Finanziaria al traguardo: oggi il voto finale dell’aula
L’assessore Paci: il governo potrebbe impugnare tre emendamenti approvati Scontro fra Deiana e le opposizioni su continuità territoriale e caso Ryanair
CAGLIARI. La Finanziaria è pronta per il voto finale: oggi. Per nulla appesantito dagli ozi pasquali, alla ripresa il Consiglio regionale ha approvato nove articoli in neanche quattro ore. Un record e stamattina chiuderà la partita con l’ultimo, il dodicesimo: l’entrata in vigore della Finanziaria 2016. È vero che il grosso del documento contabile (da non confondere con il bilancio della Regione) era stato licenziato prima di Pasqua tra sanità, enti locali, sociale e cultura. Restavano le briciole ma proprio una di queste, i trasporti, è stata sfruttata dall’opposizione di centrodestra per contestare all’assessore Massimo Deiana i buchi – l’accusa – nella continuità territoriale aerea, marittima e l’addio di Ryanair. Forza Italia, l’Udc e i Riformatori non si sono risparmiati: «Fallimento annunciato», oppure «sarà un’estate da incubo», o ancora «come non mai Alitalia e Tirrenia tengono sotto scacco la Sardegna». Deiana non s’è scomposto ed è rimasto sul tema della Finanziaria. Ha detto che con la vendita della Saremar alla Delcomar, il costo del trasporto per Carloforte e La Maddalena sarà a carico dello Stato: «Dal primo aprile risparmieremo 16 milioni e una parte di questi soldi serviranno per mettere al sicuro i lavoratori che non saranno imbarcati dalla nuova compagnia marittima». Tredici amministrativi dell’ex Saremar, ad esempio, sono stati trasferiti all’Arst. «Non lasceremo nessun contuso sulle banchine», ha detto ancora Deiana, per aggiungere: «Con la privatizzazione saranno più vantaggiose le tariffe anche per i non residenti». Subito dopo è passato l’emendamento che azzera i debiti della Regione verso le aziende di trasporto locale di Sassari, Olbia e Nuoro.
Porti. Come annunciato, la Finanziaria ha certificato anche il ritorno dell’Iva al 10 per cento (non più al 22) per quei porti in cui è previsto il pernottamento in barca dei diportisti. A proporre l’emendamento è stato il Centro democratico ed è passato a larga maggioranza, nonostante i Riformatori abbiano criticato il fatto che «i marina resort in Sardegna non sono classificati». La replica è stata: «Basterà una delibera di Giunta per evitare ogni confusione», ha detto l’assessore al Turismo Francesco Morandi.
Black list. La Regione non accetterà più rapporti finanziari con le banche e gli intermediari che, negli ultimi dieci anni, hanno «tenuto un comportamento sleale, ad esempio fideiussioni non onorate, nei confronti della stessa Regione, enti e società partecipate».
Il contorno. La Finanziaria è zeppa anche di piccole norme più o meno sconosciute ai più. Come i 20 milioni per mettere in sicurezza il fondo di quiescenza, previdenza e assistenza a favore dei dipendenti regionali, che hanno un trattamento migliore rispetto al resto del mondo. Anche i lavoratori dell’Ente foreste, destinati a passare alla prossima Agenzia Forestas, potranno sperare di avere il loro rinnovo del contratto fermo da anni.
Usi civici. Un passo indietro per raccogliere la denuncia degli ambientalisti del Gruppo d’intervento giuridico. Secondo loro, un emendamento approvato la settimana scorsa di fatto avrebbe «aperto le porte a una svendita permanente, senza nessuna vergogna, dei terreni a uso civico». In un comunicato, protestano per il fatto che «siano stati riaperti fino al 2018 i tempi in cui i Comuni potranno chiedere una nuova classificazione degli stessi terreni» che, a quel punto, «non saranno più nella disponibilità della collettività». Per gli ambientalisti «il danno sarà enorme»
Tre rischi. La Finanziaria rischia però di essere già zoppa. Nel dibattito l’assessore al Bilancio Raffaele Paci ha detto che il Governo potrebbe impugnare tre emendamenti approvati nonostante il suo parere contrario. Il primo: non potranno essere pignorati dai creditori i finanziamenti pubblici concessi ai Consorzi di bonifica. Il secondo: non potranno essere puniti i Comuni che sforano il patto di stabilità. Il terzo: il passaggio diretto ancora ai Comuni dei beni dismessi dalla Regione e dallo Stato. (ua)