La Nuova Sardegna

Soru: «Ho deciso di non votare»

di Silvia Sanna
Soru: «Ho deciso di non votare»

Il segretario del Pd critica il test «inutile» e i promotori «in cerca di visibilità»

18 aprile 2016
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SASSARI. Lontano dall’urna, per la prima volta nella sua vita. Un’astensione «convinta» quella del segretario regionale del Pd Renato Soru, per manifestare «il mio fastidio nei confronti di un referendum inutile e sbagliato. Non sono andato a votare perché il quesito non meritava che lo facessi. Io, che sono un ambientalista convinto e insieme al Pd voglio accelerare il processo verso il Carbon free, con l’energia prodotta per l’80% da fonti rinnovabili entro il 2040, ho scelto di stare a casa».

«Quesito inutile». Pochi minuti dopo le 23, quando è chiaro che il quorum non sarà raggiunto, Renato Soru ribadisce il suo no alle trivelle ma sottolinea che «questo referendum non riguardava le trivelle, perché tutti sanno che le nuove perforazioni sono vietate. La chiamata alle urne per 47 milioni di italiani si è trasformata in una sorta di esame per il governo nazionale. Negli ultimi giorni ho notato il coagularsi di un certo malumore. Per questo i primi dati sull’affluenza, quelli delle 12, mi hanno sorpreso: erano veramente bassi. Alla fine il governo viene fuori rinforzato. Significa che gli italiani hanno ragionato».

«Ricerca di visibilità». Il giudizio del segretario Pd è severo nei confronti dei promotori del referendum. Neanche una parola su Ganau, il presidente del consiglio regionale che ha portato avanti la battaglia dall’inizio. «Dico solo che qualcuno, da Emiliano in poi, ha utilizzato l’argomento in maniera strumentale per ottenere visibilità – dice Soru –. E aggiungo con rammarico che che per la prima volta in 70 anni due pezzi dello Stato – il governo centrale e le regioni – non sono stati capaci di rispettare il principio della leale collaborazione trovando l’accordo nella sede preposta, cioè la Conferenza Stato-Regioni». Eppure, secondo Soru, la spaccatura si poteva evitare. Ma è mancata la volontà politica. «Io capisco le buone intenzioni iniziali, la volontà di dare un segnale forte dal punto di vista ambientale. Ma a un certo punto il referendum si è svuotato di contenuti».

Quale energia. Soru fa riferimento ai paletti imposti dal governo nazionale, che il comitato referendario ha ritenuto non sufficienti, in particolare sull’aspetto specifico della durata e possibile rinnovo delle concessioni. «Le fonti fossili sono ancora necessarie. Quindi che senso avrebbe avuto bloccare le attuali concessioni per le trivellazioni in mare? – domanda Soru –. Se avesse vinto il “sì” il nostro Paese sarebbe stato costretto a utilizzare i giacimenti fossili della Libia e dell’Algeria. Dove il rispetto ambientale è certamente inferiore rispetto a quello garantito in Italia – aggiunge il segretario del Pd – dove gli standard di sicurezza sono altissimi. E c’è un punto fondamentale sul quale i promotori del referendum hanno glissato: le concessioni potranno essere rinnovate solo se sarà garantita totale salvaguardia ambientale».

L’astensionismo. «È stata una mia scelta. Non ho consigliato a nessuno cosa fare. Nell’ultima assemblea del Pd è stata lasciata libertà di voto e di coscienza. No n andare a votare – spiega il segretario del Pd – soprattutto per chi fa politica non è mai una decisione facile. Ma io credo che i nostri Costituenti non si siano distratti quando per i referendum hanno introdotto il quorum, significa che hanno voluto valorizzare il Parlamento, i rappresentanti eletti dal popolo. Così hanno ragionato anche illustri costituzionalisti come Zagrebelsky e Rodotà. Io ho seguito questa strada, perché ho pensato che fosse il modo migliore per esprimere tutto il mio dissenso».

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