La Nuova Sardegna

La lotta allo spopolamento parte dal cuore dell’isola

di Giacomo Mameli
La lotta allo spopolamento parte dal cuore dell’isola

Nughedu Santa Vittoria, studenti e architetti al lavoro nel “Campus Omodeo”: L’allarme: «Non esistono territori condannati, esistono aree senza progetti»

09 settembre 2017
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NUGHEDU SANTA VITTORIA . Il giudizio più netto, quando sente che un professore-assessore regionale vede “lo spopolamento” come “un fenomeno irreversibile”, lo dà una studiosa dell’università di Torino, tutor al “Campus Omodeo” un lago oggi più blu del solito. Si chiama Ilda Curti, esperta di europrogettazione, assessore sotto la Mole con Piero Fassino. Citando una ex ministra del governo di Lionel Jospin, ripete: «Non esistono territori condannati, esistono territori senza progetto». Aggiunge: «La perdita di una o più comunità non riguarda un luogo, no. Coinvolge il mondo, perché si smarriscono pezzi di storia sociale, politica ed economica. Si sbriciola un’identità. Senza paesi la Sardegna non è Sardegna».

L’iniziativa. In queste colline dell'alto Oristanese, si tocca con mano una siccità devastante con le sponde del lago sul Tirso sempre più a riarse. Sotto Gonare e Santu Padre, forse per la prima volta si cerca di fare qualcosa di concreto “per analizzare e contrastare” lo spopolamento prossimo venturo. Si cerca di pensare ai “progetti concreti” dei quali parlava la ministra d'Oltralpe.

«Viviamo – ripetono i sindaci – senza lavoro in una Sardegna-regione senza orizzonte». Che fare dopo il crollo industriale? Tutto tace. Diversi ricercatori – analizzando i trend demografici – disegnano un’isola con 300-400 mila abitanti in meno nei prossimi venti-trent'anni. Coste affollate, cuore dell’isola deserto. Non c'è davvero nulla da fare oltre ai convegni blateranti? Questo campus-summer school attorno al novenario del 1600 della chiesa di San Basilio a Nughedu Santa Vittoria (il nome del paese – 490 abitanti – è dovuto a una montagna sotto la quale i noceti sono ancora ben visibili) è del team Sardarch che ha curato una pregevole edizione di un volume titolato “Spop” finanziato dalla Fondazione di Sardegna. Merito di tre ingegneri-architetti, Matteo Lecis Cocco Ortu 34 anni, Francesco Cocco, 37, che vive a Barcellona e il presidente del trio, Nicolò Fenu, 34 anni. Per una settimana hanno dato anima a un paese. Oggi il portavoce è Matteo: «Proporremo la creazione di servizi concreti per i paesi di questo territorio divisi in quattro settori: agricoltura e cibo, riuso del patrimonio artistico archeologico, creazione di cooperative di comunità centrate sulle strategie per l'invecchiamento attivo e, fra tutti, il turismo». È l’economia legata alle risorse locali “ma che vanno gestite con competenze che non sempre ci sono”.

Architetti al lavoro. Per evitare di scrivere un libro dei sogni, Sardarch ha portato qui, con metodi monastici, 23 studenti e dottorandi con sei tutor delle facoltà di Architettura di Cagliari e Sassari in collaborazione con gli atenei di Barcellona e di Uppsasla in Svezia. Le cumbessias diventate stanze spartane. Prima colazione entro le 9, dopo un’ora riunione dell'associazione Contamination Lab, poi attività con i tutor, il pranzo organizzato da Nughedu Welcome e Social Eating, altre attività di scavo sociale nel pomeriggio sotto i lecci, alle 18 si tirano le fila con un learning moment nella chiesa-scuola, e poi tavola rotonda finale, giorno per giorno, con Roberto Serra chef, Virginia Lombardi agronoma, Serafino Casula della Confagricoltura. Dopo la teoria il confronto. E ogni tanto teatro e cinema come è avvenuto a Norbello con Esodo di Valentino Mannias di Sardegna Teatro o con Start Up Cosas Galanas.

L’indagine sul territorio. Gli inviati-dottori nella Sardegna del crescente malessere, per una settimana, hanno sentito la voce della gente. Giovanni Loi, 39 anni, pastore di 250 pecore, vorrebbe vivere di economia bucolica: «Ma come faccio col latte pagato 55 euro al litro? Non c'è un filo d’erba, i mangimi costano un occhio». I sindaci Francesco Mura di Nughedu e Davide Corriga di Bauladu: «Davanti allo spopolamento la politica – regionale e nazionale – non ha la capacità di reagire. Per molti politici i paesi sono un peso». La gente qui vuol vivere. Lo confermano Antonia Flore, 82 anni: «Qui sono nata e ci vivo bene», e Pietro Spiga, 79 anni, muratore in pensione: «Da giovane non ho perso una giornata di lavoro. Ora lavoro non ce n'è e i giovani fuggono». Giovanna e Cecilia studiano Economia a Sassari e Cagliari: «Presa la laurea andremo fuori. Anche a far le cameriere, se non troveremo altro. In Sardegna non c'è possibilità di vivere». Conclude Lecis Cocco Ortu: «Vogliamo dare il nostro contributo per abbattere il pessimismo».

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