La Nuova Sardegna

Uranio impoverito, scontro in Commissione: generale denunciato in Procura

Un'immagine d'archivio delle operazioni di rilievo della radioattività nei Balcani, dove si usarono proiettili con uranio impoverito
Un'immagine d'archivio delle operazioni di rilievo della radioattività nei Balcani, dove si usarono proiettili con uranio impoverito

L’ufficiale in audizione ha detto che i militari impegnati nelle missioni all’estero «sapevano dei rischi». Il presidente Gian Piero Scanu (Pd): «Lei è male informato o mente, la realtà emersa è opposta»

19 novembre 2017
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SASSARI. Le parole pronunciate nel corso di una intervista al Tg2 avevano fatto saltare sulla sedia i componenti della commissione parlamentare Uranio impoverito. Secondo il generale Carmelo Covato, i militari in missione all’estero, nel caso specifico nei Balcani, erano a conoscenza dei rischi per la salute legati all’utilizzo dell’uranio impoverito. Sapevano cioè di potersi ammalare di gravissime patologie che possono portare alla morte. Un istante dopo avere ascoltato quella intervista, la Commissione presieduta dal deputato Pd Gian Piero Scanu, ha deciso di convocare in audizione il generale Covato, già sentito nella stessa sede il 18 gennaio 2017. L’alto ufficiale ricopre l’importante incarico di direttore del servizio di vigilanza, prevenzione e protezione dello Stato Maggiore dell’Esercito: il suo è dunque un ruolo apicale.

Giovedì mattina Covato sotto giuramento ha ribadito il contenuto dell’intervista. Smentendo quanto alla stessa commissione era stato detto qualche mese fa dal colonnello Pietro Lo Giudice del Coi, Comando operativo di vertice interforze. Ma, sottoposto al pressing del presidente Scanu e degli altri presidenti di commissione, il generale prima ha ammesso che le sue certezze sulla consapevolezza dei militari derivano dalla lettura di relazioni risalenti al 1996, cioè alla tredicesima legislatura, in particolare alle dichiarazioni del capo di Stato maggiore dell’epoca, generale Mario Arpino. Informazioni dunque datate, se si considera quanto negli ultimi 20 anni è stato fatto dal punto di vista del lavoro d’indagine. Che ha portato – grazie alle numerose testimonianze raccolte durante le audizioni di altri generali – che i militari italiani impiegati in missioni all’estero non venivano informati dei rischi. E non venivano tutelati in alcun modo: a differenza degli americani dotati di un equipaggiamento eccellente, gli italiani non avevano tute adatte, spesso non indossavano neppure i guanti.

Dal lavoro della commissione d’inchiesta, che appena due giorni fa il procuratore Raffaele Guariniello ha definito “encomiabile e coraggioso”, è venuto fuori che i militari si muovevano senza alcuna precauzione in situazioni ad altissimo rischio, lasciati all’oscuro anche sul tipo di munizionamento utilizzato dai soldati dei paesi alleati. Ecco perché le parole del generale Covato hanno generato sconcerto da parte dei membri della commissione. Al punto che il presidente Scanu a un certo è sbottato: «Generale – ha detto – o lei è male informato o ha mentito». L’audizione è finita con la decisione, presa all’unanimità, di inviare in Procura la registrazione dell’audizione, definita “imbarazzante” da Gian Piero Scanu, per l’apertura di un’inchiesta giudiziaria.

Intanto il lavoro della Commissione Uranio impoverito va avanti e si prepara all’importante appuntamento in programma giovedì 30 novembre: alle 8.30 inizierà l’audizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio Graziano, la massima autorità militare, che davanti ai componenti della Commissione parlerà sotto giuramento. (si. sa.)

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