Protesta davanti alla Rwm no alle bombe e alle guerre
Polizia, carabinieri e mezzi antisommossa alla fabbrica di ordigni di Domusnovas Alla manifestazione ha partecipato una piccola rappresentanza di pacifisti
DOMUSNOVAS. Non si ferma neppure d'estate la polemica contro la fabbrica degli ordigni bellici: una cinquantina di persone dei diversi movimenti e associazioni pacifiste e antimilitariste si sono ritrovate all’alba davanti allo stabilimento Rwm e hanno impedito ai lavoratori di entrare in fabbrica. Obiettivo del sit - in ribadire il “no” alla produzione e alla vendita di armamenti, alla violenza, alle guerre e ai profitti che da ciò traggono origine. La Questura di Cagliari ha schierato uomini e mezzi antisommossa, ma non si sono verificati disordini: gli agenti erano più numerosi dei manifestanti.
«Sono azioni che è giusto fare, anche se i risultati non si vedranno subito, cio che è importante è dire soprattutto la verità anche in pochi - ha spiegato Teresa Piras del Centro Sperimentazione Autosviluppo. La verità, secondo i manifestanti, è che a Domusnovas la Rwm ha un ruolo centrale nella produzione di ordigni che vengono venduti a paesi coinvolti in conflitti bellici in tutto il mondo, ma in particolare all'Arabia Saudita, impegnata da oltre un anno in una guerra contro lo Yemen che viene bombardato. Il giro d'affari dell'export di armi e munizioni, comprese le bombe, dalla Sardegna verso il resto del mondo è stato nel 2015 di 40 milioni di euro. Secondo alcuni manifestanti proprio in questi giorni sono previsti dei carichi di bombe diretti verso lo scalo di Elmas o il Porto Canale di Cagliari per imbarcare il materiale bellico sotto la vigilanza delle autorità portuali, destinazione Arabia Saudita.
La protesta si è svolta senza alcun incidente. Una barriera di agenti e carabinieri con gli scudi era disposta davanti al cancello dello stabilimento chiuso, i furgoni e le auto circondavano il piazzale e dall'alto l'elicottero della polizia sorvegliava l'intera area. Soltanto alle ore otto i manifestanti hanno lasciato il presidio e a piedi hanno raggiunto le loro macchine parcheggiate ad un chilometro di distanza secondo le disposizione delle forze dell'ordine.