'8,8 del 2010); aumentano le convivenze, diventa sempre più preoccupante il fenomeno della violenza domestica. «Cresce, anche in molte madri di famiglia, il vizio della dipendenza dai giochi d'azzardo, che non dirado conduce alla schiavitù dell'usura». I giovani: i vescovi sollecitano alleanze educative, anzitutto tra istituzioni scolastiche famiglia e mondo del lavoro, «ma anche con chiunque abbia a cuore la loro crescita». (m.g.)

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