La Nuova Sardegna

I militari sardi nei lager L’epopea dei fanti contadini

Le storie raccolte da Giacomo Mameli nel libro “La ghianda è una ciliegia» Memoria della guerra nel solco di “Quelli dalle labbra bianche” di Masala

26 gennaio 2016
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La prima edizione di “La ghianda è una ciliegia”, il libro di Giacomo Mameli è uscita nel 2006; nel 2007 ha vinto il premio nazionale per le letteratura “Giampiero Orsello” del Comune e della Provincia di Roma (presidente della giuria Sergio Zavoli). È alla sua quinta edizione, ha avuto 123 presentazioni (46 nella penisola). Nel libro Mameli dà voce ai ragazzi della seconda guerra mondiale, protagonisti di un’epopea tra le più tragiche della nostra storia contemporanea. Una galleria straordinaria di uomini e fatti.

“La ghianda è una ciliegia”: dalle università alle scuole dei paesi più piccoli in queste settimane per la Giornata della memoria. Che cosa rivela un interesse così vasto e capillare?

«Emerge una conoscenza più diffusa che nel passato. La Shoah, gli italiani e i sardi coinvolti nelle atrocità del nazismo vengono avvertiti come fatti di casa nostra. Prima era solo l’associazione dei partigiani Anpi a ricordare i crimini delle SS da Auschwitz a Dachau, da San Sabba alle Fose Ardeatine. Oggi celebrano la giornata della memoria molte scuole. Lo fanno amministrazioni comunali come Arborea, Nughedu san Nicolò, Osilo, Santulussurgiu. A Bortigali se ne parlerà nella grotta da dove, nel 1943, trasmetteva la Rai di Jader Jacobelli. Si muovono i giovani di Paulilatino. A Santa Maria Navarrese, con brani del mio romanzo, i parrocchiani hanno letto testi di Primo Levi, Elie Wiesel, Anna Frank, Hetty Hillesum. A Cagliari a ricordare i bombardamenti del 1943 e i lager è la Camera di commercio. Si stanno raccogliendo i frutti seminati da docenti che sanno vivere la contemporaneità».

La Sardegna non ha conosciuto la lotta partigiana, ma i militari sardi che tu racconti – ma anche altri, penso a "Quelli dalle labbra bianche" – hanno conservato una memoria preziosa.

«La memoria degli umili è sempre assente dai testi di storia. Brecht diceva che nessuno ha mai saputo del cuoco di Cesare. Il capolavoro di Francesco Masala fa scoprire una realtà mai rivelata. Esce nel 1962 per Feltrinelli ed è un successo sulla scia del libro di Giuseppe Bedeschi “Mille gavette di ghiaccio”. Nel 1995 lo pubblica Il Maestrale. La Sardegna protagonista della Grande Storia. Masala svela la seconda guerra mondiale come Lussu aveva raccontato la prima con “Un anno sull'altipiano”. Si è così diffuso il desiderio di sentire – casa per casa, paese per paese – testimonianze vive che non troviamo negli archivi ufficiali».

La memoria che tu porti alla luce è custodita dalle parole degli ultimi. Una memoria, potremmo dire, "dal basso". Poco adatta alle cerimonie commemorative e invece viva di piccole storie individuali a confronto con il mondo grande e terribile della Storia.

«Tolstoj invitava a raccontare i villaggi per conoscere il mondo. I soldati di Arasolè e di Perdasdefogu, i partigianos di Natalino Piras, vengono capiti da tutti. Quelle storie che sembrano piccole portano alla ribalta monumenti di umanità. Non è un gigante Mario Casu che, bocciato in seconda elementare, nel campo di prigionia in India studia l'inglese perché vuol parlare con Ghandi? E il soldato Pierino Monni che festeggia il Natale in Russia spaccando sulle pietre la borraccia di vino ghiacciato? E il centenario vivente Vittorio Palmas che racconta del massacro di tredici ragazzi o di una bilancia che per due chili – 37 anziché 35 – lo salva dalla camera a gas a Bergen Belsen? Non c’è commemorazione ma racconto. Arasolè e Foghesu hanno oggi i cronisti delle guerre di ieri».

La scuola può diventare un antidoto all’odio razziale che oggi in Europa torna a montare?

«Vanno certo rispettati i programmi ministeriali. Ma mezz'ora alla settimana la si può dedicare al narcotraffico, ad esempio, che non finisce con l'arresto del Chapo Guzmàn a Città del Messico. Si deve parlare dell’antica Mesopotamia, ma si può discutere in classe anche ma anche al terrorismo che oggi colpisce il cuore di Istanbul. Puoi ricordare Dario e Serse ma anche i siriani sotto assedio che muoiono di fame. Parli del nazismo analizzando nel 2016 le nuove destre francesi, tedesche, olandesi. Ed è più facile di ieri. La tecnologia aiuta a capire il mondo contemporaneo collegandolo alla storia che fu. Al liceo di Lanusei gli studenti hanno cominciato ad apprezzare “La divina commedia” quando un professore capace di comunicare ha animato – sullo schermo del computer – Dante e Beatrice, Paolo e Francesca. Altri insegnanti l'hanno fatto con Ulisse che incontra Nausica. Il ponte tra passato e presente va gettato collegando storia e cronaca, leggendo i giornali in classe, portando la realtà fra i banchi. Idem per “La giornata della memoria”, la lotta partigiana, l'Esodo di ieri e le grandi migrazioni di oggi o le disuguaglianze socioeconomiche che esplodono. La società si migliora a partire dalla scuola. A partire da quelle scuole dove in questi giorni si ricorda la Shoah». (cos.c.)

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