La Nuova Sardegna

Emigrazione, le opportunità oltremare: un salto nel vuoto per non rinunciare ai propri sogni

I racconti di due giovani che sono andati via. La voglia di tornare a casa si scontra con le ambizioni

01 settembre 2015
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SASSARI. Guadagna 1400 euro mance comprese, serve ai tavolini di un bar e intanto mette da parte soldi e riordina le idee. Giacomo Cambus, 27 anni, in Germania ormai è di casa. A Marburg, 100 chilometri da Francoforte, ha vissuto otto mesi a cavallo tra il 2013 e il 2014. Poi è rientrato in Sardegna, nella sua Senorbì, per completare gli studi. Si è laureato a Cagliari, facoltà di Giurisprudenza, e ha subito rifatto la valigia. Destinazione ancora Marburg, ottantamila abitanti o poco più, celebre perché sede di una importante università e vari centri di ricerca tra cui la branca di microbiologia dell'Istituto Max Planck. «Il 40 per cento della popolazione è costituito da studenti», racconta Giacomo. Che nel grande campus ha deciso di tornare per mettersi alla prova. «È una sfida con me stesso – spiega – voglio continuare a studiare e specializzarmi per trovare in Germania quel lavoro che quasi certamente nell’isola non avrei». Ad aspettarlo per ora c’è il lavoro al bar, poi quasi certamente il trasferimento a Kassel, quasi 200mila abitanti, nell’area centro occidentale. «Lì studierò economia e diritto tributario, per questo devo mettere i soldi da parte. La sola laurea in giurisprudenza non basta neppure lì ma specializzandomi avrei molte più possibilità. La Sardegna mi manca per tanti motivi, anche per il cibo: qui fa quasi tutto abbastanza schifo. Tra pasta squagliatae sugo acido i primi 6 mesi ho perso 10 chili. Il cibo italiano se lo sognano». Ma per molte altre cose, per esempio l’evasione fiscale praticamente inesistente, «stanno cento passi avanti all’Italia».

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Se Giacomo per ora non pensa di rientrare in Sardegna, c’è chi invece è già tornato. Marco Sideri, 30 anni, esperienze all’estero ne ha fatte due. Dopo la laurea in Economia è partito per Manchester, Regno Unito. «Il master è durato un anno. Poi sono tornato alla base», racconta Marco. Un altro anno trascorso tra Ussaramanna, il suo paese, e Cagliari, tra contratti vari e parecchia precarietà. Poi l’occasione presa al volo, senza pensarci troppo per paura di cambiare idea: tirocinio di tre mesi alla Camera di Commercio, destinazione Adelaide, sud dell’Australia, un altro mondo. «La sede l’ho scelta io – dice Marco – ho pensato: in Australia o vai in viaggio di nozze o quando ti ricapita nella vita?». La borsa di studio di 1000 euro al mese, il tanto per vivere, e un’esperienza umana e professionale importante: «Curavo i rapporti commerciali tra aziende australiane e italiane, soprattutto nel settore dell’agroalimentare. Gestivo le pratiche di chi voleva esportare i prodotti o, dall’Italia, aprire un’attività in Australia. Qui c’è molta meno burocrazia, le imprese nascono in un giorno, non c’è un lungo elenco di autorizzazioni da ottenere. È più semplice inventarsi un lavoro». Anche gli stipendi sono molto più alti: «La vita costa il doppio rispetto all’Italia ma gli stipendi sono il triplo rispetto ai nostri: un cameriere può guadagnare 3500 euro». Anche il mondo della sanità è meno complicato: «Ho avuto bisogno di rivolgermi a un medico, ho speso circa 50 euro. Il giorno dopo sono andato in un ufficio simile alle nostre Asl e la somma mi è stata rimborsata allo sportello. Non credevo ai miei occhi».

Dopo i tre mesi Marco è tornato in Sardegna. Tre anni da ricercatore all’Università, poi la creazione di una start up che si occupa di statistica applicata, raccolta ed elaborazione dati. Va benino. Anche su un altro fronte: il 31 maggio Marco Sideri è diventato sindaco di Ussaramanna. E l’Australia? «Resta nel cuore, ma qui si sta meglio». (si.sa.)

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