L’Anci: «Non è la soluzione»
Critico il presidente Scano: «Deve essere garantita la continuità delle risorse»
SASSARI. Dietro il bonus migranti per i Comuni non c’è l’Anci regionale. L’idea non appartiene all’associazione, che sul tema profughi-accoglienza ha chiesto al governo interventi molto diversi. «E decisamente più risolutivi rispetto all’erogazione di cifre nel complesso modeste che non risolvono alcun problema». Il presidente Pier Sandro Scano è abbastanza critico: «È chiaro che con questo risarcimento il governo nazionale vuole premiare i Comuni che sinora si sono mostrati disponibili. L’intenzione è invogliarli ad accogliere altri profughi. Ma non è questa la strada giusta, almeno non l’unica». In ballo ci sono tre grossi temi da affrontare «che abbiamo sottoposto all’attenzione del governo», dice Scano. Che poi spiega: «Intanto i migranti che accogliamo vanno integrati e inclusi, altrimenti rischiamo di innescare bombe a orologeria. Seconda cosa: molto meglio il sistema Sprar basato sui Comuni ma i progetti di integrazione vanno finanziati, dunque è necessario garantire continuità di risorse. Ancora – aggiunge Pier Sandro Scano – occorre contenere i flussi in ingresso e accorciare le procedure per la definizione dello status, arrivando a un rimpatrio in tempi brevi per chi non ha diritto alla protezione internazionale». Per questo l’Anci conferma il suo sì all’apertura dei Cie, centri di identificazione ed espulsione. «Abbiamo una opinione diversa rispetto ad altri soggetti istituzionali. Riteniamo che i Cie possano essere funzionali, a patto che siano come li immagina il ministro Minniti: strutture agili, polmoni in cui ospitare le persone destinate al rimpatrio». Il presidente dell’Anci apprezza il lavoro compiuto sinora dal neo ministro Minniti: «È doveroso riconoscere che sta cambiando marcia, affrontando la gestione della questione migranti con un piglio diverso rispetto al suo predecessore Alfano». Per esempio Minniti sta iniziando una serie di incontri bilaterali con i paesi d'origine dei migranti con l’obiettivo di contenere i flussi e assumere iniziative di cooperazione. La finalità «deve essere la riduzione dei numeri», e la certezza deve essere «la garanzia dei finanziamenti. In Sardegna ci sono solo 9 Sprar perché i Comuni hanno paura di non farcela a gestire i progetti. Se lo Stato dimostrerà di volerli sostenere il numero delle strutture aumenterà». (si. sa.)