La Nuova Sardegna

Dario Franceschini: «Bene le leggi salvacoste questa è la strada giusta»

di Alessandro Pirina
Dario Franceschini: «Bene le leggi salvacoste questa è la strada giusta»

Il ministro parla di turismo, cultura, ambiente: «La Sardegna non è solo mare»

30 settembre 2017
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OLBIA. È passato quasi un mese dalla burrasca tra il ministro Dario Franceschini e la Regione, da più parti si registrano segnali di disgelo, è lui stesso a parlare di «rapporti buoni e collaborazione preziosa», ma quando mette il rewind il ministro resta fermo sulle posizioni di un mese fa. Per quanto riguarda l’impugnazione della leggina sull’edilizia come sulla difesa del sovrintendente Fausto Martino. Sul disegno di legge urbanistica proposto dalla giunta Pigliaru, invece, il titolare dei Beni culturali non si sbilancia, ma in generale fa un elogio delle leggi che hanno permesso in Italia la tutela delle coste e dei centri storici. «Continuiamo su quella strada». Ma Franceschini non parla solo di urbanistica. Anzi. I suoi temi sono il turismo e la cultura, i pilastri del suo dicastero, che questa estate hanno fatto registrare numeri record.

Ministro, nelle scorse settimane la sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni ha criticato la giunta Pigliaru. Un atto che il Pd regionale ha bollato come un’ingerenza dello Stato ai danni della autonomia dell’isola.

«Una cosa sono i rapporti nei partiti un’altra le questioni istituzionali. Le regole consentono l’impugnativa quando il governo ritiene di avere le sue ragioni. Noi ne impugniamo tante di leggi. In questo caso, da un punto di vista della procedura non c’è bisogno di aggravarla di polemiche, dal punto di vista del merito poi si può discutere. Questo non inficia i buoni rapporti con la Regione Sardegna e la collaborazione preziosa su tanti altri fronti».

Sempre a proposito di urbanistica, lei ha difeso il sovrintendente Fausto Martino nella polemica con l’assessore Cristiano Erriu, che si è risentito.

«Penso sia doveroso per chi ricopre la responsabilità di ministro dei Beni culturali appoggiare il lavoro degli uffici del territorio».

Lo scontro sulla legge urbanistica riguarda in particolare gli incrementi volumetrici per gli alberghi sulla costa. Al di là del ddl Erriu, su questo argomento quale è la sua posizione?

«Non voglio entrare nel merito della proposta di legge presentata in Sardegna, dico quello che penso in generale sull’Italia. A mio avviso, da noi si è trovato il giusto equilibrio, soprattutto se penso a come sono ridotte le coste in Spagna. Negli anni abbiamo avuto leggi che sono riuscite a tutelare le nostre coste e i nostri centri storici. Ebbene, sono convinto si debba continuare su questa strada».

Per l’Italia e per la Sardegna è stata un’estate boom, ma nell’isola si ripresenta il problema della stagione troppo corta. Quale strada intraprendere per andare oltre il balneare?

«La destagionalizzazione è un problema in parte anche italiano, noi abbiamo condizioni meteo ottimali, il nostro maggio ha un sole meraviglioso, le condizioni per allungare la stagione ci sono ma bisogna mettere insieme un po’ di cose. Come ministero quando andiamo all’estero non proponiamo gli Uffizi o il ponte di Rialto, non ce n’è bisogno, noi andiamo a promuovere i luoghi che non sono ancora molto conosciuti. E questo discorso vale per la Sardegna, che non è solo mare e bellezze naturali, ma ha anche città, borghi, un patrimonio culturale ed enogastronomico immenso. Il problema è che troppo spesso le località di mare tendono a concentrare gli eventi culturali tra luglio e agosto, mentre dovrebbero spalmarli nei mesi di spalla».

La presenza di migliaia di turisti concentrati nello stesso periodo ha messo in allarme molti amministratori, compresa l’assessore Barbara Argiolas. In alcune spiagge si è cominciato ad adottare il numero chiuso: può essere uno strumento di tutela?

«Il problema delle spiagge è lo stesso delle città d’arte. Io credo che occorra moltiplicare i modi per attrarre turismo, sia nelle città che nei centri di mare. Una spiaggia però è come la fontana di Trevi, oltre un tot di presenze non si può andare, esistono problemi di tutela. Le città d’arte come le spiagge sono fragili. Ma oggi ci sono strumenti tecnologici che permettono di regolare gli accessi, ma sempre senza ticket. Libere spiagge come libere piazze. Il biglietto non può esistere».

La Sardegna non è solo mare. L’isola ha un enorme patrimonio archeologico, i nuraghi su tutto, ma purtroppo questo tipo di turismo non riesce ad affermarsi a differenza di quanto accade nel resto d’Italia.

«Stiamo facendo un lavoro di promozione all’estero per rendere più attrattivo il patrimonio archeologico. Anche in questo caso può esserci d’aiuto la tecnologia, che può rendere l’archeologia ancora più accattivante. Ma bisogna puntare anche sul turismo enogastronomico, sui cammini, sulle ferrovie storiche. Alla Maddalena abbiamo stanziato 16 milioni per l’Arsenale, a Caprera un milione per il Compendio garibaldino. Occorre fare investimenti a lungo termine che affianchino il mare. Oggi sul turismo balneare c’è una concorrenza sempre maggiore, ma nessuno al mondo può offrire il patrimonio di cui dispone l’Italia».

Uno delle grandi scommesse sono i giganti di Mont’e Prama.

«Sicuramente. Come ministero abbiamo deciso di investire su Mont’e Prama. Se fossero in Texas o Arizona avrebbero 10 milioni di visitatori all’anno. Ora bisogna completare il percorso della Fondazione e prima dell’apertura del museo studiare la condizioni di trasportabilità delle statue: sarebbe bello facessero 2 0 3 tappe in giro per il mondo e quando i giganti arriveranno nelle sede definitiva saranno già conosciuti ovunque».

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