La Nuova Sardegna

Già scattata la caccia alla talpa

Stabile da poco ristrutturato: indagini su personale e ditte coinvolte nei lavori

02 marzo 2016
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SASSARI. Carte e persone. Gli investigatori della squadra mobile stanno cercando di mettere a fuoco gli elementi che possono risultare decisivi per dare una svolta a una indagine delicata e carica di difficoltà.

Uno degli aspetti presi in esame nelle ultime ore riguarda la struttura che ospita la sede della Mondialpol Sardegna e la cassaforte con il tesoro che ha richiamato l’attenzione dei banditi.

I lavori. Di recente l’edificio è stato interessato da una serie di lavori di ammodernamento e adeguamento: interventi che hanno coinvolto diverse persone al servizio di aziende specializzate. Una operazione tecnica attuata anche per elevare il livello di sicurezza.

Nessuno tra gli investigatori si sbilancia più di tanto, anzi si taglia corto sottolineando che «sono accertamenti di routine», ma a quanto pare sarebbe in atto una verifica serrata delle persone che hanno operato nella sede presa di mira dal commando, con definizione di ruoli e mansioni specifiche svolte durante il periodo lavorativo.

È facile immaginare che nell’ambito di una attività investigativa così complessa, chiarire quanto e cosa può sapere chi ha trascorso un certo periodo di tempo in una struttura dove vengono custoditi milioni di euro, non è un particolare secondario. Anche perché poi, ogni persona viene riferita ad altre, rapportata ai legami che ha nel territorio dove vive e dove coltiva amicizie e “collaborazioni”.

Insomma, sgombrare il campo da ogni dubbio. È questo uno degli aspetti del lavoro che la polizia sta sviluppando con una certa rapidità, forse anche per definire una mappa che può offrire indicazioni che - messe insieme ad altre - possono risultare più illuminanti.

Persone identificate. Un esempio è quello degli accertamenti e i controlli stradali riferiti ai giorni immediatamente precedenti all’assalto armato al bunker della Mondialpol. Si spulciano le banche dati, si verificano le persone identificate dalle forze dell’ordine nelle immediate vicinanze di Caniga, si studiano le immagini registrate dalle telecamere in giornate assolutamente normali, quando il passaggio (anche ripetuto) di qualcuno potrebbe non essere stato casuale.

In casa. Fuori e dentro. È chiaro che si guarda anche all’interno, non per cercare a tutti i costi qualcuno da coinvolgere e da colpevolizzare, ma semplicemente perché quando una banda così organizzata è a conoscenza di troppi particolari e dettagli su orari, cambi turno, consistenza del denaro custodito, allora è doveroso stabilire con assoluta certezza se il commando ha potuto contare su qualche “confidenza” interna. Ci vorrà tempo per concludere il lavoro, ed è questo forse l’aspetto più antipatico della vicenda, perché quando capita un fatto del genere «tutti si sentono ingiustamente sospettati». (g.b.)

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