La Nuova Sardegna

SASSARI

Migranti a Palmadula, i ribelli si "arrendono" e nel centro torna la calma

di Andrea Massidda
Migranti a Palmadula, i ribelli si "arrendono" e nel centro torna la calma

Dopo due notti trascorse sul pullman quasi tutti i profughi hanno fatto rientro nella struttura. La solidarietà degli abitanti delle borgate

11 giugno 2015
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SASSARI. Dopo quarantotto ore ad alta tensione, con un gruppo di migranti asserragliati dentro i pullman e decisi a non accettare l’ospitalità nell’agriturismo di Palmadula trasformato in fretta e furia in un centro di accoglienza per profughi, mercoledì 11 a tarda sera la protesta dei giovani africani stava pian piano scemando. Tanto che intorno alle 22 l’emergenza poteva pressoché considerarsi conclusa.

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Passo indietro. Buona parte dei ribelli - complice la stanchezza, ma anche la linea inflessibile adottata dalla prefettura di Sassari - è infatti tornata sui propri passi (letteralmente) scegliendo di raggiungere a piedi o con i mezzi pubblici la borgata a quaranta chilometri dal capoluogo e di sistemarsi nella struttura che prima veniva rifiutata perché troppo isolata rispetto alla città. Un finale soft, dunque, anche se la giornata ha riservato non pochi momenti di agitazione. Per esempio quando verso le 11 del mattino i pullman della ditta “Sardabus” di Porto Torres hanno lasciato sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine il centro di Monte Allegru con a bordo lo zoccolo duro della rivolta. O quando alcune ambulanze del 118 si sono precipitate sempre lì a Palmadula per soccorrere due migranti che avvertivano forti dolori. Nulla di grave, per fortuna.

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Mediatori culturali. Fondamentale è stato l’arrivo nel centro di un staff di mediatori culturali guidati dall’egiziano Nabil El Meligi, presidente dell’associazione “Punto d’incontro”. Professionisti che con la loro esperienza sono riusciti in poche ore a far tornare la serenità tra i presenti e a supportare i titolari del residence nella gestione ottimale delle attività.

Ritorno alla normalità. Nel frattempo i lavori nell’ostello erano quasi terminati e già nel pomeriggio di mercoledì 21 l’aria che tirava da quelle parti era ben diversa da quella del giorno prima: docce calde e cibo per tutti, e persino una tazza di tè preparato secondo la tradizione egiziana. «Ora ci stiamo preoccupando di garantire le necessità primarie della nuova comunità - spiega Nabil El Meligi -, poi ci occuperemo anche di organizzare la giornata di questi ragazzi: corsi d’italiano, sport, e qualunque cosa in grado di far passare loro il tempo in maniera sana, anche perché la noia genera inevitabilmente litigi».

Visite mediche. Sempre mercoledìi pomeriggio il medico della Asl Nicola Grandi si è recato nel centro di Palmadula per visitare tutti i giovani migranti. «Fortunatamente - racconta - non ho riscontrato alcun patologia grave, si può dire che questi ragazzi stanno tutti abbastanza bene, salvo qualche bronchite che probabilmente hanno contratto durante il lungo viaggio in mare».

Solidarietà. Non pochi migranti alloggiati a nella struttura hanno poi scelto di andare a “esplorare” la campagna della Nurra. E la bella notizia è che la popolazione delle borgate - da La Corte a Campanedda - ha mostrato nei loro confronti grande solidarietà e simpatia. Tanto che intorno alcuni richiedenti asilo stavano rifocillandosi in un market gentilmente ospiti dei residenti. «Qui la gente è fatta così», dice Rita Angheleddu, che rappresenta Palmadula.

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Diritti e doveri. A fine serata una ventina di irriducibili che invece aveva ostinatamente raggiunto Porto Torres sui pullman si è presentata davanti alla questura di Sassari. E lì il dirigente dell’Ufficio immigrazione Giuseppe Rosa ha ricordato a tutti le regole che comunque devono rispettare i richiedenti asilo, pena la perdita di ogni diritto di accoglienza.

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