La Nuova Sardegna

Mancate bonifiche alla Maddalena, il pm: archiviazione per Bertolaso

di Giampiero Cocco
Mancate bonifiche alla Maddalena, il pm: archiviazione per Bertolaso

Riccardo Rossi ha chiesto invece il giudizio per Angelo Balducci e Mauro Della Giovampaola

12 luglio 2014
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TEMPIO. L’ultimo atto giudiziario sulle mancate bonifiche dello specchio di mare davanti all’ex arsenale militare che avrebbe dovuto ospitare il G8 nell’isola di La Maddalena lo ha firmato, ieri mattina, l’ormai ex sostituto procuratore della Repubblica di Tempio Riccardo Rossi.

Il pm, nel sollecitare al gup l’archiviazione per l’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso, del capo struttura per il G8 Fabio De Santis e di Damiano Scarcella, un ricercatore assunto a tempo determinato dall’Icram, ha chiesto il rinvio a giudizio dei vertici della “Cricca della Ferratella” capitanata dall’ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, del suo braccio destro Mauro Della Giovampaola, dei responsabili delle imprese appaltanti e altre 12 persone, tutte indagate nell’ambito delle mancate bonifiche per il G8 maddalenino.

Guido Bertolaso, stando alle conclusioni del pm, non avrebbe responsabilità nello scempio ambientale perpetrato alla Maddalena in quanto «nella sua qualità di commissario straordinario per il coordinamento di tutte le attività legate alla attuazione di opere strutturali e infrastrutturali», aveva delegato ad soggetti diversi gli incarichi operativi, passati al vaglio anche economico di una commissione di collaudo che approvò quei lavori. Commissione di cui facevano parte il presidente Patrizio Cuccioletta, 70 anni di Roma, già magistrato delle acque di Venezia, arrestato per lo scandalo Mose e corso a patteggiare la pena davanti ai giudici; la segretaria generale dei lavori pubblici Valeria Olivieri, componente della commissione di collaudo, così come l’ingegnere catanese ma residente a Torino Giuseppe Andrea Ferro, e il segretario della commissione, Luciano Saltari.

I capi d’accusa sono diversificati a seconda del ruolo che ciascun indagato ricopriva in quella mangiatoia pubblica che si rivelò, agli occhi della magistratura italiana, il sistema gelatinoso che includeva anche il G8 maddalenino, costato all’Erario 420 milioni di euro. I reati vanno da demolizioni in assenza di sicurezza di alcuni moli, distrutti con cariche di esplosivo eccessive, al dragaggio ambientale dello specchio d’acqua antistante l’ex arsenale che ha causato un maggior danno ambientale all’ecosistema marino. Oltre all’inquinamento ambientale viene contestato agli indagati il falso in atti pubblici per aver attestato che venne bonificata l’intera area sottomarina con l’asportazione di 50 millimetri di fondale, dichiarando d’aver smaltito oltre 60 mila metri cubi di sedimenti contenenti idrocarburi ed altri agenti inquinanti in siti non localizzati.

Per tutte queste opere la struttura di missione per il G8, affidata a Mauro della Giovampaola, liquidò oltre 70 milioni di euro all’Ati (associazione temporanea di imprese) costituita per il lotto numero 7 (bonifiche) della quale facevano parte, tra le altre, la Cidonio Spa e la Giotto Scarl, due società i cui responsabili per il G8 maddalenino erano Osvaldo Mazzola, Matteo Canu, Marco Rinaldo (Cidonio Spa e Giotto Scarl), sottoposti ai controlli di Riccardo Miccichè (un ingegnere catanese specializzato come parrucchiere per signora) e di Ferdinando Fonti, responsabile del procedimento per il lotto 7 (bonifiche ex arsenale).

Gli ultimi due indagati sono Gian Michele Calvi, già componente la Commissione grandi rischi della protezione civile (alla Maddalena aveva l’incarico di soggetto attuatore dopo la defezione di Fabio de Santis) e Gianfranco Mascazzini, storico direttore generale del ministero dell’ambiente che, nell’isola, aveva l’incarico di «direttore generale qualità della vita del ministero dell’ambiente della tutela del territorio e del mare». Gianfranco Mascazzini finì in cella nel corso delle indagini sul versamento in mare del percolato dalle discariche di immondizia di Napoli.

L’indagine ha visto impegnati per due anni quattro consulenti d’ufficio guidati da Sandro Demuro, geologo dell’università di Cagliari, i carabinieri del Noe di Sassari comandati dal maggiore Umberto Rivetti, gli uomini della polizia giudiziaria della guardia costiera che hanno affiancato Riccardo Rossi in questi anni e i sommozzatori del 6° gruppo della guardia costiera di Cagliari e i loro colleghi del nucleo sommozzatori dei carabinieri, i quali hanno ispezionato i fondali rilevando l’altissimo tasso di inquinamento ancora presente.

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