La Nuova Sardegna

Il premio Nobel Giorgio Parisi: «Così abbiamo analizzato i segreti dei voli degli storni»

Pier Giorgio Pinna
Storni in una foto di Mauro Sanna
Storni in una foto di Mauro Sanna

Riproproniamo una intervista pubblicata qualche tempo fa sulla Nuova Sardegna

04 dicembre 2014
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SASSARI. «Dopo gli storni analizzeremo nugoli di moscerini e banchi di pesci: vogliamo capire se alcune forme associative sono paragonabili a comportamenti dell'uomo, ad esempio nelle tendenze per l'abbigliamento». Zoologia e moda d'improvviso a braccetto, insomma: roba da non crederci. Ma Giorgio Parisi (neo premio Nobel per la fisica, ndr) è un moderno Leonardo da Vinci. Sbarlodisce. Intacca certezze apparenti. E va ascoltato sino in fondo. Fisico teorico tra i più autorevoli al mondo, è professore di teorie quantistiche all'università La Sapienza.

A suo tempo allievo di Nicola Cabibbo nel dipartimento che fu di Enrico Fermi ed Ettore Majorana, coordina lo studio internazionale che per la prima volta ha svelato i rebus delle acrobazie fatte all'unisono dagli storni. Otto mesi col naso all'insù sempre a rimirare le evoluzioni. Giorni interi di filmati per interpretarne i movimenti alla luce di leggi fisiche. Duecentomila fotografie. Ma, in fondo, solo l'ultima fatica per Parisi, una vita di scoperte su particelle elementari, sistemi disordinati, transizioni di fase e meccanica statistica. Con interessi che spaziano dalla biologia ai computer.

E una lunga serie di successi. Seguiti da una quantità di riconoscimenti: nel 1992 la Medaglia Boltzmann, nel '99 il Premio Dirac, nel 2002 la Medaglia Fermi, nel 2005 in Friuli il Nonino come «maestro italiano nel mondo» e il Dannie Heineman Prize for Mathematical Physics a Los Angeles, nel 2007 il Microsoft della Royal Society and Academie des Sciences. Cinquantanove anni, romano, il docente è accademico di Francia e dei Lincei. Ha scritto tre libri e vanta oltre 500 pubblicazioni su riviste internazionali. Tutto nonostante i finanziamenti pubblici col contagocce, come denunciato in una puntata tv di «Report». E tutto al di là delle recenti polemiche sulla visita di Benedetto XVI alla Sapienza che lo hanno visto tra i firmatari di una lettera nella quale si parlava di «evento incongruo» per le posizioni espresse dal papa su Galileo.

- Professor Parisi, di quali fondi ha beneficiato questo studio sugli storni che ha meritato la copertina della rivista Physics Today?
«È partito grazie a uno stanziamento europeo nel progetto Starflag: starlings in flight, ossia storni in volo».

- Quanti centri di ricerca ha coinvolto?
«Sette. Di cinque Paesi diversi: Francia, Olanda, Germania, Ungheria, Italia».

- E le persone interessate alle indagini?
«Una decina a Roma, una trentina all'estero».

- C'è stata una settorializzazione degli interventi?
«Ciascun centro si è occupato di situazioni specifiche. L'istituto di ornitologia tedesco, per esempio, potendo contare su una grande camera a vento lunga diverse decine di metri dove gli uccelli volano liberamente, ha seguito soprattutto queste osservazioni».

- Ci si è basati sull'elaborazione di particolari immagini.
«Per l'esattezza, immagini stereoscopiche ad alta definizione analizzate con tecniche ispirate ai metodi della fisica statistica».

- Quali i risultati?
«Ricostruire la posizione tridimensionale dei singoli individui nello stormo. Il che ha consentito di fare una scoperta imprevista, contraria a quanto si pensava finora».

- Cioè?
«Ogni singolo storno non interagisce con tutti gli altri individui a una certa distanza. Ciascuno tiene sotto controllo un numero fisso di suoi simili, 7-8, indipendentemente da quanto sono lontani: segue insomma un singolo spezzone del volo collettivo».

- Come mai?
«Forse un 'trucco" che permette agli uccelli di ricompattarsi molto rapidamente quando ci si deve disperdere a causa di un attacco».

- Nel mondo erano mai stati fatti esperimenti del genere in passato?
«Solamente con gruppi di 30-40 volatili. Noi abbiamo raccolto e analizzato dati che a volte hanno riguardato persino ottomila uccelli e stormi di oltre tremila esemplari. Significa un cambiamento di proporzioni e di rapporti».

- Perché le stesse regole dovrebbero valere per i pesci o i moscerini?
«Una volta costruiti i modelli delle interazioni tra gli storni, bisognerà comprendere se sono applicabili ad altri animali. Ma stiamo ancora vedendo come superare certe difficoltà tecniche: per esempio, dove sistemare le macchine per riprendere i moscerini o come fotografare i pesci»

- E per quanto riguarda i comportamenti umani?
«Com'è naturale, l'idea di fare analogie e stabilire possibili equivalenze va vista con equilibrio e cautele, magari più come una metafora. La questione, comunque, rimane quella di verificare se tecniche matematiche siano rappresentative di certi atteggiamenti».

- In che modo?
«Valutando se uomini e donne, in determinati casi, si muovono sulla base del comportamento dei vicini. Significativo potrebbe rivelarsi il trend con il quale i singoli si uniformano a una moda. Ma prima dovremo completare tutte le analisi sugli animali».

- Con quali strumenti, professor Parisi?
«Ora andremo avanti con altri fondi: proseguiremo lo studio già avviato nell'ambito dell'attività di ricerca scientifica ordinaria, con stanziamenti più piccoli».

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