«Polveri a Macchiareddu? Colpa del riscaldamento»
di Mauro Lissia
Nella relazione Arpas del 2015 sulla qualità dell’aria nessun accenno alla fluorite: secondo l’Agenzia le sostanze nocive erano causate da caminetti, stufe e caldaie
31 maggio 2017
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CAGLIARI. Secondo l’Agenzia regionale per l’ambiente le nubi di polveri sottili (Pm10) che nel 2015 facevano andare più volte fuori servizio le centraline di monitoraggio a Macchiareddu e ad Assemini erano prodotte per il 56 per cento dai caminetti domestici, dalle stufe tradizionali e dalle caldaie installate nelle case. Sempre gli impianti di riscaldamento producevano il 64 per cento delle micropolveri Pm2,5 e l’83 per cento di benzopirene soprattutto nel periodo invernale. Nella tabella coi dati contenuta nella relazione annuale sulla qualità dell’aria in Sardegna per il 2015 elaborata dall’Arpas non c’è traccia della produzione Fluorsid, malgrado ispezioni e rilievi condotti nelle abitazioni di cittadini autori di denunce e segnalazioni, stanchi di dover respirare le polveri di Fluorite portate dal vento e provenienti dallo stabilimento di Macchiareddu, abbiano dato al Corpo Forestale la certezza sull’origine dell’inquinamento. A leggere la relazione sull’agglomerato di Macchiareddu «gli impianti di riscaldamento sono sempre più spesso obsoleti e non garantiscono un’efficace combustione con elevati rendimenti e ridotto inquinamento atmosferico. Questi impianti termici mostrano elevate emissioni di polveri sottili, tali da compromettere la qualità dell’aria anche quando il loro numero sia minoritario». La tabella con le emissioni tradotte in milligrammi conferma: caminetti e caldaie sono in testa come fonti principali di polveri sottili, seguite con grande distacco dalla produzione di calcestruzzo, porti, estrazione, produzione di laterizi, veicoli leggeri e veicoli pesanti. Nessun riferimento alle produzioni della Florsid. Il capitolo Macchiareddu della relazione si chiude con un’affermazione tranquillizzante: «In definitiva si può concludere che la qualità dell’aria presenta nell’agglomerato di Cagliari criticità per il Pm10, sebbene non ecceda nel numero di superamenti del valore limite sulla media giornaliera».
Va ricordato che già nel 2015 le denunce da parte di aziende agricole e privati cittadini, oltre che da parte di altri stabilimenti industriali, erano all’ordine del giorno. Scrive il giudice Ornano nell’ordinanza di custodia cautelare destinata a sette persone: «Le persone abitanti le zone periferiche dell'abitato di Assemini lamentavano che, specie quando spirava il vento, le polveri si infilavano in casa anche attraverso gli infissi, creando dappertutto una densa patina biancastra, tutti avevano lamentato bruciori agli occhi ed alle vie respiratorie, avevano riferito dell'odore acre e acido delle polveri. Alcuni avevano notato effetti nocivi sui figli minori, e altri li avevano paventati». Ma per l’Arpas la colpa è dei caminetti domestici oppure - come è scritto nella relazione e riportato dal gip, all’arrivo «di polveri dal Sahara».
La relazione del 2015 è all’attenzione del Corpo Forestale, che indaga per associazione a delinquere in inquinamento e disastro ambientale. Sospeso il capitolo discariche dopo gli ultimi ritrovamenti dell’altro ieri e acquisiti documenti all’Asl e all’assessorato regionale all’ambiente, gli uomini del commissario Fabrizio Madeddu sono impegnati in queste ore a incrociare i dati raccolti nel corso dell’indagine con i documenti dell’Arpas e dell’Ispra, i due organismi incaricati di monitorare lo stato dell’ambiente. Attiivtà carente, come ha osservato il gip Ornano, nonostante la Regione non abbia lesinato gli investimenti per tenere in piedi il sistema delle centraline diffuse nell’isola: il 24 ottobre 2016 sono stati destinati solo per la manutenzione della rete un milione e 508 mila euro, con un appalto complessivo pari a due milioni e 459 mila euro. Soldi che dovevano servire a fermare sul nascere situazioni come quella scatenata dalla Fluorsid nell’area industriale di Cagliari, sulla quale invece ha dovuto intervenire la Procura della Repubblica.
Va ricordato che già nel 2015 le denunce da parte di aziende agricole e privati cittadini, oltre che da parte di altri stabilimenti industriali, erano all’ordine del giorno. Scrive il giudice Ornano nell’ordinanza di custodia cautelare destinata a sette persone: «Le persone abitanti le zone periferiche dell'abitato di Assemini lamentavano che, specie quando spirava il vento, le polveri si infilavano in casa anche attraverso gli infissi, creando dappertutto una densa patina biancastra, tutti avevano lamentato bruciori agli occhi ed alle vie respiratorie, avevano riferito dell'odore acre e acido delle polveri. Alcuni avevano notato effetti nocivi sui figli minori, e altri li avevano paventati». Ma per l’Arpas la colpa è dei caminetti domestici oppure - come è scritto nella relazione e riportato dal gip, all’arrivo «di polveri dal Sahara».
La relazione del 2015 è all’attenzione del Corpo Forestale, che indaga per associazione a delinquere in inquinamento e disastro ambientale. Sospeso il capitolo discariche dopo gli ultimi ritrovamenti dell’altro ieri e acquisiti documenti all’Asl e all’assessorato regionale all’ambiente, gli uomini del commissario Fabrizio Madeddu sono impegnati in queste ore a incrociare i dati raccolti nel corso dell’indagine con i documenti dell’Arpas e dell’Ispra, i due organismi incaricati di monitorare lo stato dell’ambiente. Attiivtà carente, come ha osservato il gip Ornano, nonostante la Regione non abbia lesinato gli investimenti per tenere in piedi il sistema delle centraline diffuse nell’isola: il 24 ottobre 2016 sono stati destinati solo per la manutenzione della rete un milione e 508 mila euro, con un appalto complessivo pari a due milioni e 459 mila euro. Soldi che dovevano servire a fermare sul nascere situazioni come quella scatenata dalla Fluorsid nell’area industriale di Cagliari, sulla quale invece ha dovuto intervenire la Procura della Repubblica.