La Nuova Sardegna

La Sardegna a Parigi tra musica e gastronomia

La Sardegna a Parigi tra musica e gastronomia

Ieri la serata all’Unesco tutta dedicata alle launeddas e alla cucina isolana

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SASSARI. Applausi per il maestro Luigi Lai che ieri ha inaugurato il palco dell'Unesco di Parigi in occasione della serata “La musica, la cultura, le tradizioni di un’isola nel Mediterraneo: la Sardegna”, organizzata dall'associazione Sardegna in musica e dall'Accademia della musica di Cagliari, da un anno partner dell'Unesco. E applausi anche per la successiva esecuzione di Lai con Roberto Tangianu e Fabio Vargiolu, davanti a una platea di vip, autorità e stampa internazionale in cui si distingueva l'eleganza di Claudia Cardinale. I suonatori sardi hanno aperto un concerto di musica classica nel corso del quale hanno suonato la pianista Marcela Roggieri, il chitarrista Jean Marc Luisada, il trombettista Romain Leleu, la violinista Marie-Stephanie Degand, l'oboista Jean Louis Capezzali e i Quatuor Hermes.

Il concerto è stato seguito da una cena nel ristorante della sede Unesco: un viaggio nella tradizione enogastronomica della Sardegna guidato da Gabriele Piga, che oggi vive e lavora in Francia. Lo chef di Porto Torres ieri ha tenuto un corso di cucina sarda al collega del ristorante dell’Unesco e ai suoi assistenti. Un’occasione che potrebbe tradursi in opportunità di esportazione dei prodotti della Sardegna.

Madrina della serata era Caterina Murino. «Per me – dice l’attrice cagliaritana che ormai vive da anni a Parigi – è un immenso onore essere all'Unesco ed è un onore che abbiano pensato a me come madrina di questo evento. Vedere la Sardegna come una culla della musica nel Mediterraneo è una cosa straordinaria. C’è altro, ella nostra isola, oltre la bellezza delle spiagge. Questa manifestazione è quindi qualcosa di unico che bisogna continuare a difendere e spero che le istituzioni continuino a sostenere il lavoro degli organizzatori».

«Siamo felici – aggiunge il direttore artitico dell’iniziativa, Cristian Marcia – di poter promuovere la Sardegna all'Unesco per il settimo anno consecutivo. Sentire le launeddas suonare all'Unesco è un'emozione immensa. Anche grazie alle mostre, l'appuntamento è un'occasione per promuovere l'intera isola, in particolare Barumini e la Festa di San’Efisio di Cagliari, che ambisce a buon diritto al riconoscimento Unesco di patrimonio dell’umanità già ottenuto da Barumini. Questo è un palcoscenico internazionale unico che porterà, speriamo, benefici alla nostra terra e alla sua immagine nel mondo». Gianluca Marcia, presidente della associazione “Sardegna in musica”, spiega: «Il nostro sforzo è per la Sardegna intera. E non poteva mancare l'enogastronomia. C'è grande attenzione al cibo isolano a seguito del riconoscimento come patrimonio immateriale dell'umanità della dieta mediterranea. La squadra degli chef della salle restaurant dell’Unesco ha apprezzato il corso di cucina sarda. Ora speriamo che i prodotti di Sardegna possano davvero entrare nel menu dell'Unesco: le nostre eccellenze lo meritano».

«L'Unesco – dice Emanuele Lilliu, sindaco di Barumini – è un contesto internazionale importantissimo a cui siamo riusciti a partecipare grazie all'Accademia internazionale di musica di Cagliari e dove possiamo condividere un momento significativo per l'isola assieme agli organizzatori e ai partecipanti. Barumini ha l'unico sito riconosciuto dall'Unesco ma anche il museo della launeddas. Per questo motivo stiamo tutti lavorando per l'opportunità di un riconoscimento a patrimonio dell'umanità anche dello strumento».

«Essere qui – dice Fabio Vargiolu, uno dei più apprezzati suonatori di launeddas – è una cosa molto suggestiva e si percepisce il senso di un evento importante. Come musicista è un'immensa soddisfazione. Sono impressionato e incantato dalla bellezza e dall’importanza del posto. E naturalmente onorato sia per me che per lo strumento». E Vittorio Pani, uno dei costruttori di launeddas presenti a Parigi, aggiunge: «Lo scenario è meraviglioso, sto immaginando lo strumento immerso nel tricolore dello sfondo del palco. É un'emozione grossa poter fare una dimostrazione dal vivo di come le launeddas prendano vita. In realtà uno strumento ha bisogno di tempi lunghi per essere perfezionato però costruirlo qui significa uscire dal contesto isolano e dargli una rilevanza internazionale». (red. c.)

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