La Nuova Sardegna

Sant’Antioco, da oggi una mostra a Roma

di Mariaelena Finessi
Sant’Antioco, da oggi una mostra a Roma

Il santo nero arrivò in Sardegna dalla Mauritania Cesarea: migrante ante litteram ora festeggiato da Papa Francesco

31 ottobre 2015
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ROMA. Ne ha fatta di strada, lasciandosi alle spalle l'allora Mauritania Cesarea, lembo di terra che si srotola tra gli attuali Marocco e Algeria. Ed ha solcato con mezzi più precari di oggi il mar Mediterraneo in un tempo, quello governato dall'imperatore Adriano (117-138) – e però così simile all'oggi –, in cui professare la fede cristiana voleva dire giocare d'azzardo con la propria vita.

Sant’Antioco, patrono e primo martire della Sardegna, è il migrante ante litteram: nordafricano, di pelle scura, fedele ad una religione minoritaria, e per questo torturato, ha un destino segnato: dovrà lasciare la terra natia. A dargli asilo sarà Sulci, una piccola isola (che poi prenderà il nome del santo sulcitano) collegata alla Sardegna tramite alcuni ponti così da permettere ai credenti, da Antioco avviati al culto cattolico, di raggiungerla con minori pericoli. Medico, la fama di questo amatissimo martire ha inizio sin dal suo arrivo in terra sarda, quando si sparge la voce delle guarigioni e dei miracoli da lui operati e, dunque, moltissimo tempo prima del ritrovamento delle sue reliquie nel 1615. A raccontarne il passato e soprattutto la sua straordinaria attualità – anche perché in questo 2015 papa Francesco ha indetto un giubileo per i 400 anni del fortunato ritrovamento delle spoglie – ci sarà una speciale mostra a Roma. Ospitata a Palazzo Valentini, l’esposizione resterà aperta da oggi fino all’8 novembre prima di iniziare il suo peregrinare lungo lo Stivale. Curatore dell'evento espositivo – che raccoglie trenta opera, di cui 12 sculture e 18 dipinti – è Roberto Lai, una vita spesa nella ricerca di documenti e testimonianze riguardanti la figura di Antiocu. Tra i capolavori presenti, una scultura di Marco Ferrigno che ha riprodotto – ispirandosi al recente ritrovamento del corpicino senza vita di un bimbo profugo – il santo nero che tiene in braccio un fanciullo. Degna di nota è poi la statua realizzata da Livio Scarpella che Bergoglio ha scelto come dono tra i tanti che gli erano stati offerti a Cagliari nel 2013. Un omaggio che la Santa Sede ha voluto fare ai sardi, concedendone l’esposizione al pubblico. Gli artisti hanno voluto rilanciare una iconografia del santo che lo vede in cerca di salvezza senza per questo mai rinnegare le proprie origini e il proprio credo religioso. È il concetto che Mario Corongiu, sindaco di Sant’Antioco – presente alla inaugurazione con il vescovo di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda – sintetizza con la legge fisica della “forza di richiamo”, quell'«Ut tensio, sic vis» (che significa “Come l'estensione, così la forza”) che fa si che in una molla in tensione, il richiamo al ritorno si misura nell'allungamento subito. Una “nostalgia” che i sardi migranti ben conoscono, tenendola inchiodata nel cuore, e che è proporzionale alla distanza percorsa dall'amata terra madre.

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