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Galsi addio, per la Cisl è un errore Legambiente: metano necessario

Galsi addio, per la Cisl è un errore Legambiente: metano necessario

CAGLIARI. L’uscita della Regione dal Galsi spacca il fronte tra favorevoli e contrari con un filo rosso che unisce tutti: la curiosità di vedere come procederà la Regione per rimediare al torto...

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CAGLIARI. L’uscita della Regione dal Galsi spacca il fronte tra favorevoli e contrari con un filo rosso che unisce tutti: la curiosità di vedere come procederà la Regione per rimediare al torto storico della mancanza di metano. Gli industriali sardi da molto tempo avevano denunciato che il Galsi era finito su un «binario morto», da qui il giudizio positivo sulla decisione della giunta di abbandonare il Consorzio Galsi.

«La metanizzazione della nostra regione è una priorità», afferma il presidente degli industriali Alberto Scanu. Il maggior costo dell’energia in Sardegna è dovuto esclusivamente al mix delle fonti che, non prevedendo la disponibilità di gas naturale, genera un maggior onere diretto per imprese e cittadini che è stimabile in 500 milioni euro all’anno, oltre al costo non calcolabile collegato alle attività produttive che non nascono per assenza di questa fonte». Per gli industriali «la metanizzazione della Sardegna costituisce un obiettivo strategico: si tratta di completare la rete regionale, sia a livello di ambiti territoriali che di loro interconnessione, realizzando la dorsale regionale. «Va chiarita una volta per tutte», afferma Scanu, «la posizione che, come Regione e come sistema economico e sociale della Sardegna, intendiamo assumere in riferimento all’eventuale presenza di riserve energetiche fossili e al loro sfruttamento».

Il deputato di Unidos, Mauro Pili, molto critico sulla decisione presa dalla giunta Pigliaru, ha fatto parte della delegazione che ha incontrato ieri a Bruxelles il portavoce della commissione europea per l’industria e le imprese, Carlo Corazza.

«Il metanodotto Algeria-Sardegna fa parte di una strategia europea perché la politica energetica attuale scaturisce dalla chiusura dei rubinetti del gas da parte di Putin», ha sostenuto Carlo Corazza, «l’Europa deve assicurarsi di avere una sovranità energetica per quanto riguarda l’utilizzo di fonti interne, comprese le rinnovabili, a condizione che si abbiano costi simili sul piano della concorrenzialità a quelle tradizionali. Per questo credo che la via Algeria-Sardegna sia un’opzione su cui investire». Ma a questo riguardo l’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, è chiaro: «Se il Galsi dovesse andare avanti, passerebbe dalla Sardegna e noi saremmo pronti ad approfittarne». (C’è, però, chi ipotizza per il metanodotto Galsi un tracciato diverso: l’Algeria, in questa fase, intende vendere energia elettrica prodotta non solo dal petrolio e gas ma puntando su impianti fotovoltaici che hanno come investitori tedeschi e francesi. A quel punto - l’ipotesi era stata avanzata sul quotidiano Il Sole - il tracciato potrebbe passare dall’ex Gibilterra). Vincenzo Tiana (Legambiente) è preoccupato per l’abbandono del Galsi: «Non viene indicata una strategia sostitutiva chiara ma solo ipotesi incerte», dice. La preoccupazione di Legambiente nasce da quello che Tiana definisce un messaggio implicito: «Voler continuare con carbone e petrolio».

Decisione inaccettabile, l’abbandono del Galsi secondo Giovanni Matta, segretario della Cisl. «La rinuncia, dopo dieci anni di promesse non mantenute, rappresenta la vittoria di chi ha remato contro questo progetto. Hanno vinto loro, ha perso la Sardegna e ora c’è il vuoto», afferma Matta. L’Idv ritiene che sia un bene abbandonare il Galsi: «Ci siamo sempre opposti alle stazioni di compressione perché pericolose per l'ambiente», dice l'europarlamentare Giommaria Uggias, «ora utilizziamo le risorse europee per portare il metano in Sardegna». Dello stesso avviso Antonio Satta, segretario dell’Upc.

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