Nuovo inceneritore nel Sassarese Ma può deciderlo solo la Regione
L’ipotesi prevista dal governo non viene esclusa ma si aspettano i dati completi sulla differenziata Discariche in via d’esaurimento, impossibile aprirne altre. Nel Nord dell’isola divampa la polemica
SASSARI. Nella classifica della Regione, assessorato all’Ambiente, l’ipotesi inceneritore sta al quinto posto. Dietro c’è solo lo smaltimento in discarica. Ma la possibilità, prevista dal governo nazionale, che nell’isola venga realizzato un terzo impianto per la combustione dei rifiuti – forse nel Sassarese –, non può essere esclusa a priori. E i motivi sono semplici. Primo: la raccolta differenziata ha superato il 51 per cento ma è ancora lontana da quel 65 per cento indicato dal ministero. Secondo: le discariche sono vicine all’esaurimento, Scala Erre (Sassari) ha un’autonomia di circa quattro anni, e l’Europa non autorizzerà l’apertura di nuove. Terzo: i due inceneritori isolani – Macchiareddu e Tossilo – saranno interessati a lavori di revamping (ristrutturazione). E durante l’intervento quello di Macomer non potrà bruciare i rifiuti indifferenziabili. Dove andranno? Ce n’è abbastanza per creare il panico. Soprattutto nel nord dell’isola, che dal punto di vista dell’inquinamento ha già pagato e continua a pagare un prezzo molto alto.
Il decreto. In origine erano 12 e tra le regioni coinvolte non c’era la Sardegna. Poi sono diventati 9 e nell’elenco è finita anche l’isola: nella bozza del decreto legislativo che attua le previsioni dello Sblocca Italia sugli inceneritori, c’è spazio anche per un terzo impianto in Sardegna. Che, se dovesse mai vedere la luce, potrebbe trovare posto nel Sassarese, probabilmente nella zona industriale di Porto Torres. Per sopperire alle difficoltà di smaltimento legate alla discarica di Scala Erre a un passo dall’esaurimento. È un tormentone da diversi anni, un argomento che ciclicamente si ripresenta e che di volta in volta viene affossato e archiviato a causa della rivolta popolare e dall’allarme inquinamento. In questo caso, la Regione per ora non nega né conferma: c’è prudenza, si attende di conoscere il quadro completo sulla situazione rifiuti per capire quali passi sia più conveniente compiere.
Il piano. La gestione dei rifiuti nell’isola occuperà un faldone di molte pagine. Il piano è in fase di elaborazione, secondo i progetti dovrebbe essere pronto entro breve tempo. Ma si conoscono già le linee guida, che si ispirano a un principio di economia circolare. Significa che il rifiuto può e deve essere rigenerato, riciclato, trasformato in qualcosa di diverso. In questo quadro nulla si butta via, tutto si riutilizza. Impossibile, in realtà. Perché gli obiettivi della Regione si scontrano con dati sulla raccolta differenziata ancora insufficienti. Lo dimostra anche la scelta compiuta dal governo, che nella seconda bozza del decreto ha escluso il Veneto che ha indicato un ambizioso 76 per cento come obiettivo di differenziata. Ecco perché nell’isola la possibilità di trasformare il rifiuto in energia attraverso la combustione, non può essere esclusa.
Gli scenari. L’assessore Spano non prende posizione. Dice solo che la realizzazione o meno del terzo impianto sarà decisa sulla base di quanto emergerà dal piano regionale dei rifiuti. Ma un aspetto è certo: l’ultima parola spetterà alla Regione, non potranno esserci imposizioni del Ministero. Il terzo inceneritore è una indicazione, non un diktat. Di sicuro c’è che l’impianto di Tossilo al momento funziona male e nei prossimi tre anni si fermerà. La rivolta dei comitati aveva indotto la maggioranza a fare marcia indietro sul progetto di realizzazione di un nuovo forno. Ora la rivolta potrebbe spostarsi in altre zone dell’isola.