La metà dei docenti bocciata al concorso 408 cattedre vacanti
Dei 1018 pretendenti solo 496 hanno superato lo scritto Flop anche al test Invalsi: studenti sardi all’ultimo posto
SASSARI. I tempi e i modi sono quelli del mastodonte. Passo lento, aria distratta. La meta, però, è vicina. Troppo vicina. L’anno scolastico è quasi ai nastri di partenza ma la posizione dei docenti è tutta da definire. Non è una peculiarità sarda, il mastodonte della scuola pubblica è in forte ritardo in tutta Italia, senza eccezioni.
Un gap accumulato per colpa del “concorsone” che doveva assegnare le cattedre e i tanto temuti trasferimenti, con lo scritto concluso il 28 aprile. Quattro mesi che non sono bastati per esaminare tutti gli scritti. Le 825 commissioni sparpagliate in tutta Italia ne hanno corretti appena la metà, ma hanno già dato almeno due indicazioni: l’anno scolastico inizierà in piena emergenza con un grosso numero di cattedre vacanti e, soprattutto, il 50 per cento dei docenti sardi non ha superato il test.
I numeri. Per il momento in Sardegna sono stati esaminati 1.018 prove scritte ma solo 496 concorrenti sono passati alla seconda prova, il test orale. La percentuale non è lusinghiera: 48,7 per cento. E anche il futuro appare piuttosto complicato perché in Sardegna dovrebbero esserci ben 408 cattedre vacanti. La media è comunque al di sopra di quella nazionale: in totale sono state esaminati 71.448 prove scritte ma solo 32.036 candidati sono stati ammessi all’orale. In percentuale, appena il 44,8 dei docenti ha superato il primo scoglio e potrà presentarsi all’orale.
Le bocciature. I numeri non mentono, non è nella loro natura. Ma devono essere interpretati. Considerate le percentuali delle bocciature, altissime, potrebbe sembrare che gli aspiranti docenti di ruolo si siano dimostrati inadatti a rivestire un ruolo così delicato. La verità, però, potrebbe essere un’altra. Perlomeno in qualche caso.
La versione dei docenti. Un numero così altro di “bocciature” sembrerebbe ingiustificabile. Eppure le cause della Caporetto della scuola sarda sono tante e alcune decisamente lampanti. Non si tratterebbe quindi di una mandria di maestri e professori assolutamente al di sotto della sufficienza ma di un gruppo di insegnanti qualificati che sono scivolati su alcuni aspetti di un esame criticatissimo, e oscuro in tanti punti. «Questo compito non ha misurato le attitudini necessarie per insegnare in una classe», ha attaccato Andrea De Giorgi, esponente dei Cobas della scuola, «e ha messo in crisi soprattutto gli aspiranti un po’ più avanti negli anni, quelli che non hanno troppa dimestichezza con i computer». Il passaggio dal cartaceo al virtuale sarebbe dunque alla base delle bocciature: «Ma non solo», dice ancora De Giorgi, «le domande erano facili ma c’erano tempi strettissimi da rispettare. Faccio un esempio: quando sono passato di ruolo ho avuto otto ore di tempo per completare il tema. I miei colleghi ad aprile hanno avuto solo un’ora e mezza».
Oltre ai tempi, la polemica riguarda anche il tenore della domande, descritto senza troppi giri di parole: «Compito pieno di stupidaggini d’avanguardia che in realtà sono solo domande discutibili anche dal punto di vista pedagogico. Il risultato di questo esame è che la scuola rischia di perdere ottimi professionisti con tanti anni di servizio alle spalle», conclude De Giorgi.
Le cattedre. Iniziare l’anno scolastico con 408 docenti in meno è impensabile. La cattedre vuote saranno occupate in qualche modo e una della possibili soluzione la anticipa lo stesso sindacalista della scuola: «È come se avessero aperto il vaso di Pandora perché i mali della scuola stanno iniziando a venir fuori. Per tamponare il fallimento di un sistema che ha impiegato risorse ingenti per formare i docenti utilizzeranno ancora i vecchi contratti a termine. In cattedra andranno anche docenti che non hanno superato il concorso e che poi, anche se bravissimi, verranno accantonati a favore di chi avrà tutti i titoli. È una situazione paradossale».
Test Invalsi. Gli studenti sardi sono gli ultimi in Italia. I risultati dei test hanno bocciato clamorosamente gli studenti al terzo anno della scuola secondaria di primo grado. Un buco nero che ha una spiegazione che non farà piacere ai seguaci di Pitagora: gli studenti sono ultimi perché non digeriscono la matematica.
«Proprio così, è il rapporto con la matematica a mettere in crisi le medie dei nostri ragazzi», spiega ancora Andrea De Giorgi, «la matematica è una bestia nera perché c’è un approccio sbagliato, i ragazzi non ne capiscono l’utilità e la sottovalutano». Anche i prof potrebbero avere qualche colpa, perlomeno in questo caso, ma quello che spaventa di più è la prospettiva di alcuni giovani, la massima aspirazione: «Non vedono l’ora di finire per poi non far nulla. Il lavoro non c’è e vanno avanti con il sostegno della famiglia o con qualche impegno occasionale». Ovviamente non è possibile generalizzare ma nemmeno sottovalutare un dato allarmante che dipinge nel peggiore dei modi un’intera generazione.