La Nuova Sardegna

Bollette da capogiro, parroci contro Abbanoa

di Silvia Sanna

Fatture da 40mila euro e depositi cauzionali da 1000 euro per locali inutilizzati L’avvocato: «Sollecitate anche somme prescritte, l’ente deve resettare tutto»

29 novembre 2015
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SASSARI. Prima il nome del Padre, poi la telefonata all’avvocato. Perché, di fronte a certe bollette, anche gli uomini di Chiesa perdono la pazienza. Soprattutto quando si scopre che il consumo certificato da Abbanoa, più che di una piccola parrocchia di quartiere, sembra essere quello di un condominio a moltissimi piani. Come a Badesi, dove il parroco non credeva ai suoi occhi di fronte alla bolletta da 42mila euro e spiccioli ricevuta a marzo. O a Bono, dove il parroco ha scoperto di dover pagare oltre 10mila euro per case parrocchiali disabitate e chiese che aprono solo una volta all’anno. L’elenco è lungo: in rivolta contro Abbanoa sono 45 parroci più i vescovi delle diocesi di Ozieri e Tempio-Ampurias. Tutti insieme, per l’ente gestore del servizio idrico, rappresentano 120 utenze e un conto a moltissimi zeri.

Il contenzioso. Inizia a gennaio, quando l’avvocato Damiano Nieddu spedisce le prime lettere ad Abbanoa. Al legale si sono rivolti i parroci, allarmati per le bollette altissime e per la possibilità di slacci in caso di mancato pagamento. L’avvocato di Nulvi studia con attenzione le singole situazioni e capisce che alla base ci sono errori comuni, commessi dall’ente gestore. «Innanzitutto – spiega – all’origine delle cifre così alte c’è la mancata lettura periodica dei contatori, che per legge deve essere eseguita ogni sei mesi. Nel caso di Badesi invece non veniva fatta dal 2006. E nel frattempo il contatore era stato cambiato senza informare il parroco. In moltissimi casi, poi, viene conteggiato per le case parrocchiali il deposito cauzionale che vale (ma dovrebbe essere modificato) solo per le chiese: 959,46 euro invece di 132. Infine, nel conteggio figurano in diversi casi somme prescritte, perché relative a consumi di più di cinque anni fa, dunque non esigibili, così come stabilisce la legge».

Acqua carissima. Settemila e cinquecento euro: questo l’importo della bolletta recapitata a maggio al parroco di San Paolo Apostolo a Olbia. Questo il costo dell’acqua consumata nei sei mesi precedenti. Il parroco ha subito pensato di trovarsi di fronte a un macroscopico errore, visto che nei precedenti bimestri l’importo fatturato superava a malapena i 40 euro. Alla lettera spedita dall’avvocato, nella quale si ipotizza la possibile manomissione del contatore, Abbanoa non ha risposto. «E non ha risposto neppure alle ripetute richieste di incontro per esaminare la situazione. I miei assistiti sono disponibili a pagare quanto dovuto dopo le opportune verifiche». Le generiche rassicurazioni sul fatto che gli importi relativi al deposito cauzionale sono sbagliati e non saranno conteggiati, «non sono sufficienti – aggiunge l’avvocato –. È necessario resettare tutto e partire da zero con nuove fatturazioni». Abbanoa infatti aveva comunicato che nel caso delle chiese la somma relativa al deposito sarebbe passata da 959 a 132 euro, mentre le case parrocchiali avrebbero pagato solo 16 euro. «Ma in assenza di garanzie messe nero su bianco, è evidente che i miei assistiti sono combattuti perché hanno paura di incorrere negli slacci per morosità».

Le richieste. Il legale sollecita un provvedimento di annullamento-revoca di tutte le richieste di pagamento, una verifica su tutte le utenze delle due diocesi per riclassificarle per tipologia e la sospensione di tutte le azioni di riscossione in attesa che tutto sia chiarito.

Niente avvocati. Ma c’è un altro aspetto che risulta abbastanza anomalo e rischia di complicare la situazione. «Abbanoa non riconosce all’avvocato il diritto-dovere di assistere un cliente», dice l’avvocato Nieddu. Ecco che cosa scrive l’ente gestore l’11 marzo 2015: «Le rammentiamo che le contestazioni riguardo le fatture e i relativi consumi devono essere formulate dal cliente, su apposito modulo predisposto dal gestore, pena esclusione delle stesse». Il legale dei parroci, che ha già trasmesso tutta la documentazione all’Antitrust, è pronto a inviare la nota anche alla procura di Cagliari e all’Ordine nazionale degli avvocati.

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