La Nuova Sardegna

La commissione al lavoro: a maggio il primo bilancio

di Alessandro Pirina
La commissione al lavoro: a maggio il primo bilancio

Il presidente Lai (Pd): contatti con gli Usa per arrivare finalmente alla verità A Livorno la cerimonia per ricordare le 140 vittime del traghetto per Olbia

11 aprile 2016
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SASSARI. Spiragli di verità sulla tragedia della Moby Prince. Il muro di gomma eretto intorno alla più grande strage della marineria civile italiana sembra mostrare qualche crepa. Di questo ne è convinto Silvio Lai, presidente della commissione d’inchiesta sulle cause del disastro della nave. Ieri ricorreva il 25esimo anniversario della tragedia e Livorno si è fermata per ricordare quei140 nomi che la notte del 10 aprile 1991 salirono a bordo della Moby Prince per raggiungere Olbia. 75 passeggeri e 65 membri dell’equipaggio che non arrivarono mai a destinazione perché la nave entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo. Un incidente che a distanza di 25 anni è ancora avvolto nel mistero. E quella voglia di verità mai soddisfatta è stata al centro della giornata del ricordo. Una richiesta che è stata recepita trasversalmente da tutto il mondo politico con l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro. Ed è proprio dal suo presidente, il senatore Pd Silvio Lai, che ieri sono arrivati primi segnali rassicuranti sulla caccia alla verità.

Primo bilancio. «Penso che entro un mese riusciremo a presentare al Parlamento una nostra prima relazione di metà mandato che raccoglierà il lavoro svolto finora – afferma Lai, che ieri a Livorno è stato inviato dal presidente Pietro Grasso in rappresentanza del Senato –. È stata avviata un'interlocuzione con gli Usa con la disponibilità dei due governi di avere maggiori informazioni possibili. In particolare abbiamo chiesto agli Stati Uniti di fornirci tutti i documenti relativi ai giorni antecedenti il 10 aprile 1991 fino a quelli immediatamente successivi riguardanti il porto di Livorno. È chiaro che quelli più importanti riguardano le registrazioni radar e le immagini satellitari».

Tempi di sopravvivenza. Uno dei punti più controversi della vicenda Moby Prince riguarda i tempi di sopravvivenza all’interno della nave. Per i periti del tribunale la vita dei passeggeri non durò oltre i 20 minuti, mentre per gli esperti delle parti civili andò avanti per ore. «Dai nostri primi riscontri – aggiunge Lai – sembra che i tempi siano stati ben diversi e superiori rispetto a quanto accertato finita e ciò ribalterebbe il giudizio dell'equipaggio del traghetto, perché se venisse confermata il tempo di vita più lungo a bordo saremmo in presenza di eroi che hanno fatto di tutto per salvare i passeggeri in attesa dell'arrivo dei soccorsi. Noi lavoriamo con determinazione affinché questo sia l'ultimo anniversario della Moby Prince senza la verità. Ci aspetta un lavoro ancora molto intenso e con tanti interrogativi a cui dare risposta. Utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione e il massimo supporto da parte delle istituzioni italiane e straniere che sono in parte coinvolte. Ci aspettiamo la stessa encomiabile severità che il nostro Governo sta dimostrando sul caso Regeni anche quando servirà per ottenere la collaborazione di altri Paesi».

Il tweet di Grasso. «25 anni dopo spero che la commissione d’inchiesta aiuti a conoscere tutta la verità», ha scritto su Twitter il presidente del Senato, Pietro Grasso, che poi ha aggiunto su Facebook: «Da 25 anni 140 famiglie si battono per sapere come andarono veramente le cose quella sera del 10 aprile 1991».

Interventi bipartisan. La richiesta di verità ha unito tutti i partiti. «Noi continuiamo ostinatamente a chiamarla strage e non tragedia – ha affermato il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, del M5S –. Oggi dopo 25 anni finalmente nutriamo la speranza di sapere il perché». «La tragedia della Moby Prince è una delle pagine più buie della marineria italiana, oscurata da troppe omissioni, silenzi e ancora da una mancata giustizia – ha aggiunto la deputata Deborah Bergamini, Forza Italia –. La politica ha l'obbligo di percorrere tutte le strade fino a quando non verrà accertata tutta la verità e le conseguenti responsabilità».

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