La Nuova Sardegna

sanità

Taglio di esami e analisi “inutili”: camici bianchi sardi pronti allo sciopero

di Pier Giorgio Pinna
Taglio di esami e analisi “inutili”: camici bianchi sardi pronti allo sciopero

I medici contro il giro di vite del Governo: «Scelte sbagliate, sono altrove i veri sprechi». L’assessore Arru: «Prima vediamo il testo finale, è comunque un errore penalizzare una categoria»

25 settembre 2015
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SASSARI. Alta tensione e forti fibrillazioni: la Sardegna si unisce alla rivolta contro i tagli delle prescrizioni di esami e analisi. I medici di famiglia sono già sul piede di guerra, pronti agli scioperi: «Scelte inaccettabili», dicono. I sindacati dei sanitari minacciano azioni durissime: «Sono altrove i veri sprechi». E le associazioni dei malati vogliono veder chiaro su una svolta che minaccia di provocare penalizzazioni maggiori che in altre aree della penisola: «Ci potrebbe essere un effetto boomerang su patologie specifiche da noi più diffuse che altrove, come diabete, sclerosi, celiachia, anemie, favismo», sottolineano in molti. Perché a pagare le conseguenze del giro di vite saranno forse i pazienti colpiti da queste malattie e i loro familiari. Ma l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru, invita tutti alla cautela spiegando che sarà bene valutare il testo finale prima di dare giudizi affrettati.

Un passo indietro. Riandare a qualche settimana fa, sino alle strategie predisposte a Palazzo Chigi, quando da Roma sono partite le prime proteste, consente dunque di capire meglio l’intera situazione. Di fatto, sono tutti i camici bianchi, o quasi, ad alzare gli scudi contro il provvedimento allo studio del ministero della Salute per eliminare gli esami inutili. Misura che prevede una sanzione pecuniaria per i medici in caso di prescrizioni definite inappropriate. Un aggettivo, questo, su cui si sta scatenando una vera bagarre. «Chi stabilisce che cos’è appropriato e che cosa non lo è rispetto a ogni singolo ammalato?», si domandano in tanti anche nell’isola. Così l’altro ieri, all'indomani dell'incontro con Beatrice Lorenzin per un confronto sul documento, è stato annunciato uno sciopero nazionale. E questo nonostante il ministro si difenda precisando che nessuno ha aperto «la caccia al medico» e che eventuali multe sono previste solo di fronte a fatti provati.

La tabella di marcia. In realtà per la messa a punto dell’intervento normativo, che si tradurrà in un decreto, sono previsti ancora spazi di trattativa. Entro oggi i sindacati potranno presentare le loro osservazioni. E il Consiglio superiore di sanità fornirà ulteriori chiarimenti. Poi, il provvedimento passerà alla Conferenza Stato-Regioni. Ma i camici bianchi parlano comunque di una scelta sbagliata. Contro la quale, ricordano, «è già in atto una mobilitazione che potrebbe portare a un blocco di tutto il mondo della sanità». Perché, incalzano, «lo Stato in questo modo si sostituisce al giudizio del medico, assumendone le prerogative, a prescindere dal malato». Una lotta che si delinea durissima, quindi. Tanto che la Federazione degli Ordini professionali (Fnomceo) annuncia una manifestazione nazionale dell'intera categoria a novembre «per portare alla luce le enormi criticità del Servizio sanitario».

Realtà territoriali. L’intero pacchetto di riforme in questi giorni viene comunque discusso dappertutto. E in Sardegna le prime contestazioni sono in linea con le strategie di reazione già predisposte ovunque nel Paese. L’assessore regionale fa però una premessa: «Sappiamo che nella medicina moderna si fanno esami che non danno certezze. Per questo come giunta abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con l’associazione Slow Medicine per evitare cure che non servono». «Tuttavia non si devono togliere le responsabilità finali sulle valutazioni ai sanitari – precisa Arru, anche lui medico – Bisogna poi individuare con un lavoro congiunto le procedure più sicure per i cittadini: e farlo in un quadro inclusivo che veda partecipare le associazioni dei pazienti. È infatti sbagliato un contesto dove si pensi solo a sanzioni per via amministrativa. In altri termini: il medico non va lasciato solo».

Commenti. «Voglio proprio vedere chi mi dirà quel che devo o non devo fare», afferma Giovanni Sanna, per il Nord Sardegna segretario della Fmmg, la federazione dei medici di famiglia. Che aggiunge: «Sembra che noi passiamo le notti a sognare come prescrivere l’indomani una valanga di esami. La realtà è molto diversa. E, lo ripeto, i fiumi di denaro buttati via sono altrove. Per esempio, nelle mancate razionalizzazioni di reti ospedaliere tenute in piedi solo per interessi politici o clientelari e nel continuo rinvio dei provvedimenti per dare dignità ai lungodegenti che oggi sono costretti a venire ricoverati in reparti sempre intasati».
Attese e incertezze. In questo clima tutti respingono quel che per certi versi appare come l’ennesimo gioco al massacro. Con Giovanni Sanna che, in chiusura, rilancia le accuse: «In Italia i governatori delle Regioni sono gli ultimi che possono lamentarsi: finora sono loro che hanno consentito tantissimi sprechi».
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