La Nuova Sardegna

Meno trasferte per i prof Sì alle cattedre di sostegno

di Claudio Zoccheddu
Meno trasferte per i prof Sì alle cattedre di sostegno

L’accordo tra sindacati e Regione eviterà molti cambi di sede nel resto d’Italia La formazione è ferma. L’assessore: «Chiediamo nuovi corsi alle Università»

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SASSARI. Il conto alla rovescia è iniziato. Professori, alunni e personale scolastico ritorneranno al lavoro molto presto ma prima è necessario colmare la lacune che la scuola si porta appresso da qualche tempo. Se il “concorsone” per l’assegnazione della cattedre è un nervo scoperto, con la metà dei docenti che non ha superato la prova scritta per una serie di motivi, ci sono tanti altri aspetti da mettere a fuoco tra cui l’assegnazione delle sedi di lavoro ai docenti di ruolo e la posizione degli insegnanti di sostengo.

I docenti fuori sede. Le organizzazioni regionali si sono già incontrare con la Direzione scolastica regionale per fare il punto della situazione. All’ordine del giorno c’era l'integrazione alla contrattazione regionale sulle utilizzazioni annuali del personale della scuola per il prossimo anno scolastico. Un contratto integrativo che permetterà, a chi ha avuto un'assegnazione della sede di servizio lontana dal domicilio, di essere destinato a una sede più raggiungibile. Un tema particolarmente sentito dopo le immissioni in ruolo previste dalla legge “Buona Scuola” del Governo Renzi che aveva destinato molti docenti sardi in giro per lo Stivale. L'accordo ha ampliato la tipologia e il numero dei posti disponibili includendo le tante cattedre di sostegno prive di titolari con titolo specifico.
Coperta corta. Se da una parte ci sono i motivi per tirare un sospiro di sollievo, con gli insegnanti che potrebbero scampare al trasferimento, dall’altra è stato aperto un altro fronte che preoccupa. «L'attività e l'impegno dei docenti sul sostegno presuppone una preparazione e una competenza specifica molto complessa e delicata», spiegano i sindacalisti della scuola, «stiamo parlando di docenti che devono occuparsi di una categoria di studenti particolare, per i quali è necessario un percorso di apprendimento e di aiuto specialistico delicato e importante». I corsi sono generalmente organizzati dalle Università ma in Sardegna sono al palo da due anni.

Gap da colmare. Le organizzazioni sindacali hanno sollevato il problema di fronte alla Direzione scolastica regionale chiedendo con fermezza, all'Università e alla Regione, che il divario nei confronti delle altre regioni venga superato al più presto attivando i corsi di formazione. «L'utilizzo di docenti non formati per lavorare con i bambini disabili va superato velocemente in modo che la scuola sarda possa scrollarsi di dosso i tanti record negativi di cui continua tristemente a fregiarsi», hanno chiuso i sindacalisti.

La risposta della Regione. «Siamo soddisfatti – ha detto l’assessore della Pubblica Istruzione, Claudia Firino – le ultime misure adottate mitigano gli effetti della legge 107 nell’isola. I numeri degli insegnanti interessati alle procedure di mobilità sono inferiori rispetto alle altre regioni del sud Italia, e questo ha reso possibile un esito positivo della vicenda, almeno per quest’anno scolastico. Ho seguito l'evolversi della situazione con l'Ufficio scolastico regionale. La soluzione adottata non deve tuttavia costituire un abbassamento della qualità del sostegno didattico dedicato agli studenti con disabilità. Già nel novembre del 2015 avevo sollecitato gli atenei sardi a istituire i Percorsi abilitanti speciali rivolti ai docenti per l'ottenimento dell'abilitazione al sostegno, dati i tanti posti disponibili in Sardegna non coperti da personale in possesso del titolo. La richiesta – dice l’assessore Firino – è stata rinnovata nei giorni scorsi, e sono certa che troverà nelle Università un interlocutore attento e sensibile».

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