La Nuova Sardegna

E.On sigla il passaggio a Eph

di Gianni Bazzoni
E.On sigla il passaggio a Eph

L’accordo era slittato a causa dell’inchiesta della Procura sull’inquinamento

02 luglio 2015
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SASSARI. É stato definito ieri mattina l’accordo conclusivo tra la multinazionale E.On e la società ceca Eph per il passaggio delle centrali termoelettriche italiane del gruppo tedesco. Nel pacchetto anche il polo di Fiume Santo: proprio le vicende giudiziarie recenti - legate a una inchiesta della magistratura in materia di tutela ambientale - avevano fatto slittare di qualche settimana l’intesa finale che era fissata per il primo giugno. Non è stato reso noto il prezzo dell’operazione.

Nel complesso, vengono trasferite nella proprietà di Eph impianti con una capacità di generazione pari a 4500 megawatt, di cui circa 600 relativi alla centrale a carbone di Fiume Santo, e 3900 riferiti ad altre sei centrali a gas situate nella penisola e in Sicilia.

Daniel Kretnsky, presidente e co-proprietario di Eph ha dichiarato che «questa acquisizione è in linea con la nostra strategia di entrare nei mercati avanzati dell’Europa occidentale che non hanno sufficienti margini di riserva nella loro capacità installata, e pertanto stanno aderendo a un nuovo modello di mercato noto come “capacity model”».

Il manager, che è anche proprietario dal 2004 del glorioso club calcistico dello Sparta Praga, ha sottolineato che «Italia e Regno Unito sono i principali mercati che si trovano in questa situazione e il nostro interesse è focalizzato su di loro. Siamo anche consapevoli – ha proseguito – che il mercato italiano della generazione elettrica è sottoposto a una forte pressione economica, e che questa situazione non può mutare prima dell’implementazione del “capacity market”».

E a proposito del piano industriale, l’avvocato Kretinky ha spiegato «che tiene conto ovviamente di tale situazione: desidero ribadire che in Italia perseguiamo una strategia di lungo termine, focalizzata sullo sviluppo con interesse in nuove acquisizioni. Vogliamo proseguire la tradizione di successo di E.On nella produzione elettrica da fonti convenzionali in Italia, con una strategia basata sullo sviluppo di questi asset. Intendiamo lavorare in collaborazione con dipendenti, organizzazioni sindacali e gli altri stakeholder».

Segnali di pace, quindi, alla vigilia dell’ingresso negli impianti che sono stati di E.On, e c’è da dire che proprio nel nord Sardegna la multinazionale tedesca va via senza lasciare un buon ricordo. Anzi, accompagnata da contestazioni che hanno visto uno schieramento formato da lavoratori, sindacati e istituzioni pubbliche. Uno scontro durissimo, segnato anche da incidenti gravi con danni ambientali che hanno avuto conseguenze in sede giudiziaria. L’ultima inchiesta, per la verità, si è sgonfiata con il passare delle settimane e a pagare il conto, al momento, sono stati manager di secondo piano. Ora si tratta di vedere come si svilupperanno i rapporti tra i nuovi proprietari della centrale e il territorio e se verranno rispettati gli impegni sulla continuità occupazionale, la tutela ambientale e l’innovazione degli impianti.

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