La Nuova Sardegna

Scienza ed enologia

I Fenici bevevano il vino fatto dai Sardi

di Pasquale Porcu
I Fenici bevevano il vino fatto dai Sardi

Cannonau, oggi abbiamo le prove che non è di origine spagnola. Così sostiene Gianni Lovicu, ricercatore dell’Agris

04 aprile 2015
4 MINUTI DI LETTURA





Cannonau, Grenache, Garnacha: quanta confusione negli ultimi anni. E soprattutto: Cannonau importato dalla Spagna. Anzi no, totalmente autoctono. Ora, finalmente, con la relazione di Gianni Lovicu, ricercatore di Agris Sardegna, al convegno "Il Cannonau, il gusto di saper vivere", svoltosi pochi giorni fa nell'ambito della 49 esima edizione di Vinitaly, sono stato posti dei punti fermi non solo sul Cannonau ma, in generale, sull’origine del vino in Sardegna.

Per troppo tempo si è creduto che tutti i vitigni sardi fossero arrivati sull'isola da fuori. A importarli, secondo quella teoria, sarebbero stati nei diversi momento storici i Fenici, gli Spagnoli, i Crociati e chi più ne ha più ne metta. Una teoria, per decenni incontestata, secondo la quale la viticoltura e l'enologia erano nate in Asia Minore e da lì si erano diffuse in tutta l'area del Mediterraneo e non solo. Studi più approfonditi hanno poi preso in considerazione una più tagionevole ipotesi "multicentrica" basata anche sul fatto che alcuni vitigni di vitis vinifera altro non erano se non il frutto della evoluzione di vitis selvatica. Ipotesi che sono state verificate anche alla luce degli studi di genetica. Ritrovamenti di vinaccioli, ricerche storiche d'archivio e altri riscontri hanno portato poi a rivoluzionare le vecchie certezze (in realtà mai verificate scientificamente) per riscrivere una nuova storia che Gianni Lovicu ha brillantemente esposto al convegno di Verona.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.11176523:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.11176523:1653399817/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Sa Osa. Uno dei riferimenti più solidi sull'origine antiche della viticoltura sarda viene dagli scavi di Sa Osa nel comune di Cabras, dove da un pozzo è stato recuperato un ingente quantità di vinaccioli. Gli esami al carbonio14 hanno evidenziato che i vinaccioli trovati nello strato superficiale dello scavo mostravano una età che poteva essere datata a 8-900 anni avanti Cristo. Scavando in profondità lo stesso pozzo sono emersi altri vinaccioli di epoca più antica.

«L'elaborazione statistica – dice Lovicu – ha evidenziato che non ci sono differenze nella forma tra i vinaccioli dello strato più basso rispetto a quelli dello strato più superficiale. Quindi si può concludere che per 600 anni sono state coltivate le stesse varietà nella stessa area». In un pozzo, molto profondo e ancor oggi alimentato dalla falda idrica, riferisce uno degli archeologi che hanno lavorato allo scavo, Alessandro Usai, sono stati trovati «una gran quantità di recipienti ceramici ricomponibili e di materiali organici perfettamente conservati in quanto perennemente immersi nell'acqua di falda: frammenti di pesci, frammenti di legno e di sughero grezzo e lavorato, semi di uva, fico, cereali, legumi, probabilmente anche olivo e prugna. Il materiale ceramico si ascrive a una fase avanzata del Bronzo Recente. Due campioni di semi d'uva sono stati datati col radiocarbonio al periodo 1270-1150 a. C. (datazione calibrata a doppio sigma)». Questo significa, dunque, che già 1300 anni prima di Cristo i Sardi bevevano vino. «Anche se – sottolinea Lovicu – non siamo in grado di dire, con esattezza, di che tipo di vino si trattasse».

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.11176522:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.11176522:1653399817/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

La nave fenicia. Un altro importante riferimento citato da Lovicu riferisce del ritrovamento, nell'agosto 2014, di una nave fenicia affondata al largo di Malta e recuperata a 120 metri di profondità. Il relitto, ben conservato, risale a 700 anni avanti Cristo. Buona parte del carico, contenuto in anfore sarde del tipo Sant'Imbenia, portano le prove di come non solo i metalli ma anche gli alimenti e il vino viaggiasero dalla Sardegna verso il Nord Africa. Anche in questo caso non sappiamo che vino fosse, ma possiamo scommettere che il vino che bevevano i muratori che hanno costruito Cartagine proveniva dalla Sardegna.

Garnacha-Cannonau. Secondo molti autori, dice Lovicu, la prima citazione e la prima descrizione dell'uva Garnacha-Cannonau in Spagna è nella Obra de Agricoltura di Alonso de Herrera del 1513 che descrive un vitigno "aragones". Poiché "Tinto aragones" è uno degli altri nomi con cui Garnacha è conosciuto, oggi, in Spagna, de Herrera sta parlando di Garnacha? Pare che Garnacha derivi dall'italiano Vernaccia, vino bianco fino apprezzato durante il Medio Evo e in Rinascimento in tutta Europa e proveniente dall'Italia. Il termine Vernacha in Spagna si trova già nel 1300 mentre il termine Garnacha compare 300 anni dopo.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.11176520:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.11176520:1653399817/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Il vino Cannonau compare invece per la prima volta in un atto del notaio Bernardino Coni di Cagliari, il 21 ottobre 1549. Nel dizionario della Lingua Spagnola del 1714 viene citata, per la prima volta riferita a un vino "tinto", proprio il Garnacha. «Cioè – dice Gianni Lovicu – il Garnacha compare storicamente circa due secoli dopo il Cannonau». Gli studi condotti sul dna del Cannonau concorrono a confermare l’ipotesi che questo vino non abbia origini spagnole. C’è ancora qualcuno che sostiene il contrario?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Elezioni comunali

Le grandi città al voto tutti i nomi dei candidati

Le nostre iniziative