La Nuova Sardegna

Dossier ambiente del Wwf, le mani sulle coste sarde: un saccheggio lungo 25 anni

di Pier Giorgio Pinna
Dossier ambiente del Wwf, le mani sulle coste sarde: un saccheggio lungo 25 anni

Record negativo in Italia: 95 zone di espansione sui litorali, colpiti siti d’interesse comunitario. Nel rapporto “Cemento coast to coast” il raffronto tra la grande bellezza di ieri e il disastro di oggi

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08 agosto 2014
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SASSARI. Un altro record negativo: costruito col cemento. Dal dossier del Wwf sulle coste emergono nuovi elementi di preoccupazione: la Sardegna è la regione dov’è stato consentito il maggior numero d’interventi di espansione edilizia, addirittura in 95 diverse aree. Si sono aperte le porte alle betoniere persino nei siti d’interesse comunitario (Sic) e in altri vicini sottoposti a tutela. Dal 1988 al 2013, in almeno una quindicina di zone, è nato di tutto. Case. Ville. Villaggi. Residence. Camping. Bungalow. Darsene. Impianti di depurazione. Parcheggi. I punti più colpiti? Le fasce sul mare e nell’immediato entroterra.

Report dettagliato. Il circostanziato lavoro del Wwf non entra nel merito delle autorizzazioni e delle licenze edilizie. Si presume sempre che tutte siano state rilasciate in maniera conforme alle leggi vigenti in ciascuno dei periodi esaminati. Ma il fenomeno appare proprio perciò più allarmante. Perché fa capire, a distanza di tempo, che cosa l’isola si sia giocata dal punto di vista del consumo dei soi pregiatissimi suoli.

Le scelte politiche. A suo tempo, un discorso tenuto talmente presente dall’ex governatore Renato Soru e dal suo assessore all’Urbanistica, Gianvalerio Sanna, da spingerli a dar vita nel 2006 al Piano paesaggistico regionale. Lo strumento che per la prima volta introduceva pesanti vincoli e rigidi divieti. Una programmazione, però, contestata con estrema decisione dai loro successori e da molti operatori economici. Sino ad abbracciare l’intero centrodestra. In testa l’ex presidente Ugo Cappellacci. Il quale, in chiusura di mandato, appena pochi mesi fa, aveva fatto approvare un nuovo Pps. Piano stavolta, e non solo per una legge del contrappasso, sottoposto al fuoco di fila serrato di parte del centrosinistra e di tutte le associazioni ambientaliste. Poi, addirittura, impugnato dal governo dinanzi alla Corte costituzionale a causa della mancata co-pianificazione degli interventi col ministero dei Nemi culturali. E sin dallo scorso marzo ridimensionato dal nuovo esecutivo di centrosinistra passato alla guida della Regione.

Le attese. Il dossier “Cemento coast to coast” arriva quindi in una fase delicata. Quella in cui si sta decidendo - dopo la cassazione della prima delibera sul Pps voluta da Cappellacci da parte della giunta Pigliaru - di procedere anche alla bocciatura della seconda. In piedi, dovrebbero restare solo alcune cartografie e qualche aggiornamento tecnico. Per portare a termine questi passaggi Francesco Pigliaru - che è stato assessore al Bilancio all’epoca di Soru -, attende che il governo nazionale ritiri la sua opposizione davanti alla Consulta. Nel frattempo, tra una marea di ricorsi e proteste, gli ecologisti sardi non hanno risparmiato rilievi critici anche alla nuova amministrazione sarda. Ma forse la polemica sarà presto superata grazie alle norme di salvaguardia del territorio in fase di ratifica finale.

Svolta. È comunque questa una delle ragioni per le quali il rapporto di 82 pagine che monitorizza la situazione ambientale in Italia sta raccogliendo così tanto interesse nell’isola. «Quella ‘Grande Bellezza’ che confina col mare è stata cancellata in più parti dal cemento», denunciano difatti i dirigenti dell’associazione. I quali hanno fatto certo un’attività meritoria restituendoci, con schede sintetiche e foto da satellitari a confronto, «l’immagine - come sottolineano - di un profilo fragile martoriato da tante ferite». Gli specialisti del Wwf si sono serviti di Google Earth per fornire un quadro sulla “trasformazione metropolitana delle coste”. E sono così riusciti a segnalare in tutta Italia «312 macro attività umane che hanno sottratto suolo per far spuntare dal 1988 a oggi centri turistici e commerciali, porti, strade, dighe e barriere che hanno alterato il profilo e il paesaggio facendo perdere la propria biodiversità al nostro patrimonio».

Conclusioni. Da qui il commento finale del presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi: «Non è unicamente natura cancellata, ma una ricchezza economica che sperperiamo e che solo una visione miope e scellerata può consentire. L’attenzione e la cura sono ancora più urgenti, sono scelte obbligate, se pensiamo a quanto impatto avrà il turismo nei prossimi anni sulle nostre coste». Parole che, nel caso della Sardegna, acquistano certo un significato particolare.

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