La Nuova Sardegna

Robin Hood abita in Costa

di Pasquale Porcu

Ricconi, megayacht e luoghi comuni: ieri un forum della Federagenti

09 maggio 2015
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di Pasquale Porcu

INVIATO A PORTO CERVO

«. Se non hanno pane perché non mangiano brioches?». Al termine del convegno “Yacht: il forum del lusso possibile. La sindrome di Robin Hood”, organizzato ieri al Centro congressi del Cervo Hotel di Porto Cervo dalla Federagenti, non è strano che venga in mente la celebre frase della regina Maria Antonietta. La Sardegna e il mondo del lusso sembrano non capirsi e non dialogano. Era già successo qualche anno fa quando il governatore Soru venne accusato di allontanare i grandi yacht dall’isola. E qualcuno dei relatori si è chiesto: «Ma che senso ha parlare del lusso in una regione che ha il record della disoccupazione?».

Già, che senso ha? Soprattutto se molti degli intervenuti hanno voluto dare una loro definizione della parola “lusso”. Ad esempio: fino a 8 anni fa – è stato detto – una barca da 30 metri veniva considerata lussuosa, oggi quella definizione spetta a imbarcazione come minimo superiori ai 70-100 metri. L’altra metà del tempo, una volta metabolizzati i sensi di colpa che qualcuno ha rischiato di avere, è stata più laicamente dedicata ai numeri e all’economia. «Proposte, proposte», sollecitava, invano, il moderatore, Maurizio Martinelli, conduttore del Tg2.

Non c’era Menenio Agrippa, ieri, ma qualcuno dei relatori ci è andato vicino: «Difficile spiegare a un cassintegrato che su quei maga yacht che vorremmo ospitare in Sardegna ci sono persone che possono spendere, senza tanti problemi, 20mila euro al giorno. Ma dobbiamo capire che quel signore con una maggiore capacità di spesa (guai a chiamarlo ricco!, ndr) genera una economia che alla fine darà dei vantaggi anche al disoccupato e al cassintegrato». «Un mega yacht da ottanta metri – ha spiegato serissimo Maurizio Martinelli – dà da mangiare a 250 famiglie. Se venissero in Italia quelle imbarcazioni lascerebbero nel nostro Paese il 10% del loro valore». E allora perché demonizzare il lusso?

Ma intanto: che cos’è il lusso? Per il sindaco di Arzachena «lusso è godere di un bel posto come Porto Cervo, ma lo è anche una passeggiata a piedi nudi in una bella spiaggia». Per Franco Mulas, area manager della Starwood, «il lusso è un segmento del mercato, ma anche creatività e benessere. E’ capacità di spesa, ma chissà quanto lavoro c’è dietro quel lusso...».

Gavino Sini, presidente della Camera di commercio di Sassari, ha riferito di una telefonata ricevuta mentre ieri mattina andava al convegno: «Stai andando ad un forum nel quale si cerca di spiegare ai poveri come aiutare i ricchi?». Chantal Montanarella, direttrice di De Grisogono Group ha invece voluto osare di più: «Il lusso – ha detto – è come Gesù Cristo, prende ai ricchi per dare a tutti. Certo io lavoro con i ricchi, ma se lavoro io lavora anche l’autista e il trasportatore. Oggi il lusso è il servizio che riesci a dare ai tuoi clienti. Porto Cervo è il top del lusso e dobbiamo conservarlo così».

Per Franco Cuccureddu, sindaco di Castelsardo e presidente della Rete sarda dei porti «il lusso, soprattutto di questi tempi, spesso garantisce la privacy, il silenzio e i ritmi lenti, con grande beneficio della qualità della vita». Per Giancarlo Acciaro, ex presidente regionale di Federagenti, «non dobbiamo pensare che il lusso sia una malattia», come purtroppo sembrano affermare, secondo lui, alcune leggi. E ha spiegato: «Dovremmo consentire a chi gira il mondo con un giga yacht di disporre di dieci mila euro. Ma anche cento mila euro, perché no? E invece anche lo scorso anno in Sardegna molti yacht sono stati perquisiti dalle forze dell’ordine perché la legge italiana non consente di disporre di somme superiori a 10 mila euro in contanti?» Un vero scandalo, no?

Renato Azara, presidente di Navigo Sardegna, ha raccontato come ha scoperto, da piccolo, «che i ricchi sono come noi». «Avevo 5 o 6 anni – ha detto Azara durante la tavola rotonda di ieri mattina – e mio padre, falegname, mi portava con sè quando lavorava nelle prime ville che si costruivano in Costa Smeralda. Ricordo che un giorno ho chiesto a babbo se anche i ricchi, come noi, andassero in bagno e facessero la pipì. Io ora vivo tra i ricchi. Ma ancora molti, troppi sardi percepiscono il lusso e i ricchi come un altro mondo. Ecco perché vorrei costruire un campo di golf a Pattada, perché quel paese non dista dalla Costa Smerlada cinquanta chilometri, ma anni luce. E poi basta con questa storia che chiamiamo i ricchi nababbi, sembrano di un altro mondo...». Che sfiga, poveri nababbi.

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