La Nuova Sardegna

L’intervista

«Immaginazione e tecnologia, il magico mondo del cinema»

di Daniela Paba
«Immaginazione e tecnologia, il magico mondo del cinema»

Tommaso Ragnisco, origini sarde, è il progettista degli effetti speciali di Garrone: «Adattare un’opera come il “Racconto dei racconti” è stata una vera sfida»

04 agosto 2015
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“Il racconto dei racconti”, l’ultimo film di Matteo Garrone, è un’opera densa di effetti speciali, ideati e realizzati da Leonardo Cruciani, Gabriele Chiapponi e Tommaso Ragnisco per la società Makinarium. Sardo di origine (la madre è di Thiesi, in provincia di Sassari), diplomato in Industrial Design, Ragnisco è scultore, pittore, designer, truccatore, tecnico degli effetti speciali, scenografo. Invitato per un work-shop legato alla mostra “Il di/segno del cinema”, che alle macchine sceniche di Garrone dedica la sala più emozionante di Palazzo di città, racconta il lavoro di Makinarium come «un sistema di effetti speciali integrati iperrealisti, con lo scopo di realizzare il più possibile in scena, per dare un'emozione a chi guarda in camera ma anche agli attori che non devono più immaginare il drago che non c'è».

Quindi voi costruite materialmente il drago?

«Certo. Per la sequenza del film è stato costruito un drago di dodici metri, coerentemente con Basile, col teatro barocco e le sue macchine sceniche».

Come si trasforma un grande talento per il disegno in un lavoro prestigioso?

«Tutti noi abbiamo una formazione in diagonale dentro le arti. Non siamo solo disegnatori, ma anche scultori, progettisti, in parte tecnici. Consapevoli del fatto che il cinema è una delle arti più complesse, sapevamo di dover affrontare aspetti del disegno non solo artistici ma tecnici. Il disegno nasce libero per catturare l'emotività, ma viene canalizzato nel “come lo faccio” quasi automaticamente, mentre disegniamo. Ho cominciato a occuparmi di effetti speciali in modo individuale, ho prodotto i miei cortometraggi che hanno vinto premi come il Nastro d'argento e il David di Donatello. Ma per me era importante poter lavorare in un contesto creativo di alta qualità, che non s'incontra spesso per mancanza di una realtà industriale. Makinarium adotta il sistema delle Units americane: ci sono i film, si chiamano le persone, diventano un grande gruppo di lavoro. Il team di Makinarium dà il ruolo alle persone più adatte, rispetto ai soggetti cinematografici che arrivano. Il cinema è arte applicata e noi siamo artisti dedicati a quest'arte».

Lei ha realizzato un'app “cosmica” con i bambini di una scuola montessoriana...

Insegno in quella scuola, la stessa che ho frequentato da bambino. Ho proposto delle app educazionali e abbiamo inventato il marchio “Tabula Fabula”. L'educazione cosmica è una parte dell'educazione montessoriana avanguardistica per il senso di consapevolezza d'essere e appartenere: non siamo unici ma facciamo parte di un insieme. Ho preso le storie di Maria Montessori che riguardano l'educazione cosmica, le ho sceneggiate e le ho fatte disegnare ai bambini come facciamo a Makinarium. È nata così “The cosmic tale”».

Una domanda l’abbiamo fatta anche a Cruciani.

Come avete lavorato con Garrone?

«Garrone l'ho incontrato ai tempi di “Reality”. Stava pensando da tempo a una fiaba con l'archetipo della paura, del dolore della carne, in chiave pittorica del Seicento, col Barocco come pretesto trasversale visionario, quindi ci siamo trovati in sintonia. Mi ha affidato la parte visiva della sceneggiatura. Basile non è facilmente trasponibile in cinematografia, ma discutendo con gli sceneggiatori sul mondo visionario, le creature, le ambientazioni, con Makinarium che mette insieme artisti e free lance, siamo riusciti a formare la squadra giusta. In “Il racconto dei racconti” l'80% è rivisitato, perché al di là degli effetti abbiamo fatto i concept, cioè la direzione artistica della parte visiva per questo Tommaso mi ha seguito dall'inizio fino alle ultime elaborazioni digitali, una delle parti autoriali della parte visiva del film più a lungo tragitto»

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