La Nuova Sardegna

padre morittu

«Non cali il silenzio sull’Aids»

di Luca Fiori
«Non cali il silenzio sull’Aids»

L’appello del fondatore della casa famiglia per ammalati

23 agosto 2014
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SASSARI. «Non lasciamo che cali il silenzio sul virus dell’Hiv. È importante non abbassare mai la guardia, perché la malattia non è sconfitta e non parlarne crea convinzioni sbagliate e pericolose».

Padre Salvatore Morittu, fondatore della comunità Mondo X e della Casa Famiglia Sant’Antonio Abate di Sassari (dal 1988 l’unica struttura presente nell’isola capace di accogliere persone malate di Aids e patologie correlate) è convinto che si debba riprendere a parlare molto di più dei rischi del virus. A trent’anni dalla comparsa della malattia in Sardegna (un ragazzo morto a S’Aspru), padre Salvatore fa un appello alle istituzioni perché si rinnovi l’opera di sensibilizzazione che fino a pochi anni fa coinvolgeva le scuole e la società civile. «Bisognerebbe partire dai servizi sociali di ogni singolo paese, anche del più piccolo - spiega Padre Morittu - è necessario che le informazioni sulla malattia continuino ad arrivare a tutti. Il silenzio che ha accompagnato gli ultimi anni - continua il sacerdote francescano - rispecchia una certa mentalità che vorrebbe tentare di minimizzare, quasi di negare l’esistenza del virus. Aver sentito parlare di cure o del fatto che il contagio è molto più frequente tra alcune categorie di persone ha comportato un abbassamento della guardia, come se il problema non ci fosse più. Come a dire - continua Salvatore Morittu - non se ne parla e dunque non esiste». Secondo i dati del Centro operativo Aids dell'Istituto superiore di Sanità, ogni anno ci sono in Italia circa 4mila nuove diagnosi di infezione da Hiv (3.800 nel 2012), una media di dieci ogni giorno. Ad aumentare il numero di casi sono i contagi che colpiscono le donne (il 21% del totale) e l'età in cui si scopre di essere malati (38 anni per gli uomini e 36 per le donne). Nell'80% dei casi il virus viene contratto per via sessuale, mentre stanno diminuendo le infezioni per consumo di sostanze per via endovenosa. «Bisogna tornare nelle scuole e parlare con i giovani dei rischi della malattia - aggiunge Morittu - ma soprattutto bisogna insegnare alle singole persone ad avere cura di se stessi e della propria salute. Oggi si vive la sessualità con atteggiamenti superficiali che portano a far perdere importanza a un gesto d’amore - continua il sacerdote - servirebbe un colpo d’ala delle nostre istituzioni che serva a ripristinare massicce campagne di informazione. Non ci vogliono grandi fondi - conclude Morittu - nell’isola abbiamo degli ottimi infettivologi e tante persone di buon senso che potrebbero contribuire a dare vita a una nuova opera di sensibilizzazione che raggiunga tutti i settori della società».

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