Stop al far west di camere e b&b, una nuova legge in Regione
L’assessore Francesco Morandi: «Solo con norme certe si può provare a destagionalizzare». Federalberghi: «Sì alla concorrenza, ma basta con gli irregolari. Tutti lavorino come imprenditori»
SASSARI. Dentro il far west delle stelle degli hotel. Il sistema di classificazione degli alberghi è fermo a una legge regionale del 1984. Scritta prima dei voli low cost, dell’arrivo di Internet, dell’era digitale, della sharing economy, della moltiplicazione dei bed&breakfast. Una legge vecchia di 32 anni, analogica, impossibile da utilizzare per tenere in ordine il sistema dell’accoglienza. Pensare di fare turismo con una simile legge è un po’ come voler fare un gran premio di Formula uno con una macchina del 1984.
La Regione. L’assessore al Turismo Francesco Morandi aveva messo la creazione di una nuova legge in cima alla lista delle priorità. L’ha presentata in giunta a ottobre del 2014. È ancora sul tavolo del governatore Francesco Pigliaru. In questi mesi in commissione sono arrivate altre proposte di legge. Una decina, l’ultima è del Pd. Tutte hanno come filo rosso la riforma delle vecchie regole. «Credo che in queste settimane si riprenda il discorso proprio su questo tema –spiega Morandi –. Avevo presentato una proposta che avevamo elaborato in collaborazione con chi lavora nel settore del turismo».
I numeri. «La nuova legge è indispensabile per pensare a costruire la stagione lunga – continua Morandi –. Perché dobbiamo avere un quadro preciso di quale sia la capacità di accoglienza della Sardegna. E nello stesso tempo dobbiamo dare regole certe». Secondo le cifre ufficiali in Sardegna ci sono 935 alberghi che hanno una capacità di 107 mila posti letto. A questi si devono aggiungere altri 100mila posti letto nei campeggi. Negli anni è cresciuta anche la rete dei b&b, ora sono 2.200.
Ma accanto a questo c’è un mondo sommerso. Case vacanza, camere in affitto, b&b non registrati. Un piccolo esperimento empirico dà una dimensione di questo fenomeno. Nel sito Airb&b.com, si affittano appartamenti e stanze di privati. Ci sono in vendita 12mila alloggi. Oltre 50mila posti letto. E solo una piccola parte è in regola. Un altro colosso del web è Booking.com. Se si digita Sardegna compaiono 5mila strutture ricettive a disposizione. Quelle ufficiali sono appena mille.
«È evidente che serve una nuova legge per mettere ordine in questa giungla – spiega il presidente di Federalberghi Paolo Manca –. Accanto a chi lavora in modo regolare ci sono tantissimi che giocano al di fuori delle regole. Noi non siamo per il proibizionismo. Siamo per la concorrenza, per la professionalizzazione. Chi affitta deve avere la partita Iva. Tutti dentro la stessa gabbia di regole. Ognuno con la sua offerta. Siamo convinti che la clientela degli alberghi sia differente da quella che va alla ricerca degli appartamenti. C’è spazio per tutti. Al contrario, la certezza dei numeri può essere utile per dare un reale peso all’industria turistica». L’isola è una meta pregiata e da sola copre il 10 per cento delle camere disponibili in Italia su Airb&b. «Se volessimo quantificare in presenze questa fetta di turisti basta fare un calcolo semplice – continua Manca –. Nell’isola se si moltiplica per quattro la durata media della permanenza di un turista in Sardegna, il numero degli arrivi in porti e aeroporti il totale delle presenze è di 35 milioni. Quelle ufficiali sono 11,5. Il resto dove è finito? Semplice, in strutture non registrate». Questo buco nero significa per l’erario un’evasione di 500 milioni di euro di imposte.
La legge. Facile capire perché la legge debba essere rivista. Una normativa del 1984 che assegnava le stelle agli alberghi. «Lo faceva con criteri che ora fanno quasi sorridere, ma nel 1984 era normale che le strutture che avessero il fax, il televisore, il telefono con la linea diretta in camera o la telescrivente venissero premiati con più stelle – continua Manca –. Oggi sono necessari altri criteri. E non si può essere legati in modo troppo rigido a una legge. Si deve discutere con gli operatori per dare il giusto risalto alle necessità dei clienti e del mercato. Oggi tutti controllano se le strutture hanno la rete wi-fi e i servizi di connettività». Ma è indispensabile anche riclassificare le strutture.
«Le regole sono la parte essenziale per cambiare il sistema turismo – dice l’assessore Morandi –. Dobbiamo mettere a sistema anche le seconde case, dare regole precise ai b&b. Solo così si può pensare a destagionalizzare. Ma c’è un obiettivo politico: usare in modo imprenditoriale le seconde case. Per prima cosa si potrebbe fare come in Trentino e implementare le case nell’offerta globale. In questo caso si metterebbero nel mercato. Ora per i proprietari basta pagare una cedolare secca del 21 per cento. O meglio ancora si potrebbero dare a una società che ragiona come un imprenditore e le mette sul mercato».