Entrate, l’Agenzia sarda a pieno regime da luglio
Il Consiglio regionale ha approvato con il voto della sola maggioranza la legge Il centrosinistra: inizia l’autonomia finanziaria. L’opposizione: è solo uno spreco
CAGLIARI. La burocrazia sa parlare solo difficile e spesso non si fa proprio capire. Di fronte a una frase come questa «versamento diretto delle tasse», si rimane senza parole. Eppure da luglio sarà proprio questa la missione della neonata Agenzia sarda delle entrate, battezzata dal Consiglio regionale seppure con i voti della sola maggioranza di centrosinistra. Incalzata fino al voto finale da un centrodestra scatenato nel dire: «È solo un carrozzone». La novità. Cosa farà l’Agenzia e cosa vuol dire «versamento diretto»? Il ragionamento tecnico sarebbe fin troppo complicato da spiegare ma può essere riassunto così: dalla prossima estate la Regione non dovrà più aspettare che lo Stato le giri quanto dovuto ad esempio dell’Iva (9/10), dell’Irpef (7/10) e di molte altre tasse. Basta con l’attesa e gli errori, è questo l’auspicio: sarà un software a indirizzare subito quanto dovuto sul conto corrente dell’Agenzia sarda. In parole ancora più spicce: le tasse pagate dai contribuenti isolani non passeranno più per Roma prima di ritornare in Sardegna, bensì saranno incassato in tempo dalla Regione. Attenzione, però: continueremo a pagare tasse e imposte sempre all’Agenzia nazionale.
Gli effetti. Dalla prossima estate, grazie al software e all’Agenzia sarda, il rapporto finanziario fra lo Stato e la Regione dovrebbe essere molto più trasparente, l’ammontare certo e senza neanche tempi morti. Perché il sistema funzioni – Trentino e Friuli lo utilizzano da tempo e pare con soddisfazione – servirà un decreto del ministero delle Finanze. «La bozza c’è – ha detto l’assessore al Bilancio Raffaele Paci – e contiamo di arrivare all’incasso diretto a metà del 2017». Per poi capire se in futuro lo Stato cederà all’Agenzia sarda anche altri due suoi compiti: accertamento e riscossione.
Nel frattempo. Prima della svolta di luglio, l’Ase (agenzia sarda delle entrate) comincerà a incassare i tributi regionali diretti – dal diritto allo studio alle licenza per le discariche o la caccia, la media è intorno ai 5 milioni ogni anno – e controllerà che lo Stato non faccia il furbetto – è accaduto spesso – sul resto. Cioè: Irpef, compresa l’addizionale regionale, Iva, Irap, imposte e concessioni governative, bolli e accise su energia e tabacchi, riserve matematiche, incassi dalle lotterie. Dunque, controllerà – «la Regione aveva bisogno di questo supporto tecnico», ha detto l’assessore Paci – che ogni euro sia girato alla Sardegna. E ancora: si occuperà di recuperaregli aiuti di Stato che l’Europa vuole indietro o sosterrà i Comuni nella ricerca di un’alternativa all’ormai moribonda Equitalia.
Come sarà. L’Ase costerà alla Sardegna 2,5 milioni. Avrà un organico iniziale di 20 dipendenti e un vertice molto snello anche se potrà stipulare diverse convenzioni per «tenere testa all’attuale strapotere dello Stato». Però non si sa ancora dove l’Agenzia aprirà gli uffici. Nella legge la sede non è indicata, sarà scelta fra non molto con lo statuto, ma su questo vuoto il centrodestra ha ironizzato per ore. Fino alla sparata: «Sarà un carrozzone itinerante che i contribuenti dovranno inseguire di Comune in comune», la battuta.
Il dibattito. In Consiglio centrosinistra e centrodestra si sono fronteggiate a viso aperto. La maggioranza ha ricordato che «il progetto nasce, nel 2012, con una raccolta di firme fra la gente». Non è un caso che i primi ad esultare siano stati gli ex dell’associazione Fiocco verde, i promotori della legge popolare, ora confluiti in gran parte nel Partito dei aardi. Anche gli altri gruppi hanno salutato con favore la nascita di Ase: «È quel filtro necessario nella contrapposizione con lo Stato», ha detto il Cd, oppure «metteremo fine all’arroganza di Roma», Sel, o ancora «con l’Agenzia saremo più autonomi ed efficienti», dai banchi del Pd. L’assessore Paci ha aggiunto: «D’ora in poi ci faremo riconoscere tutte le entrate senza avere più il dubbio che qualcosa non arrivi nelle nostre casse». La minoranza ha replicato sempre con durezza: «Siamo alle illusioni, alle fantasie populiste», Riformatori e sardisti insieme. Oppure: «Avete partorito un inutile ufficio studi di cui lo Stato neanche terrà conto», Forza Italia, che ha aggiunto: «Priva di qualsiasi funzione operativa, l’Agenzia sarà solo un’altra sconfitta per l’Autonomia, perché d’ora in poi avrete una foglia di fico dietro cui nascondervi invece di battere i pugni a Roma». Anche l’Uds non ha risparmiato bordate e rivolta alla maggioranza: «Non avete avuto il coraggio di mettere su un ente che potesse rappresentare davvero uno strumento di contrapposizione finanziaria», anche se alla fine i suoi due consiglieri si sono astenuti. (ua)