La Nuova Sardegna

Metalmeccanici, aziende mobilitate

di Alfredo Franchini
Metalmeccanici, aziende mobilitate

Nell’isola il settore ha perso 3mila occupati. Gli imprenditori: «Non vogliamo licenziare, ma occorre più flessibilità»

30 novembre 2014
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CAGLIARI. Gli imprenditori sardi del metalmeccanico si mobilitano: «Senza industria non c’è sviluppo», è lo slogan lanciato in occasione dell’iniziativa di mobilitazione promossa in tutta Italia dalla Federmeccanica, (Confindustria).

In Sardegna, il comparto occupa il venti per cento dei lavoratori dell’industria e negli ultimi anni ha perso 3.000 posti di lavoro concentrati soprattutto nel manifatturiero. L’iniziativa della Confindustria è stata presa qualche giorno dopo la grande manifestazione regionale dei lavoratori metalmeccanici, con tremila persone in piazza a Cagliari, a cui ha preso parte anche il leader della Fiom, Maurizio Landini. Due iniziative ben diverse ma che sono le facce della stessa medaglia.

«La crisi sta logorando il nostro sistema industriale e sociale», afferma Giampiero Salerno, presidente delle imprese meccaniche di Confindustria Nord Sardegna, «e le nostre aziende intendono lanciare un messaggio preciso: dobbiamo essere uniti per il rilancio in Sardegna. La metalmeccanica è il cuore dell’industria. Un messaggio importante perché avvertiamo un “sentimento” non positivo nei confronti dell’intero settore».

Confindustria da tempo - e a tutti i livelli - denuncia un clima di ostilità. E allo stesso tempo invoca che siano definite le linee di una politica industriale decisive per la crescita della Sardegna.

Per quanto riguarda i problemi specifici ci sono due temi preminenti: il rilancio della domanda interna e la creazione di un mercato del lavoro più efficiente. Un punto quest’ultimo che ha generato una contrapposizione netta tra sindacati e datori di lavoro. «Non chiamateci padroni perché non lo siamo», dicono gli imprenditori che spiegano così la richiesta: «Dobbiamo pensare al rinnovamento del sistema contrattuale», afferma Ugo Benedetti, presidente della sezione metalmeccanici della Confindustria meridionale dell’isola, «con particolare riferimento al collegamento dei salari alla produttività e ai diversi livelli di contrattazione».

Nel modello proposto dalla Federmeccanica, la persona resta al centro di un nuovo patto impresa-lavoro che vede il coinvolgimento e la motivazione delle risorse umane come elementi fondamentali per lo sviluppo dell’azienda. «Gli imprenditori non credono nei licenziamenti», è stato affermato nelle assemblee di Federmeccanica, «ma credono in un mercato del lavoro che realizzi una protezione dei dipendenti e favorisca, però, la mobilità senza elementi di rigidità».

A questo proposito, Giampiero Salerno spiega: «La burocrazia è diventata lo specchio di una società che blocca tutti, cittadini e imprese. Occorre liberare le risorse e attivare nuovi investimenti pubblici e privati. Vanno accelerate le procedure per l’apertura dei cantieri e vanno favorite le imprese che intendono innovare e rinnovarsi; solo così potranno essere generati quegli effetti moltiplicatori su consumi, ricchezza e occupazione».

Richieste e progetti che coinvolgono altri due grandi temi: la formazione, che dev’essere in linea con le nuove esigenze delle imprese, e poi l’eterno problema del credito.

«In Sardegna ci sono i presupposti per un’inversione di tendenza nel credito», afferma Salerno, «si tratta di fare in modo di trasferire sull’economia reale la liquidità disponibile trovando forme di garanzie per gli istituti, rafforzando il ruolo dei Consorzi fidi ma anche individuando strade differenti, anche con i privati, per quanto riguarda le forme di finanziamento alternative».

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