La Nuova Sardegna

Airgun nel mare della Sardegna, la richiesta verso il via libera

di Roberto Petretto
Airgun nel mare della Sardegna, la richiesta verso il via libera

La norvegese Tgs-Nopec punta a ottenere il permesso per indagini al largo della costa occidentale. L’esclusione dal progetto del Santuario Pelagos potrebbe spingere il ministero a dare l’ok

25 settembre 2016
3 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. La richiesta della società Tgs-Nopec geophysical company che punta a ottenere il permesso per prospezioni geofisiche al largo della costa occidentale della Sardegna, potrebbe avere i requisiti per essere accolta. Scadono martedì i termini per la presentazione delle osservazioni contro la richiesta della società norvegese, ma alcune di quelle che sono già pervenute al Ministero dell’Ambiente contengono un’obiezione che potrebbe già essere superata nei fatti.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.14153250:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.14153250:1653429294/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

In diverse osservazioni si fa infatti riferimento a un precedente pronunciamento della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, relativa all’analoga richiesta avanzata dalla società Schlumberger Italia, respinta a novembre del 2015 perché il tratto di mare in cui si sarebbero dovute svolgere le attività di ricerca con la tecnica dell’Airgun non teneva conto della fascia di rispetto di 15 miglia dalla zona del Santuario Pelagos, area marina protetta.

Con la richiesta della Tgs-Nopec quel problema dovrebbe essere aggirato. Il nuovo progetto, infatti, prevede la realizzazione di prospezioni sismiche all’interno della Zona Marina E. Un’area che si estende su una superficie complessiva pari a 20,890 chilometri quadrati, a una distanza minima di 45-75 chilometri dalla costa Nord-Ovest della Sardegna con fondali compresi tra i 2.000 e i 3.000 metri di profondità.

«L’area di indagine - scrive la Tgs-Nopec nella relazione tecnica allegata alla richiesta - è stata studiata in modo tale che, rispetto al margine meridionale dell’Area Marina Protetta Santuario Pelagos, le linee della griglia di acquisizione si mantengano all’interno di un’area posta entro una linea di rispetto di 15 miglia nautiche da quest’ultimo».

La società norvegese fornisce altre rassicurazioni al ministero: «Per mantenere un adeguato margine di sicurezza durante le operazioni e nell’ottica di eliminare potenziali impatti all'interno dell’Area Marina Protetta Santuario Pelagos, oltre il limite delle 12 miglia nautiche saranno svolte, se necessario, le sole manovre del mezzo navale e sospese tutte le attività di rilievo sismico. Data la modalità con cui sono state studiate le linee sismiche, non si prevede pertanto di entrare all’interno del Santuario Pelagos».

Secondo la società, inoltre, «le valutazioni condotte nello Studio di impatto ambientale hanno permesso di stimare impatti di lieve entità, temporanei e reversibili anche grazie alle misure di prevenzione e mitigazione adottate».

Basteranno queste rassicurazioni a convincere il ministero del fatto che l’utilizzo del “bombe sonore a aria compressa” per la ricerca di possibili giacimenti sottomarini di idrocarburi non causeranno danni all’ambiente? Le osservazioni presentate in questi mesi mettono in evidenza anche altri presunti punti deboli della pratica Tgs-Nopec. Il mancato rispetto dei tempi previsti dalla legge nella consegna di alcune documentazioni, ad esempio. Inoltre «al contrario di quanto sostenuto dal Soggetto proponente (“gli impatti ambientali … nel complesso non sono risultati né elevati né irreversibili”), il danno alle specie di cetacei e di tartarughe marine ben presenti nell’area marina interessata sarebbe devastante, sia sul piano uditivo che sotto il profilo dell’orientamento, come riportato dalla letteratura scientifica».

Osservazioni contro il progetto della società norvegese sono state presentate sinora dal Gruppo di intervento giuridico, da Italia Nostra, dai Comuni di Porto Torres e Stintino, dal Parco nazionale dell’Asinara, dall’associazione InBosa e, prima delle integrazioni fornite dalla società, dai Comuni di Narbolia, Magomadas e Cuglieri, dalla Regione, dal Comitato No Progetto Eleonora, dal Comitato Acqua bene comune e da diversi cittadini.

Ora la parola per la valutazione del progetto e delle osservazioni passa alla commissione tecnica del ministero.

In Primo Piano
L’industria delle vacanze

Tassa di soggiorno, per l’isola un tesoretto da 25 milioni di euro

Le nostre iniziative