La Nuova Sardegna


Il film su Berlinguer, la sua Sassari si emoziona

di Pasquale Porcu
Il film su Berlinguer, la sua Sassari si emoziona

Teatro Verdi pieno per l'opera di Walter Veltroni sul segretario del Pci

22 marzo 2014
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SASSARI.  Ci sono molti occhi umidi dopo la proiezione di “Quando c’era Berlinguer” il film di Walter Veltroni prodotto da Palomar per Sky, proiettato in anteprima nazionale ieri sera al teatro Verdi (l’altra prima era giovedì scorso a Roma alla presenza del Capo dello Stato). Teatro strapieno e non solo di ex militanti del Pci. In platea c’è un pubblico variegato; intellettuali, studenti, ma anche gente comune. Quella che non vedi mai a teatro. Gente che si commuove nel vedere le drammatiche immagini del comizio di Padova, l’ultimo del grande leader comunista nel quale Berlinguer venne colpito da un ictus che lo avrebbe portato alla morte, il 6 giugno del 1984.

La figlia. In prima fila, in platea, ci sono il regista Walter Veltroni e Bianca Berlinguer, figlia di Enrico, attuale direttrice del Tg3. Con loro c’è anche Gianfranco Ganau, fino a qualche giorno fa sindaco di Sassari, appena eletto presidente del consiglio regionale. E proprio Ganau, poco prima della proiezione, ha voluto accanto a sé Anna Sanna, ex sindaco di Sassari ed ex deputato del Pci. Nella stessa fila anche gli altri parenti di Enrico, a cominciare da Marina Dessì, vedova di Paolo Berlinguer, cugino in primo grado del leader comunista. Anche a Marina sono andati i ringraziamenti di Walter Veltroni nella breve presentazione prima della proiezione. Orgoglio ed emozione. A fare le cerimonie di casa era stato poco prima Gianfranco Ganau che ha voluto dare il senso della serata. «Con grande orgoglio e non nascondo anche un po' di emozione – aveva detto l’ex sindaco– saluto oggi questa platea di amici, compagne e compagni, ma anche semplici cittadine e cittadini riuniti qui in questo teatro per assistere alla proiezione di un film che sono convinto saprà commuoverci ma anche farci scoprire forse i lati più intimi e personali di una delle figure politiche italiane più amate».

Le parole di Fiori. E per collocare meglio il proprio intervento Ganau ha voluto leggere le prime frasi di quella che a pieno titolo è stata considerata la più bella biografia sulla vita di Enrico Berliguer, quella di Giuseppe Fiori scritta otto anni dopo la sua morte e pubblicata da Laterza: «Sassari, sera ventosa di mercoledì 12 gennaio 1944- scrive Fiori–. Al numero 4 di vicolo San Sisto, un budello fradicio con odore di cavoli e lardo a spina sul Corso, ha da poco la sede, una stanza spoglia, il movimento giovanile comunista. Nella luce rossiccia d'una lampadina debole, una ventina di ragazzi dei rioni popolari - Sant'Apollinare, San Donato, le Conce -, ascoltano il segretario, uno studente di ventidue anni prossimo alla laurea in legge, non alto, dimagrito dentro l'abito di sempre, che gli casca largo, le orecchie ad alettoni, i capelli neri corti, a spazzola, la fronte corrugata in faccia liscia: Enrico Berlinguer, d'una famiglia della piccola nobiltà agraria e professionale, avvocato repubblicano legato a Garibaldi il nonno, deputato dell'Unione amendoliana nel '24 il padre, Mario, ora leader del Partito d'Azione. Discutono animatamente d'una manifestazione in piazza per l'indomani giovedì 13 gennaio».

Legame indissolubile. In quell’incipit della biografia di Fiori, Ganau ha voluto cogliere la descrizione di un uomo e del suo impegno politico. Ma quelle righe descrivono anche Sassari e il «perché del legame stretto, indissolubile, tra Enrico e la sua città, una città allora in lotta perché alla fame, una rivolta quella del pane nella quale un giovanissimo Enrico svolse un ruolo fondamentale che gli costò anche il carcere». «Quando penso a Berlinguer – ha proseguito Ganau– mi vengono in mente soltanto parole come integrità, rigore, generosità, speranza, cambiamento, coraggio, onestà, democrazia e fiducia, piena».

L’insegnamento. Ma chi era Berlinguer lo dicono anche sua figlia Bianca che in un ricordo commosso ribadisce quello che forse è il miglior insegnamento di suo padre; la politica come scelta di vita nobile al servizio della comunità. «Oggi – dice Bianca – forse molti non conoscono Enrico Berlinguer. Ma chi lo ha conosciuto, certo non lo dimentica». Walter Veltroni ricorda invece come, «soprattutto la società di oggi divori bulimicamente il presente, e non conosce né il passato né il futuro. Enrico, invece, aveva radici e progetti». E l’ex segretario del Pd ricorda anche quanta importanza abbia avuto la politica in una città come Sassari. «Non siamo troppo severi con i giovani che non sanno chi era Berlinguer – dice –. forse molti di noi alla loro età eravamo altrettanto ignoranti».

Amarcord. Con buona pace di quei ragazzi che all’inizio del film dicono che Berlinguer fosse francese. O forse un cantante, anzi un politico europeo che aveva a che fare con la Corea. Oppure, come dice un intervistato, «un comunista al soldo dell’Ursus (sic!). Poi le immagini scorrono e alcune hanno un impatto drammatico, altre suscitano degli amarcord personali («Vedi lo striscione della Fgci di Sassari ai funerali – osserva Nicola Sanna – uno di quei ragazzi ero io»). Qualcuno riconosce Ignazio Delogu, accanto a Berlinguer, nella veste di traduttore dell’allora segretario del Partito comunista spagnolo, Santiago Carrillo. E qualche socialista si riconosce nelle immagini del congresso di Verona del Psi, quello in cui Craxi dice che non ha fischiato Berlinguer, perché non sa fischiare. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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