Mater Olbia, primi reparti entro quest'anno
Spazi ampi, colori pastello, tanta luce. La hall di quella che diventerà una cittadella della salute di 70 ettari si mostra per la prima volta. Ieri la visita del presidente della Regione Francesco Pigliaru con il ceo della Qatar Foundation. Nel 2017 l'ospedale sarà completo e funzionante
OLBIA. Spazi ampi, colori pastello, tanta luce. La hall del Mater Olbia si spalanca come uno scrigno e si mostra per la prima volta. A colpire è una parete verticale. Sembra un tappeto sintetico. Invece è vegetazione verde che viene innaffiata con un sistema innovativo. Rashid Al Naimi, il Ceo di Qatar Foundation guarda stupito, a bocca aperta, mentre gli spiegano tutta la questione, compreso il costo abbastanza elevato di questo sfizio. Sorride, l’uomo d’affari qatarino. Del resto i soldi non sembrano essere un problema per lo stato affacciato sul Golfo Persico. No, al Qatar interessa il prestigio. Al Naimi, infatti, quando gli chiedono se ha mai pensato di mollare la presa, viste le mille difficoltà frapposte per far progredire i lavori del Mater, lui serafico fa sapere che no, assolutamente. Mai pensato. È stata più forte la fiducia verso l’interlocutore Regione Sardegna. Al suo fianco, sorride Francesco Pigliaru, che incassa soddisfatto i complimenti.
La visita. La visita al cantiere del Mater Olbia, finalmente aperto alla stampa, è iniziata però con l’applauso dei lavoratori all’ingresso dell’ospedale. A far da cicerone il manager di Qatar Foundation Lucio Rispo. Poi per i due ospiti d’onore, Al Naimi e Francesco Pigliaru, insieme al presidente della general electric Europa Marco Campione, all’assessore regionale alla sanità Luigi Arru, il sindaco Gianni Giovannelli, e tutti gli altri, compresi i giornalisti e gli “imbucati” c’è stato un primo step: la visita della hall e delle zone collegate. All’ingresso il soffitto è trasparente, sulle pareti i colori azzurro e verde pastello. Ai lati di quell’area, i colori arancione, ruggine, giallo, trionfano, ci sono le stanze che verranno destinate agli uffici amministrativi. Tutto è pronto, comprese le spine della corrente e gli attacchi per le linee dati e i telefoni.
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Il secondo step è invece dedicato solo alle autorità. Pigliaru e Al Naimi vengono caricati in un ascensore. Pigliaru prima di salire scherza: «Chissà, magari questa roba si blocca». «Beh, presidente – replica un giornalista – anche questa sarebbe una notizia...». Comunque i “big” salgono ai piani superiori. Visitano il terzo piano, quello che ospiterà la pediatria. Visitano anche una bella stanza che verrà adibita alla sala giochi per i bambini. Poi si sale al quinto, dove i lavori fervono. Da lì si gode un panorama fantastico sul mare. Infine la discesa al secondo piano, dove verranno allocati i laboratori. Quindi il ritorno nella hall, dove si parla della collaborazione con General Electric, prima del rompete le righe. I giornalisti se ne vanno e gli ospiti pranzano all’interno della struttura, al fianco mangiano anche gli operai. Il menu prevede come piatto forte l’agnello, cucinato poco prima col metodo tradizionale dei pastori: spiedi in verticale davanti alla brace.
Il passato e il futuro. Il passato, spifferato sotto voce da qualcuno che ha iniziato a lavorare nel cantiere un anno fa, è che la situazione interna dell’ex San Raffaele fosse disastrosa. Ora, con lavori accelerati grazie alla presenza di 200 operai, va avanti a tappe forzate. Per questo, finalmente, Lucio Rispo può snocciolare un più sicuro cronoprogramma. Apertura dei primi reparti a fine anno, telemedicina quasi subito operativa, e poi nell’arco del 2017 l’apertura degli altri reparti. Val la pena ricordare che ci saranno specialità importanti, a colmare un gap che ora la Sardegna soffre: pediatria, oncologia, diabetologia, neurochirurgia, oculistica e medicina dello sport. Ma anche ricerca. Con la collaborazione di esperti di fama internazionale e la rete di collegamenti con ospedali di alto livello sparsi nel mondo.
Il progetto. Ma l’ospedale sarà sì l’eccellenza del progetto, ma anche la punta di un gigantesco iceberg. Una cittadella della salute e della scienza, estesa su 70 ettari, che diventerà un esempio non solo in Europa ma in tutto il vecchio continente. Nei giorni scorsi ricordiamo che è stata firmata la convenzione fra il comune e la società proprietaria della struttura, la Sardinia Healthcare and research properties, per la costruzione delle altre opere che affiancheranno il corpo principale su 40 ettari: centro riabilitativo, camera mortuaria, e altri due blocchi: uno comprende 4 edifici intorno in cui saranno ospitati un hotel, un centro congressi, uno di ricerca, e la scuola per infermieri e la residenza dei medici; l'altro la pista e un edificio per l'ippoterapia.
Per quanto riguarda il terreno a fianco, che si estende invece su 30 ettari, un anno fa il consiglio comunale aveva classificato nel piano di fabbricazione l’area Ah (zona per strutture sanitarie e ospedaliere), tagliando ogni e possibile illazione su eventuali obiettivi speculativi. Non si sa ancora cosa verrà costruito, ma tutto sarà legato alla medicina, alla riabilitazione, al benessere e allo sport. Tanto che potrebbe sorgere anche un campo di calcio, per ospitare il ritiro di grandi squadre internazionali. Per ora un sogno, che potrebbe però diventare realtà.