Aias, il pm va al riesame e chiede quattro arresti
Per la Procura i responsabili dei maltrattamenti non devono restare in libertà Randazzo dal Gip scarica le colpe sulla direttrice del centro di Decimomannu
CAGLIARI. La sospensione dal servizio non basta, per il pm Liliana Ledda almeno a quattro degli indagati per le violenze al centro Aias di Decimomannu è indispensabile imporre la custodia domiciliare. Il ricorso al tribunale del riesame è già partito e secondo indiscrezioni riguarda le posizioni considerate più critiche sul piano probatorio, gli indagati che direttamente o indirettamente sarebbero responsabili non solo di maltrattamenti ma anche di lesioni personali: sono il direttore amministrativo dei 42 centri Aias dell’isola Vittorio Randazzo, la dirigente amministrativa del centro di Decimomannu Sandra Murgia, l’infermiere professionale Roberto Cannavera e l’operatore socio sanitario Luigi Lobina. Se per la Procura Randazzo e Murgia devono fare i conti con la presunta colpa di aver chiuso un occhio sulle violenze e di non aver informato i familiari dei disabili mentali ricoverati nel centro Aias di quanto era accaduto in almeno alcune circostanze, Cannavera e Lobina sono accusati l’uno di aver preso a calci un paziente aggravando il suo stato di salute e l’altro di aver inferto pugni e schiaffi a un malato, provocandogli una tumefazione all’occhio destro. Si tratta di fatti già provati, grazie al sistema di telecamere installato nella struttura dai carabinieri della polizia giudiziaria coordinati dal colonnello Gavino Asquer e alle indagini dirette del maggiore Davide Colajanni: le immagini registrate il 9 agosto 2104 e il 2 aprile 2015 sono chiare e secondo la Procura mostrano Cannavera e Lobina nel pieno delle loro azioni punitive. Ora sarà il tribunale collegiale a decidere se i quattro indagati destinatari del ricorso potranno restare liberi o dovranno chiudersi in casa. Una decisione indipendente dall’esito degli esami di garanzia che si sono svolti ieri nell’ufficio del gip Giampaolo Casula, cinque ore trascorse a verbalizzare parole e silenzi in presenza del pm Ledda, titolare dell’inchiesta giudiziaria. Il calendario prevedeva l’esame dei primi sette indagati, gli altri dovranno presentarsi questa mattina ma lo scenario appare già piuttosto chiaro: Vittorio Randazzo ha preferito saltare l’esame del gip e per adesso ha riassunto la propria difesa in circa venti minuti di dichiarazioni spontanee, sotto la stretta vigilanza degli avvocati Leonardo Filippi e Denise Mirasola. La linea resta quella delle prime ore: Randazzo ha spiegato che ad ogni segnalazione di abuso sui pazienti sono sempre scattati provvedimenti disciplinari adeguati ai fatti riscontrati. Delle violenze avvenute a Decimomannu non sapeva nulla perché al suo ufficio non è mai arrivata alcuna segnalazione. Un’affermazione - confermata dai difensori - che sembrerebbe scaricare ogni responsabilità, sul piano della vigilanza, alla sola indagata che ieri mattina ha accettato l’interrogatorio, Sandra Murgia. Assistita dall’avvocato Pietro Loria, la responsabile del centro Aias di Decimomannu ha risposto a tutte le domande, respingendo con forza le accuse e prendendo le distanze dai maltrattamenti. Nessun dettaglio sulla tesi difensiva, secondo l’avvocato Loria «l’esame è stato positivo e ora il giudice ha in mano tutti gli elementi per decidere». La decisione, nel caso il legale avesse colto nel segno, sarebbe la revoca o la modifica della misura cautelare.
Solo pochi minuti per gli altri cinque indagati convocati ieri mattina all’ufficio del gip: si sono avvalsi della facoltà di non rispondere ed è scontato che la conseguenza sarà la permanenza della misura cautelare che li riguarda.
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