Sebastiano Satta, la voce della Barbagia
Celebrati i cento anni dalla morte del poeta-avvocato Le sue poesie e il sax di Murgia: così Nuoro l’ha ricordato
NUORO. «Quelli di Sebastiano Satta furono funerali di popolo, di un popolo che la narrazione del tempo racconta proveniente da tutti i paesi del circondario per un omaggio carico di dolore e rimpianto verso un grande che aveva sognato e cantato per il progresso della Sardegna», così ieri il sindaco Sandro Bianchi ha sintetizzato il grande amore, ricambiato, di Nuoro per il suo poeta. E ha poi continuato citando la cronaca di quei tempi fatta da Giovanni Pirodda: «Alla notizia della morte di Sebastiano Satta, pastori e banditi, e insieme a loro i contadini, scesero dai monti per accompagnarlo all'ultima dimora». Il sindaco ha anche ricordato la testimonianza diretta di Mario Ciusa Romagna: «Mio padre aveva preparato la bara di Sebastiano Satta, l'aveva foderata lui di rosso. Lo ricordo quel funerale, era il 1914, avevo cinque anni. Il popolo seguiva il feretro sulla salita del Corso Garibaldi e sembrava andasse verso qualche meta da cui non sarebbe più tornato».
Nuoro ieri ha celebrato con partecipazione sincera il suo poeta a cento anni dalla morte. Una serie di manifestazioni si sono snodate lungo l’arco della giornata, cominciate la mattina in cimitero davanti alla tomba del poeta e concluse in biblioteca dopo una visita e un concerto nella sua casa natale.
«Sono orgoglioso di essere il nipote di un uomo così amato. Oggi sto vivendo un’emozione fortissima»: così Massimo Satta, il nipote del poeta, arrivato dalla Toscana per partecipare alle celebrazioni del nonno. E si è commosso. C’era una piccola folla al cimitero, anche una rappresentanza di studenti per partecipare alla commemorazione. Aperta dalla lettura di due poesie di Sebastiano Satta, recitate dall’attore nuorese Gavino Poddighe e dal giornalista Paolo Pillonca. Poi, l’assessore comunale alla Cultura, Leonardo Moro, ha fatto una breve introduzione: «Perché Satta è così amato? Perché interpreta i sentimenti, le sofferenze e le rivendicazioni, spesso drammatiche di un popolo e ha interpretrato lo spirito combattivo del nuorese, la sensibilità verso il sociale e la cultura. L’affidamento alla parola, di cui ha fatto la sua arma, con la poesia e la pressione di avvocato, nei rapporti con la gente».
In mattinata, un’altra cerimonia si è svolta nel Liceo dedicato al vate dove è stato inaugurato un murale del grande artista Francesco Del Casino. Poi le letture dello studioso Annico Pau che ha raccontato la figura di Sebastiano Satta leggendo tre poesie inedite: “Io non ti chiederò nulla”, “XX Settembre” e “L'arrosto di Natale”. E poi, i virtuosismi del sassofonista Gavino Murgia, che hanno richiamato le voci trasfuse del canto a tenore. Trascinanti, come solo la ribellione del jazz può essere, talmente universali da ricordare vagamente le trifonie dei nomadi delle steppe. Forse sta in quel bis spontaneo il vero senso della giornata che, nel centenario della morte, gli studenti del Liceo hanno voluto dedicare al grande poeta. E così, esibizione dopo esibizione, poesia dopo poesia, si è fatta sempre più forte la convinzione che, quello dei ragazzi, sia stato l’omaggio che il grande vate nuorese avrebbe gradito di più. (red.nu.)