La Nuova Sardegna

Nel 1989 anche il padre Lio venne ucciso

di Francesco Pirisi
Nel 1989 anche il padre Lio venne ucciso

Dagli anni Ottanta numerosi assassinii, nessun colpevole. L’ultimo nel 2012, la vittima Antonello Arca

17 novembre 2014
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SILANUS. L'ultima volta che in paese le campane hanno suonato a morto per annunciare una scomparsa tragica è stata nel luglio del 2012. Avevano suonato per Antonello Arca, 37 anni, colpito a morte con una coltellata al cuore. Ma il collegamento più diretto con il delitto di ieri notte è con il padre della vittima: Pasqualino Cossu, noto Lio. Il 24 luglio 1989 sulle montagne del paese l’allevatore venne trucidato all'ingresso del suo ovile. I killer non gli diedero il tempo di scendere dalla macchina. Due fucilate al petto e il colpo di grazia alla testa. La scoperta del delitto venne fatta dalla moglie, che non vedendolo rientrare a casa per l'ora di pranzo andò a cercarlo sui monti del paese e trovò il cadavere. L’ultimo delitto è del luglio 2012 in piazza Itria, dove si era appena conclusa una serata folcloristica quando Antonello Arca, davanti al bancone della “barracca” dove erano rimasti gli ultimi avventori, era stato colpito con una pattadese dal giovane compaesano, Luca Virde, che si era dato alla latitanza per alcuni giorni. Ora è in carcere per scontare una condanna a 16 anni. Bisogna tornare indietro nel tempo per ricordare un delitto a Silanus. Al novembre del 2000 quando era stato assassinato Giovannico Uda, 62 anni. L’allevatore era stato colpito a morte nel suo ovile alla periferia di Macomer. Un omicidio che in paese era stato accolto con incredulità e stupore, Uda era benvoluto e stimato. Ma in passato a Silanus si sono verificati numerosi episodi di violenza e quasi sempre gli assassini sono rimasti impuniti. Per lo più omicidi maturati nell’ambiente agropastorale, causati da furti di bestiame, stragi e sgarrettamenti di pecore e di cavalli. Ma ci sono stati anche delitti legati ai pericolosi ambienti della malavita barbaricina, quella che negli anni Ottanta e Novanta gestiva i sequestri di persona e scriveva sentenze di morte in tutta la Barbagia. L'ultimo omicidio di un silanese risale al novembre del 1994. A San Teodoro venne ucciso Mario Domenico Giau, ritenuto un pezzo da novanta dalle forze dell'ordine perchè a conoscenza di numerosi segreti legati al mondo del crimine. Un personaggio di spicco della malavita barbaricina, temuto e rispettato anche oltre Tirreno. Quando i suoi assassini gli tesero l’imboscata nel villaggio sul mare in cui risiedeva, Mario Giau si stava occupando della liberazione della moglie del notaio Giuliani, che era da alcuni mesi in mano all'Anonima sequestri. Lo strano interessamento nel sequestro e gli altrettanto strani e mai spiegati rapporti con la malavita organizzata calabrese, pugliese e siciliana l’avevano portato alla morte in maniera strana e fuori dagli schemi in Sardegna: ucciso in pieno giorno nel giardino della villetta di San Teodoro a colpi di kalashnikov sotto gli occhi della compagna che non era stata neppure sfiorata dalla pioggia di piombo. Sulle spalle di Giau c’era stata anche una latitanza finita a Valenza Po, quando i carabinieri lo avevano sorpreso seduto al tavolino di un bar con un compaesano. Il 29 gennaio 1989, un'altra esecuzione. A cadere sotto i colpi di fucile fu un giovane allevatore: Michele Virde, 20 anni. L'imboscata fu tesa davanti alla casa dei suoi genitori, all'imbrunire. Virde aveva appena varcato il cancello con in mano una maschera di carnevale quando l'assassino lo eliminò con freddezza. Ma i fucili aveva tuonato anche in precedenza. A metà degli Anni Ottanta a Silanus si era scatenata anche una faida che vedeva contrapposte le famiglie Arca e Faedda. Il bilancio di quei nove mesi di incomprensibile guerra fu pesantissimo, tre morti ammazzati (Giovanni Arca, da una parte e Gianni Faedda e Giovanni Antonio Faedda, dall'altra) e un duplice tentativo di omicidio. Delitti rimasti impuniti, almeno dalla legge.

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