Emergenza idrica: la Regione investe oltre 130 milioni di euro
Invasi a secco nel nord dell’isola, interventi immediati. Maninchedda: al lavoro per un piano organico risolutivo
SASSARI. Il deserto avanza. Il clima folle manda sott’acqua in una notte l'Ogliastra e lascia il resto della Sardegna a secco. I bacini nel nord dell’isola sono tutti mezzo vuoti. L’autunno somiglia sempre più a una stagione secca. A Novembre e nel primo scorcio di dicembre ha piovuto pochissimo e ora è allarme.
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L’emergenza. La Regione è pronta a chiedere al governo lo Stato di emergenza se non dovesse arrivare un po’ di pioggia. Per ora non ci sono tutti i requisiti per avanzare la richiesta, ma si è sempre più vicini. «La stiamo valutando tutti insieme – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda –, la situazione dei bacini nel nord dell’isola è preoccupante». Novembre è scivolato con un ulteriore diminuzione delle risorse idriche. Persi altri 25 milioni di metri cubi. Le situazioni più gravi sono nel Coghinas in cui c’è solo il 33 per cento delle risorse idriche. Non va meglio nell’invaso del Liscia dove è rimasto solo il 34 per cento delle scorte idriche. Ma anche nel resto dell’isola c’ uno stato di preallerta nei bacini.
Gli interventi. Il primo intervento avrà già il via libera domani con la giunta che prevede lo stanziamento di 190 mila euro per creare un collegamento tra gli invasi del Lerno e di Sos Canales, che fanno parte del Coghinas. Ma Maninchedda non nasconde l’emergenza. «La situazione generale è complicata – spiega l’assessore –. Abbiamo investito cifre importanti, ma il punto di partenza è disastroso. Sul Liscia abbiamo investito 300mila euro per potenziare il potabilizzatore e i primi risultati si vedono. Ma è solo un primo parziale intervento. Le risorse messe in campo sono altissime. Non si erano mai viste, ma non bastano ancora. Basta vedere il tubo simbolo di Sassari. La Sardegna è piena di cose simili. Scelte del passato che Abbanoa ha ereditato».
Milioni per il sistema. «La Regione ha deciso di investire il 30 per cento del mutuo per le infrastrutture per il settore idrico e fognario. In tutto oltre 130 milioni. Ma posso dire che non basteranno. Ci vorrebbero almeno 400 milioni per risolvere buona parte delle emergenze idriche. E servirebbe un altro miliardo e 200 milioni per affrontare tutti i rischi del dissesto idrogeologico».
La proposta. Maninchedda apre il dibattito anche a una possibilità che una piccola parte delle quote di Abbanoa possano essere cedute a un fondo di investimento. Senza però che la Regione e i Comuni perdano il controllo della società idrica. «È chiaro che con l’ingresso di capitali privati si potrebbe trovare una soluzione agli interventi indispensabili per avere un sistema idrico efficiente – continua l’assessore –. Ma questo dovrebbe comportare solo la cessione di una piccola quota di capitale sociale, con la certezza che tutte le decisioni e gli indirizzi restino nelle mani degli attuali azionisti. Questo è indispensabile perché si possa anche iniziare a discutere di un’ipotesi simile. Il governo di Abbanoa dovrà sempre restare pubblico. Ma è evidente che le risorse per gli investimenti in questo momento sono esaurite. Anche perché lo Stato non versa un euro per tutto il sistema idrico».
L’eterna emergenza. Per ora non resta che affidarsi a una poco scientifica e tecnologica danza della pioggia. Con la speranza che non arrivi un altro nubfragio. Che travolge i centri abitati e lascia i bacini a secco. Gli stravolgimenti climatici sembrano già avere modificato nel profondo le condizioni idriche dell’isola. Pensata come regione siccitosa si trova ora ad avere un clima quasi tropicale con piogge violente e improvvise più dannose che benefiche. E soprattutto con un sistema di approvvigionamento idrico non modellato su questo tipo di clima.
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